22/10/2023 - SEPTICFLESH + EQUILIBRIUM + OCEANS + SCAR OF THE SUN @ Legend Club - Milano

Pubblicato il 26/10/2024 da

Report di Sara Sostini
Fotografie di Benedetta Gaiani


Con quasi trentacinque anni di onorata carriera alle spalle, i Septicflesh hanno attraversato le maree del metal estremo con piglio quadrato, attestandosi col tempo su un death metal sinfonico, dalle orchestrazioni imponenti e foriero di una grandeur gotica e deliziosamente decadente, con quel tanto di patina distopica che basta per sigillare una proposta sempre personale – anche a livello visuale, grazie all’impronta inconfondibile dell’arte di Spiros Antoniou, anche basso e inconfondibile voce della formazione greca.
Essendo un gruppo mai troppo spesso in tour, l’occasione per vederli in quello a supporto del recente “Modern Primitive” era troppo ghiotta per lasciarsela scappare: ecco quindi che varchiamo le soglie del Legend Club di Milano nel tardo pomeriggio di un martedì di fine ottobre, pronti a saggiare i nuovi brani dal vivo e a sentire sempre con piacere quelli più datati.
In supporto alla band ellenica, un pacchetto eterogeneo e vario: dai conterranei Scar of The Sun alla doppietta tedesca Oceans/Equilibrium.
A voi il resoconto della serata.

 

Puntualissimi sulla tabella di marcia, gli SCAR OF THE SUN salgono sul palco davanti ad un Legend scarsamente popolato (situazione, questa, in via di miglioramento nel progredire della serata): registrato il fatto, Terry Nikas e soci non sembrano risentirne più di tanto e si lanciano di buona lena ad inaugurare la serata. La loro proposta si attesta su un death metal melodico (più melodico che death metal), con qui e lì il groove di certo metalcore muscolare a sfumarne i contorni.
I suoni sono molto buoni fin da subito, e brani come “I Am The Circle”, dal discreto tiro, o “Anastasis”, entrambe dall’ultimo “Inertia” (ormai risalente al 2021) provvedono a dare un certo scossone ai pochi astanti, eppure qualcosa sembra non convincere a pieno nella performance dei greci: la voce di Nikas in alcuni punti risulta quasi ‘strozzata’ o comunque sotto sforzo, e l’assenza di cori a sostenerne la tenuta purtroppo mette in risalto proprio questo aspetto, soprattutto a fronte di una sezione strumentale invece molto organica e coesa.
Il cuore e il sudore però sono genuini, davvero, e gli applausi che accompagnano il termine del loro set sono anche per quelli.

Dopo una boccata d’aria rientriamo nel locale, ora decisamente più popolato, mentre gli OCEANS arrivano sulla scena.
Beh, che dire, dopo aver assistito alla mezz’ora a loro disposizione, ci verrebbe da descrivere la loro musica come ‘metal moderno alla tedesca’: ovvero un concentrato di nu metal con innesti vicini all’hip-hop, riff pompatissimi, deathcore per le parti leggermente più furibonde, inserti elettronici a volontà, tamarraggine a quintalate.
Il pubblico si divide equamente tra chi li guarda perplesso, chi incuriosito e chi invece sembra essere qui anche per loro, seguendo con i dovuti cori e scapocciamenti “Breed Consume Die” o “I Sing Alone”. Tra felpe extralarge, matita nera, canotte e loghi proiettati sul retro del palco in modalità quasi fosforescente, anche la parte visiva ci riporta indietro di almeno una quindicina d’anni, eppure la proposta del quartetto austro-tedesco riesce in qualche modo a risultare sì datata, ma comunque fresca e particolarmente gradita, notiamo, a quella parte di pubblico dall’età media più bassa.

La sensazione di essere tornati indietro nel tempo continua anche durante lo show degli EQUILIBRIUM: la formazione tedesca ha avuto il proprio momento d’oro durante i primi anni Duemila, quando l’onda lunga del folk/pagan metal dilagava un po’ ovunque in Europa sotto gli stendardi di Fintroll, Ensiferum, Korpiklaani. Appartenenti a quest’orda, più propensa a trovare soluzioni orecchiabili, battagliere e d’impatto rispetto all’indagine atmosferica/naturalistica (pure derivata da quella stessa corrente), col tempo i Nostri hanno inserito innesti elettronici sempre più in primo piano nella loro musica, che nella dimensione live effettivamente hanno presa forte sul pubblico: accolta dall’entusiasmo riservato ai vecchi amici ritrovati, subito alle stelle fin dai primi, introduttivi colpi di tamburo, la formazione capitanata da Renè sembra voler anch’essa rinfocolare quello stesso calore.
Con una scaletta principalmente composta dai singoli usciti negli ultimissimi anni (l’ultimo full-length risale al 2019), gli Equilibrium si destreggiano tra melodie altamente canticchiabili, basi elettroniche registrate (eppure capaci di far saltare band e pubblico) e tantissimi cori, come quando arriva il momento di “Born To Be Epic”; sicuramente i recenti cambiamenti di formazione, con l’abbandono del bassista Skar e il cambio di cantante, hanno contribuito a minare ulteriormente un percorso non più in ascesa, ma c’è da dire che la voce e l’energia del nuovo acquisto Fabi ce la mettono tutta per tenere alto il morale, infondendo carica anche agli altri tre musicisti, che si tratti di eseguire il singolo “Gnosis” o la più datata “Blut Im Auge” da “Sagas”, ad omaggiare radici passate.
Il pubblico sembra gradire e apprezzare lo sforzo; pur rimanendo un gruppo forse più adatto a suonare ad un festival open air mitteleuropeo che in un locale chiuso di medie dimensioni, gli Equilibrium si congedano nell’entusiasmo generale: a volte il tramonto, sembrano voler dire, ha comunque una propria luce capace ancora di brillare.

