31/05/2024 - SECOND IMPACT FEST 2024 @ Associazione Culturale Ekidna - San Martino Secchia (MO)

Pubblicato il 24/06/2024 da

Report di Denis Bonetti
Fotografie per gentile concessione di Stefano Pacetti e Denis Bonetti

Davvero, non vogliamo nutrirci di luoghi comuni se diciamo che le esperienze più belle a volte nascono praticamente per caso, visto che fino a pochissime ore prima dell’inizio non avevamo alcuna intenzione di partecipare al Second Impact Fest. E poi invece è successo, complice un weekend completamente saltato e la mancanza di voglia di rimanere a casa sul divano.
Così ci siamo diretti d’impulso, praticamente a ridosso dell’inizio della prima serata, verso San Martino Sul Secchia nella sede dell’associazione Ekidna (uno dei nostri posti del cuore per i live e di cui vi abbiamo già parlato
qui) per partecipare alla tre giorni di hardcore, screamo, emo, post-hardcore ed altro ancora organizzata dal Collettivo Warm Room. E’ stata da subito un’esperienza bellissima, quasi catartica e ci siamo resi conto, respirando l’aria della ex scuola e colonia elioterapica per bambini, come le manifestazioni underground abbiano ancora un senso se create davvero pensando alla sostenibilità e al benessere delle persone che vi partecipano.
La ex scuola elementare di San Martino Sul Secchia è un edificio risalente ai primi del Novecento, completamente immerso nel verde che nel tempo è servito anche come colonia elioterapica, ovvero centro estivo per bambini della zona di Carpi bisognosi di sole e vita all’aria aperta che, fino agli anni Sessanta, aveva una piccola spiaggia dedicata sulle rive del fiume Secchia. Da fine anni ‘90 è stata affidata dall’amministrazione comunale all’associazione Ekidna, che l’ha ristrutturata e ne ha realizzato un locale per attività culturali e, ovviamente, concerti.
Avevamo notato il Second Impact – quest’anno alla sua seconda edizione – già lo scorso anno per il bill interessante e l’idea di creare una vera e propria kermesse musicale attorno ai generi dell’hardcore e dello screamo, con un taglio decisamente più ricercato del ben più noto Venezia Hardcore che ha ormai assunto una dimensione nazional-popolare e che quindi viaggia su prospettive differenti.
La nostra conoscenza della location con l’ampio parco, il doppio palco, il service e i suoni sempre curati, la possibilità di mangiare e bere a prezzi contenuti e i vari mercatini ci faceva presagire sensazioni positive e ci abbiamo messo davvero poco per averne conferma.
Quello che segue è un racconto a volte un po’ episodico per due motivi: la quantità impressionante di band (quasi trenta) divise su tre giornate e le conoscenze di chi scrive, più ferrato sui suoni pesanti che su lidi indie-pop che hanno fatto capolino qua e là alternati a post-harcore e pure del power-violence. 

VENERDI’ 31 MAGGIO

Arriviamo sul posto verso le nove di sera e nemmeno il tempo di farci mettere il braccialetto per la tre giorni che ci accorgiamo di come i VOTTO stiano ancora suonando, segno che la manifestazione è partita in ritardo. Ci dirigiamo di corsa nella sala concerti, attraverso i corridoi dipinti di nero della scuola elementare, e riusciamo a sentire la seconda parte del set della band di Piacenza, di recente sul mercato con “Gli Ultimi Istanti Delle Nostre Vite Precedenti”, un disco che mescola screamo con tentazioni decisamente metal sostenute da campionamenti e tentazioni rumoristiche. Lo screamo ‘padano’ dei nostri (come si autodefiniscono) è decisamente poco corale e diretto e guarda invece secondo noi a realtà math e post più oscure e sghembe.
I quattro si muovono a proprio agio sul palco, non sembrano davvero una band in giro solamente dal 2018 e impressiona soprattutto l’approccio vocale molto estremo.
La loro esibizione finisce piuttosto in fretta e abbiamo giusto il tempo per recarci sull’altro palco con una birra in mano per vedere i vicentini
REGARDE, altro quartetto italiano che si muove invece su territori emo, punk e rock decisamente melodici. Per metallari impenitenti come noi, il riferimento più banale, più che le band mentori, è quello di Josh Schwartz e le sue memorabili colonne sonore di “The O.C.” che univano pop, indie ed emo. Nello specifico i nostri costruiscono melodie se vogliamo non originalissime, ma molto adeguate e coese, guidate da una voce intonatissima e una sezione ritmica ruggente.
Dopo un po’, grazie ad una acustica perfetta che fa apprezzare la musica un po’ da dovunque, decidiamo di muoverci in giro per l’edificio e comprendiamo il setting di base: all’interno della scuola dove si trovava la palestra c’è la sala concerti più grande, una sorta di palco A, mentre in un’ex aula uno spazio più raccolto, una sorta di palco B. Ad unirli, i corridoi tutti dipinti di nero dove è stato allestito un suggestivo spazio con il merch di tutti i gruppi.
All’esterno, sotto un pergolato, è invece attivo un mercatino con fanzine, manufatti artistici, disegni e stampe. Presa la seconda birra ad un popolarissimo prezzo di cinque euro compresa cauzione di un euro per il bicchiere riutilizzabile – ancora una chimera per moltissimi eventi live italiani – ci aggiriamo già felici di respirare una vera aria DIY.


