Live report a cura di Alessandro Corno
Foto a cura di Francesco Castaldo
Trent’anni di carriera e un tour per commemorare un traguardo che ben pochi gruppi possono vantarsi di aver tagliato in uno stato di forma pari al loro. I Saxon sono questo, vere e proprie garanzie di qualità in sede live e ancora attivissimi anche in studio, un vero modello per i tanti fan che li hanno seguiti anche durante le due recenti date italiane. Non potevamo mancare e vi raccontiamo come sono andate le cose nella prima delle due, quella del 15 marzo al Live Club di Trezzo Sull’Adda.
CAYNE
Nati nell’anno duemila come costola dei Lacuna Coil, i Cayne si dimostrano da subito un gruppo molto preparato sebbene musicalmente non molto in linea con lo stile degli headliner. La loro performance, convincente dal punto di vista tecnico, vocale, dei suoni e dei brani proposti, infatti inizialmente non fa molto presa sui numerosi amanti del classic metal presenti. Il metal/rock moderno con tinte gothic proposto dal gruppo milanese è ricco di melodie, ben arrangiato e composto ma viene forse giudicato un tantino soft e “commerciale” dall’audience, in gran parte decisamente più incline a sonorità tradizionali. I Cayne però sfruttano bene i tre quarti d’ora a loro disposizione con brani diretti ed efficaci come “Deliverance” o la più leggera “In My Eyes Return” e altri interessanti episodi dove entra in scena il violino del tastierista Giovanni Lanfranchi. Il pubblico via via si fa più partecipe e dimostra di apprezzare le qualità e la professionalità del gruppo e a set terminato saluta questo primo show della serata con un caloroso applauso.
SAXON
Nonostante la data infrasettimanale e la non centralità del Live Club, la folla in attesa dei Saxon è piuttosto numerosa. Il gruppo inglese con gli anni ha infatti mantenuto un buon seguito in Italia e conta ora su una solida fanbase che spazia tra tutte le età. Da borchiatissimi nostalgici degli anni ottanta a signori sulla cinquantina suonata, fino ai più scalmanati teenager nelle prime file, tutti accomunati da una sola passione per l’heavy classico e impazienti di rivedere in azione il gruppo inglese. Le luci si spengono e le note di “Seek And Destroy” accompagnate da un’ovazione fanno da intro alla solita arrembante “Heavy Metal Thunder”. Una partenza bruciante che mette subito in evidenza quanto nonostante l’età sia ancora difficile competere con queste istituzioni della NWOBHM. I suoni dell’impianto del Live sono come sempre ottimi e, anche se la scenografia è minimale e affidata soprattutto all’imponente impianto luci, i cinque mandano in estasi la platea con la loro consueta prestazione di alto livello, proponendo una scaletta in cui troviamo pezzi recenti come “Live To Rock”, “Witchfinder General” o “Man And Machine” accanto a capisaldi dell’heavy metal classico quali “Motorcycle Man”, “Strong Arm Of The Law” e “747 (Strangers In The Night)”. Biff è, manco a dirlo, il solito personaggio carismatico totalmente in controllo del palco e del pubblico che ha di fronte. Ottima la sua prestazione vocale, cosiccome la performance del resto del gruppo, anche se al basso troviamo un Yenz Leonhardt (Iron Savior) decisamnte più lineare e meno grintoso di Tim “Nibbs” Carter, temporaneamente fuori squadra per i problemi di salute che hanno colpito sua moglie. Tra i momenti più alti dell’intero concerto la toccante dedica di “Requiem (We Will Remember) a Mick Cocks defunto chitarrista dei Rose Tattoo, l’insolita “Sixth From Girls” e la garanzia “Princess Of The Night”. Gran finale con “Wheels Of Steel” e l’accoppiata “Crusader”-”Denim And Leather”, veri inni intonati a gran voce dai presenti. A fine show l’entusiasmo è ancora nell’aria e sulle facce dei fan si legge la soddisfazione di aver assistito ad un altro grande show da parte di una delle band storiche attualmente più in forma.
SETLIST
1) Heavy Metal Thunder