Live report a cura di Matteo Cereda e Alessandro Corno. Foto a cura di Francesco Castaldo.
Saxon e Iced Earth rappresentano due fra le band più importanti della scena classic metal attuale. La band di Biff Byford, pur avendo svariate primavere sulle spalle, continua imperterrita a sfornare album e tour con grande professionalità, mentre gli americani, capitanati da Jon Schaffer, sono reduci da una svolta che li ha allontanati parzialmente dalle sonorità thrashy dei tempi migliori a favore di nuove tendenze classiche e votate alla melodia con risultati quanto meno discutibili. Anche da questi differenti stati di salute dei due gruppi parte l’unica tappa italiana di questo co-headliner (o quasi) tour, tra gli appuntamenti più caldi della stagione metallica.
ICED EARTH
Sono le otto precise quando “In Sacred Flames”, intro sinfonica dell’ultimo “The Crucible Of Man”, introduce gli Iced Earth sul palco al cospetto di una cornice di pubblico già numerosa,accalcata all’interno del locale. La partenza è affidata, come facilmente prevedibile, alla prima vera e propria canzone del disco, “Behold The Wicked Child”, che mostra subito i suoi limiti in un ritornello ridondante e tedioso anche in sede live. Il sound appare ben assemblato su volumi – ahinoi – vertiginosi. L’attenzione invece è catalizzata da un rasato Matthew Barlow che ritorna dal vivo in un tour europeo dopo le parentesi concesse nei festival estivi. Il singer rosso crinito merita un discorso a parte poiché le sue qualità vocali appaiono straordinariamente immutate rispetto alle brillanti performance cui ci aveva abituato prima del temporaneo ritiro dalle scene, avvenuto circa otto anni or sono. Il leader Jon Schaffer si dimostra ancora una volta la consueta macchina da riff, lasciando pressoché tutte le parti soliste nelle mani del virtuoso Troy Seele. L’esibizione della band statunitense prosegue nella prima parte concentrandosi sulle composizioni più recenti ed in più di un’occasione (“Declaration Day”, ad esempio) riesce a dimostrare le qualità parzialmente inespresse su CD di taluni pezzi. Tuttavia è con le canzoni più pesanti risalenti alle prime pubblicazioni della band che la platea sembra scatenarsi maggiormente; “Burning Times”, “Vengeance Is Mine”, “Violate” e una monumentale “Pure Evil” raccolgono ampi consensi mostrando quell’attitudine Thrash metal in penombra nelle nuove composizioni, capace di creare non poco scompiglio sotto il palco. Per tirare un po’ il fiato vengono eseguite buone versioni di “Watching Over Me” e “Melancholy”, mentre la splendida “Dracula” e le ruvide melodie orientaleggianti di “My Own Savior” consacrano definitivamente la prestazione del quintetto originario dell’Indiana. Prima del congedo c’è ancora spazio per un classico d’altri tempi come l’omonima “Iced Earth”, in grado di chiudere alla grande un concerto che riporta il gruppo americano ai primissimi piani del genere, facendoci riassaporare una volta di più la sua inopinabile attitudine da palco. Le nuove composizioni danno l’impressione di rendere generalmente meglio in sede live, pur perdendo nettamente il duello con i vecchi cavalli di battaglia, come pure è da apprezzare l’interpretazione di Barlow sui brani originariamente cantati da Ripper Owens a coronamento di una compattezza ritrovata che ci auguriamo si riversi anche sul prossimo album in studio.
SETLIST:
In Sacred Flames
Behold the Wicked Child
Invasion
Motivation of Man
Setian Massacre
Burning Times
Declaration Day
Vengeance is Mine
Violate
Pure Evil
Watching Over Me
10.000 Strong
Dracula
Melancholy (Holy Martyr)
My Own Savior
Iced Earth
SAXON
I Saxon più che un gruppo storico sono una vera leggenda della New Wave Of British Heavy Metal. Una band che è stata meno fortunata e forse anche meno attenta ad azzeccare le giuste mosse rispetto ai conterranei Iron Maiden o Judas Priest, ma che possiede un repertorio eccezionale e un carattere a dir poco inossidabile. Come farebbe altrimenti una formazione non solo a sopravvivere ma anche a continuare a far dischi e tour dopo più di trent’anni dalla nascita? Eccoli quindi, dopo un buon album come “Into The Labirynth”, ancora on the road e pronti ad infiammare un Rolling Stone pieno fino all’ultimo metro quadro di spazio. La straordinaria live performance degli Iced Earth riecheggia ancora nelle orecchie dei presenti quando le luci si spengono e la band irrompe con “Battalions Of Steel”, arrembante traccia d’apertura dell’ultimo lavoro. Da subito evidente l’ottimo stato di forma del cinquantottenne Biff Byford, che con il suo immutabile carisma catalizza l’attenzione dei fan e li coinvolge in uno show impeccabile sotto ogni punto di vista. Il nuovo brano rende molto bene dal vivo, ben supportato da una scenografia impreziosita da un imponente impianto luci e da un audio perfetto. Neanche il tempo di applaudire e i cinque rocker sganciano una delle loro bombe migliori, “Heavy Metal Thunder”, con conseguente e ovvio delirio generale nelle prime file. Si torna al passato recente con “Witchfinder General”, dove Nigel Glockler se la cava degnamente, pur palesando qualche difficoltà nel tenere le parti di doppia cassa incise su “Lionheart” da Jorg Michael. È tutta un’alternanza tra brani storici e nuovi, quindi dopo la mitica “747 (Strangers In The Night)” tocca a “Hellcat”, per poi ritornare agli anni ottanta con “Strong Arm Of The Law”. La coppia Scarratt-Quinn è eccezionale come al solito, precisa sui riff e funambolica sui soli. Grandioso Biff che non solo dà un cinque a tutti i fan in prima fila, ma fa lo stesso con quelli che scavalcano la transenna, prima che vengano trascinati via dalla sicurezza. Monumentale. Tra i migliori estratti da “Into the Labirynth” anche “Valley Of The Kings” alla quale succede “Wheels Of Steel”, pezzo da novanta che la band dedica al Rolling Stone, purtroppo prossimo alla chiusura. Pelle d’oca come sempre su “Crusader”, mentre la nuova “Live To Rock” riesce nella difficile impresa di non sfigurare in mezzo ai classici come la seguente e attesissima “Princess Of The Night”. L’emozione è palpabile ma i minuti passano e ci si avvia inevitabilmente verso la fine del concerto. Biff lascia tutti di stucco quando annuncia la probabile partecipazione della band al prossimo Gods of Metal ma il momento più emozionante della serata arriva poco dopo, quando raccoglie la richiesta di alcuni fan che tramite un cartello chiedono che venga suonata “Ride Like The Wind”. Pronti e via, il pezzo viene eseguito alla grande nonostante non sia presente in una setlist dei Saxon da ben due anni. Le ultime note prima del saluto finale in un tripudio di strameritati applausi è lasciato a “Denim And Leather”, come sempre intonata a pieni polmoni da tutta la platea. I Saxon si confermano, se ce ne fosse ancora bisogno, una grandissima live band che nonostante l’età è ancora decisamente lontana dagli anni della pensione.
SETLIST:
Battalions Of Steel
Heavy Metal Thunder
Witchfinder General
747 (Strangers In The Night)
Demon Sweeney Todd
Hellcat
Strong Arm Of The Law
The Bands Played On
The Letter
Valley of the Kings
Wheels Of Steel
Crusader
Live To Rock
Princess of the Night
Ride Like The Wind
Denim And Leather