Sull’altro palco iniziano ben presto i
FOSCØ, terzetto spagnolo di screamo-core dalla doppia anima: sudati e prorompenti nel parti più -core, intimisti quasi vicini a trame shoegaze nei momenti semi-acustici.
Ci è venuta un po’ fame, e quindi decidiamo di scendere al piano inferiore, dove è stato allestito – nell’ex spazio mensa della scuola – un servizio di cucina vegan a prezzi abbordabilissimi. Una volta ritornati in zona palchi, arriviamo giusti per l’esibizione dei
LANTERN e del loro screamo in italiano abbastanza simile alla scuola Ojne, La Quiete e Raein che in questo momento funziona alla grande ma se, musicalmente parlando, non sentiamo nulla di particolarmente originale, ci colpisce l’attitudine live dei nostri: un cantante praticamente sempre giù dal palco in mezzo alla gente, un inarrestabile batterista con la maglia dei Darkthrone e in generale tutti musicisti convinti e dalla grande presenza scenica. Nella sala B il mosh e il crowdsurfing si scatenano in fretta aizzati da pezzi che potranno anche essere costruiti su strutture già sentite, ma dal vivo risultano davvero efficaci. I “Riviera Lost Boys”, come si definiscono, sembrano inarrestabili e l’adrenalina nella stanza è altissima per tutto il loro set. Bravissimi.
Cambiamo palco rapidamente per vedere l’inizio del set degli YOUNG MOUNTAIN, band svedese che propone una miscela di screamo e di blackgaze che funziona molto bene quando va a parare su territori più vicini ai Deafheaven e gli Alcest più d’impatto, mentre ci sono sembrati meno efficaci soprattutto quando insistono sul cantato pulito, poco espressivo.
E’ nuovamente la Spagna sul palco piccolo, con gli SVDESTADA in tour per promuovere il nuovo album: il loro genere, una sorta di blackened crust mescolato all’hardcore, sul palco dell’Ekidna ha risuonato decisamente differente da quanto avevamo sentito su disco. Molto meno ‘epici’ e affini a certo ‘nuovo’ black metal, dal vivo è emersa la componente punk con una sezione ritmica sempre sparata. Peccato per il mix dei suoni stavolta, che non evidenzia le chitarre squillanti e particolarmente azzeccate nelle versioni da studio dei pezzi del nuovo “Candela”.
Ultima band della serata sono i BONEFLOWER, ancora screamo dalla Spagna, venato però di post-rock. A questo punto notiamo l’unica pecca di questa incredibile ed accogliente serata: siamo parecchio in ritardo – quasi un’ora – quando i tre iberici iniziano, davanti forse a qualche presenza in meno delle duecento persone presenti finora.
Il suono dei Boneflower è a metà tra il post dei Birds In Row, lo screamo classico ed atmosfere post-rock che, a nostro avviso, non si sentono più di tanto vista l’energia e la violenza sonora profusa. Mentre il concerto si sta per concludere, usciamo a prendere un po’ d’aria e notiamo anche la piccola area campeggio allestita nel parco della scuola e sorridiamo, intenzionati a goderci anche le due giornate successive.

