Report a cura di Carlo Paleari
Fotografie di Michele Aldeghi
Dopo tre anni di assenza dai nostri palchi, tornano in Italia gli Scorpions che, per nostra fortuna, sembrano aver accantonato l’idea di abbandonare le scene, resistendo allo scorrere del tempo grazie alla carica e alla voglia di divertirsi sera dopo sera all’insegna del rock duro vecchia scuola. A fare da cornice all’evento, una location tra le più prestigiose ed iconiche, l’Arena di Verona, che abbraccia la band tedesca nonostante le condizioni climatiche avverse. Nel pomeriggio, infatti, sono iniziati a circolare comunicati su dei possibili ritardi a causa del nubifragio scatenatosi la sera prima, che ha inficiato il regolare svolgimento dei lavori preparatori al concerto. Come se non bastasse, un secondo acquazzone si abbatte sul pubblico dell’Arena proprio a ridosso del concerto stesso. Fortunatamente, però, la serata viene confermata e, sebbene con un’ora di ritardo rispetto a quanto preventivato, le luci si spengono e la festa comincia.
Circondati da un ottimo impianto luci e da uno stuolo di maxi-schermi, gli Scorpions si catapultano sul palco con l’energica “Going Out With A Bang”. La coppia di asce formata da Matthias Jabs e Rudolf Schenker investe i presenti con forza, mentre l’ex-Motorhead Mikkey Dee polverizza ciò che rimane con il suo drumming possente. Parte invece un po’ claudicante il buon vecchio Klaus Meine, ma si tratta di una fase transitoria, che lo porterà a reggere perfettamente la performance per tutta la durata del concerto, molto meglio di tanti altri colleghi ben più giovani (ricordiamo che il cantante ha da poco spento la bellezza di settanta candeline!).
Si prosegue con “Make It Real” e “The Zoo” e il concerto inizia ad entrare nel vivo: appare da subito evidente come Mikkey Dee abbia dato una marcia in più alla band di Hannover e l’intero sound del gruppo ne trae forza e beneficio. Saggiamente, gli Scorpions evitano di esagerare, dosando i tempi e gli equilibri del concerto con l’esperienza di chi ha passato gli ultimi cinquantanni on stage. Così abbiamo la possibilità di goderci delle belle parentesi strumentali: la prima su “Coast To Coast”, con Meine che imbraccia la chitarra, per affiancare il più compassato Matthias Jabs e quell’istrione di Rudolf, che non avrà la stessa classe sopraffina del fratello Michael ma di certo non teme il confronto per carisma e presenza scenica; la seconda, invece, con “Delicate Dance”, una pregevola passerella solista per Jabs che si ritaglia un meritato spazio tutto suo.
Non viene dimenticato il passato glorioso degli anni Settanta, omaggiato con un medley efficace e trascinante tra cui spicca una splendida “Speedy’s Coming”; e naturalmente non possono mancare le meravigliose ballad che sono state, spesso, la fortuna degli Scorpions. Durante questo tour la band è solita proporre un secondo medley, questa volta acustico, ma a Verona non abbiamo avuto la stessa fortuna. Forse a causa del ritardo sull’orario di inizio, gli Scorpions ci regalano ‘solo’ una splendida versione di “Send Me An Angel”, seguita poi dal loro pezzo più famoso in assoluto, quella “Wind Of Change” che assume oggi connotati di attualità come solo i grandi inni riescono a fare. Il pubblico dell’Arena canta con trasporto, in un abbraccio di pace e speranza che non lascia indifferenti. Parlando di momenti toccanti, poi, come non citare il sincero omaggio al mai troppo compianto Lemmy Kilmister? Mikkey Dee dà fuoco alle polveri e si butta in una bella versione di “Overkill” che, contro ogni previsione, funziona anche cantata da una voce completamente diversa come quella di Meine. Il pubblico partecipa con trasporto e tributa un doveroso e scrosciante applauso, mentre sui maxi-schermi vengono proiettate delle foto di Lemmy. Gli anni passano, ma gli omaggi a questo grande artista non accennano a fermarsi e questo, se mai ce ne fosse bisogno, è un’ulteriore prova dell’emorme eredità artistica e umana lasciataci. Dopo un tellurico assolo di batteria è il momento di sparare le ultime cartucce e, naturalmente, si tratta di una carrellata di classici senza tempo: “Blackout” e “Big City Nights” infiammano l’Arena prima di lasciare spazio agli immancabili bis, che rappresentano al meglio le due anime di questa band. Per prima, infatti, viene suonata la malinconica e romantica “Still Loving You”, diventata praticamente un canone artistico nell’universo delle ballad; mentre chiude il concerto “Rock You Like A Hurricane”, altro brano leggendario accolto con un boato dalla platea.
Un’altra vittoria, quindi, per gli Scorpions, che si godono le acclamazioni del pubblico. Mentre scendiamo le scale dell’antico anfiteatro romano, siamo certi che lo stesso pensiero abbia attraversato la mente di molti presenti: gli anni passano, ma questi arzilli vecchietti hanno un pungiglione ancora acuminato e velenoso.