Chi invece non ha perso mezza unghia di smalto sono proprio i SEPTICFLESH: il gruppo greco arriva sul palco davanti ad un locale ora abbastanza gremito e immediatamente azzera qualsiasi confronto con “The Vampire Of Nazareth”, dal bellissimo “The Great Mass”, capace di darci un assaggio dell’imponenza di suono che si avrà per tutta la durata del concerto.
I fratelli Antoniou avranno forse snellito scenografie – solo due pannelli con il logo del gruppo a fiancheggiare il palco – e costumi (fino a qualche tempo fa, era possibile vederli con dei costumi simili a quello ‘muscolare’ rosso del “Dracula di Bram Stocker” di coppoliana memoria), ma certamente non la letalità delle bordate che scagliano sul pubblico: che siano “Neuromancer”, “A Desert Throne” o “Hierophant” dall’ultimo “Modern Primitive”, a “Prometheus” o “Portrait Of An Headless Man”, dai due lavori precedenti, ciascuna canzone viene eseguita con una energia e un trasporto unici, soprattutto se si pensa appunto che i Nostri sono in giro dall’alba degli anni Novanta.
I quattro musicisti affrontano l’ora e un quarto di show senza apparente fatica, nonostante il lungo tour in corso, con una sezione ritmica dirompente, chitarre su chitarre a cesellare con cura sia le parti melodiche che quelle più violente, e l’aquilino leader a condurre con polso e perizia un ensemble che ha costantemente affilato grandiosità e impatto album dopo album (un po’ come fatto dai ‘nostri’ Fleshgod Apocalypse, sia pure con risultati e scelte stilistiche differenti).
Nel loro caso, poi, le basi orchestrali, come anche le voci pulite di Sothiris Vayenas (la cui assenza si fa sempre sentire in occasioni simili – il chitarrista raramente appare live, soprattutto fuori dalla Grecia), sono pre-registrate, ma sembrano amalgamarsi ancora meglio rispetto ai precedenti gruppi con chitarre, basso e batteria.
Gli spettatori rispondono entusiasti, lanciandosi spesso e volentieri in sessioni di circle pit e wall of death, restituendo alla band greca quell’energia poc’anzi citata sottoforma di incitamenti e cori, come quello sul refrain principale di “Communion”. Non nascondiamo che ascoltare i brani tratti dall’omonimo masterpiece è sempre una gioia per le orecchie: nella scaletta dei Septicflesh non si va più indietro di lì (effettivamente la prima parte di carriera, sotto un moniker leggermente diverso, è oramai altro rispetto alla proposta attuale), ma dopo aver assistito alla doppietta da pelle d’oca “Persepolis”/”Anubis” (primo dei due encore), in grado di acquistare ancora più corpo e spessore dal vivo, non c’è molto altro da aggiungere.
“Dark Art” chiude il sipario su un’esibizione lucida e senza sbavature, e al tempo stesso carica di calore: il tempo passa, i Septicflesh restano.

Setlist Septicflesh:
The Vampire from Nazareth
Neuromancer
Pyramid God
Hierophant
Portrait of a Headless Man
Coming Storm
Martyr
Prometheus
A Desert Throne
Communion
The Collector
Persepolis

Anubis
Dark Art

SCAR OF THE SUN

OCEANS

EQUILIBRIUM

SEPTICFLESH

0 commenti
I commenti esprimono il punto di vista e le opinioni del proprio autore e non quelle dei membri dello staff di Metalitalia.com e dei moderatori eccetto i commenti inseriti dagli stessi. L'utente concorda di non inviare messaggi abusivi, osceni, diffamatori, di odio, minatori, sessuali o che possano in altro modo violare qualunque legge applicabile. Inserendo messaggi di questo tipo l'utente verrà immediatamente e permanentemente escluso. L'utente concorda che i moderatori di Metalitalia.com hanno il diritto di rimuovere, modificare, o chiudere argomenti qualora si ritenga necessario. La Redazione di Metalitalia.com invita ad un uso costruttivo dei commenti.