 

SABATO 1 GIUGNO

Il secondo giorno al Second Impact inizia a metà pomeriggio, e quando arriviamo sul posto il setting si è ampliato con un palco esterno ed uno interno, vista la bella giornata. Sotto al pergolato in area mercatino, la manifestazione inizia con una serie di panel/interviste agli artisti, ennesimo elemento che denota l’attenzione degli organizzatori, visto che si tratta di una pratica che si sta moltiplicando in moltissimi festival musicali.
I primi due gruppi che vediamo in azione sono i
GLANCES e i NOYE’. I primi – bolognesi – se abbiamo capito bene, sono una sorta di reunion e il loro hardcore melodico ed emotivo è decisamente piacevole. Seguono, primi sul palco esterno, i Noyé da Cesena. Capitanati alla voce da Manuel, già membro dei Sedna, sono inquadrabili in un emo-core cantato in italiano canonico ma struggente, dove colpiscono le alternanze fra voce solista, i cori e le strutture scheletriche e spesso prive di distorsione. I testi in italiano, valorizzati dalle strutture musicali non invadenti, sono tra l’altro proprio suggestivi.
Rientriamo per gli ASTIO e il loro post-punk maleducato già visto in apertura dei Poison Rüin in quel di Bologna un anno fa: riceviamo una conferma delle loro qualità.
Si veleggia invece su sonorità americane con i vicentini JAGUERO e i loro suoni spensierati e a cavallo tra punk e indie. I pezzi dei loro due EP ci erano già noti ed è proprio piacevole avvertire il cambio di atmosfere da quelle più malinconiche o rabbiose dei gruppi precedenti.
Nuovamente svedesi, i BARABBAS DU FÖRTAPPADE oltre ad un moniker clamoroso evidenziano una natura decisamente post e mathcore, alternando classico screamo con momenti folli e convulsi abbastanza simili alla vecchia scuola The Dillinger Escape Plan e Converge.
Degli ØJNE abbiamo poco da dire, li abbiamo appena visti in apertura ai Birds In Row e anche qui i milanesi portano sul palco esterno dell’Ekidna il loro show emotivo, corale e aggressivo, ripercorrendo i brani più importanti di “Sogno #3” e “Prima Che Tutto Bruci”.
Non c’è niente da fare: il pubblico ormai non vede l’ora di scatenarsi su brani come “13” o “Ogni Inverno” in un piccolo rito catartico collettivo: è quello che avviene anche in quel di Carpi e tutti ne sono felici.


Dopo birra e pasto vegan (stavolta farro e verdure), rientriamo per i tedeschi
MORAL BOMBING, disperata miscela di hardcore punk, grindcore, thrashcore e post-core disordinato dove le danze vengono guidate da una voce femminile urlatissima e da ritmiche serratissime. Un po’ slabbrati nell’esecuzione, ma sicuramente efficaci.
E’ nuovamente screamo ed hardcore con gli SHIZUNE e i NOVERTE, altre realtà italiane che ci rendiamo conto avere un proprio pubblico: personalmente abbiamo gradito di più l’attitudine più estrema, dissonante e rumoristica dei Noverte, ma semplicemente per una questione di gusti.
I
l set degli americani MASSA NERA lo attendevano in tanti sul palco esterno e ce lo siamo goduto davvero tanto: la loro proposta è una pesantissima miscela di post-hardcore folle, hardcore alla Unsane, rumorismo puro, Coalesce, Converge, vecchi Burnt By The Sun e Soilent Green, ma anche l’attitudine malata di Acid Bath e dello sludge dalle tinte poco southern.
Il loro concerto è micidiale come approccio nell’alternanza delle voci (urlate ma sempre distinte fra loro, a ricoprire frequenze differenti), ma colpisce davvero anche l’utilizzo degli strumenti, sempre portati all’estremo. Una vera esperienza sonora a tutto tondo.
Rientriamo per sentire in parte il set dei turchi JORNADA DEL MUERTO e il loro tiratissimo screamo vicino al grind e al postcore più disperato. Dopo di loro, ultima band sul palco esterno quando ormai è parecchio tardi (anche oggi purtroppo gli orari non sono stati rispettati, e la stanchezza è davvero tanta) sono i POTENCE con il loro crust/hardcore che avremmo potuto sentire sul palco dell’Obscene Extreme, per darvi un riferimento sonoro.
Mancano ancora gli headliner, gli inglesi
ALGAE BLOOM ma ormai stanchi ed infreddoliti, decidiamo di ritirarci per tornare il giorno successivo, per la conclusione della manifestazione. Chiediamo un po’ in giro e veniamo informati che la partecipazione alla seconda giornata è stata di quattrocento paganti, un vero successo.

 

DOMENICA 2 GIUGNO

La domenica si torna per numero di gruppi e logistica alla situazione del venerdì, con entrambi i palchi all’interno visto anche il temporale passato nella prima parte della giornata. Aprono le SHE SAID DESTROY! duo femminile noise-pop in parte italiano con sede a Bologna in giro da diversi anni che finalmente abbiamo modo di vedere. Basandosi su basso distorto, batteria e voce, le due sono molto piacevoli, minimali nell’approccio ma anche in grado di confezionare brani con un proprio senso compiuto. Qualche svarione tecnico viene colmato da una battuta e da diversa simpatia e i presenti, non numerosissimi, gradiscono.
Cambio palco e dalla sala B emerge il suono tipicamente emo dei SAAM, trio ligure pieno di entusiasmo che ci colpisce per i testi, minimali ma molto vissuti che coinvolgono subito il pubblico.
Con i britannici KNIVES abbiamo la prima grande sorpresa della giornata: un suono crossover che si muove fra Rage Against The Machine, Fishbone, System Of A Down post-punk, punk, metal e altro ancora. Con un cantante maschile corpulento capace di tenere il palco splendidamente, una voce femminile (più sax) a far da contraltare e degli strumentisti sopra le righe i nostri ci hanno incantato per una quarantina di minuti variando peraltro la miscela sonora complessiva del festival. Tecnici ma non fastidiosi, divertenti e divertiti, portiamo a casa una novità che non conoscevamo per niente.
L’indie-emo a stelle e strisce degli SHELT  è molto carino ma non è propriamente il nostro genere e quindi ne approfittiamo per bere e farci due passi.
La versione più nostrana dell’emo dei
CABRERA invece ci incanta subito, grazie ad un tiro esecutivo notevolissimo, ad aperture al rock classico innegabili ma soprattutto alla capacità di usare le voci con una coordinazione notevole, oltre al gusto per le melodie facili da ricordare ma non per forza facilone. Sostenuti dal pubblico presente (sono nuovamente in giro per scuola e parco, come il venerdì, duecento paganti) i nostri giocano davvero in casa e il loro set è stupendo. Abbiamo ancora i loro ritornelli che ci rimbombano in testa a giorni di distanza.
Nell’altra stanza ci trattiene per un po’ il post-punk (in questo caso schietto e poco contaminato, per una volta) dei GENTILESKY, che sanno intrattenere grazie ad una sezione ritmica solida e ad una cantante sicura di sè.
Si ritorna infine ad una certa melodia, con il math-rock degli inglesi LAKES, sestetto britannico con doppia voce, sia maschile che femminile. Li abbiamo trovati piacevoli, ma privi di quei due o tre singoli in grado di fare la differenza.


Senza saper nulla a riguardo, ci posizioniamo per il concerto dei
DEATH GOALS e in pochi minuti veniamo travolti da un’onda d’urto di hardcore mattissimo, storto e venato di metal estremo. Il loro è queer-core, come ci tengono a precisare e il duo che si occupa di chitarra, due voci e batteria è in grado di infilare nello stesso brano gli Earthtone 9 tanto quanto i Pig Destroyer e il risultato è feroce. La stanza, piuttosto piena, è in completo caos e volano gambe, braccia e cappelli senza soluzione di continuità. Ci è capitato poche volte di vedere una risposta così viscerale del pubblico e i nostri due rincarano la dose continuando a presentare pezzi apparentemente quasi abbozzati che possono contenere ritornelli emo, breakdown urlatissimi o semplici stranezze ritmiche. Intensissimi e letali.
Sul palco grande resta l’ultima band, i nostrani RIVIERA (orfani di un membro) e il loro emo-punk, appena visti al  Venezia Hardcore.
La stanchezza, dopo quasi trenta band in tre giorni si fa sentire e dopo i primi brani decidiamo di accomiatarci, davvero felici di aver vissuto un’esperienza in qualche modo unica (tra l’altro con orari rispettati, almeno nella ‘letale’ domenica dove il giorno dopo si è pronti a riprendere al lavoro). Abbiamo respirato aria di underground e DYI, all’Ekidna. Parliamo di quello vero: il Second Impact Fest è un evento creato da fan per i fan che speriamo possa ripetersi in futuro.  Bravissimi perciò i ragazzi del Warm Room Collective e bellissima la location. Cos’altro dire se non che la musica ha davvero vinto. 

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