A cura di Valentina Piccione
Foto di Riccardo Plata
La locandina che presenta il concerto di questo umido lunedì milanese recita ‘Serj Tankian, voce dei System Of A Down’. E’ forse per questo che il fatto che il concerto sia sold-out da quasi un mese ci fa pensare. A presentarsi saranno fan che ancora dopo sei anni si aspettano un concerto in stile System Of A Down o estimatori del nuovo Serj? Di sicuro nella l,unga fila all’ingresso dell’Alcatraz, le maglie dei SOAD non sono poche…
THE HOLLYWOOD ARSON PROJECT
Puntuali alle sette si presentano sul palco i The Hollywood Arson Project, con una promettente line-up, che per la maggior parte è composta da membri della F.C.C.. Per venti minuti scarsi fanno da buon accompagnamento all’entrata dei fan, con un rock tranquillo e rilassato, sicuramente distante dalla serata che seguirà ma piacevole nel complesso. L’impressione è quella di essere davanti a ottimi musicisti, se presi singolarmente, ma nel complesso qualcosa non convince. Le note che si distinguono di più sono quelle del bassista Mario Pagliarulo, tanto che a tratti queste fanno totalmente scomparire la voce di Jeff Mallow. Viene da chiedersi se proprio la voce, in questo caso, non sia superflua. Siamo comunque curiosi di vedere come si evolverà il sound di questo giovane gruppo.
VIZA
A movimentare la serata arrivano da Los Angeles i Viza, un progetto, nato una decina di anni fa, che abbiamo già visto accompagnare Tankian, loro produttore, nella data di Bologna dello scorso tour. La prima impressione è che siano tanti, anche se meno dell’ultima volta, e di sicuro riempiono per bene il palco. Etichettarli è difficile: c’è chi li considera folk metal, chi gypsy punk, in ogni caso la loro musica, forse proprio per questo, sembra mettere d’accordo un po’ tutti. Teatrali, con suoni e voci quasi grotteschi, sembrano usciti da un film dei fratelli Cohen e cominciano ben presto a scaldare buona parte dei presenti. I pezzi suonati sono una decina, presi per lo più dal recente “Carnivalia” e da “Made in Chernobyl”. Qualcosa in loro ricorda i System Of A Down, di sicuro l’energico leader K’noup Tomopoulos è parecchio coinvolgente. Un solo calo di ritmo è previsto per questa serata con “Fork In The Road”; molto ballate e apprezzate “My Mona Lisa”, “The Uzbek Brothel”, “In Coins” e “Carnivalia”, così come la cover di “Alabama Song (Whisky Bar)” dei Doors. Sicuramente gradito il siparietto a metà performance che ha visto protagonista lo stesso Serj Tankian, introdotto come Bob Marley, complice una maschera, per l’esecuzione di “Viktor”. Complessivamente divertono, la loro musica è sicuramente particolare, forse difficile ascoltarne un cd intero, ma le atmosfere orientali coinvolgono e dal vivo hanno quel non so ché di allegria da festa di paese russa con musica e fiumi di vodka. Da provare!
SERJ TANKIAN
Ai ‘Sergio! Sergio!’ siamo ormai abituati e c’è da pensare che non potremo più farne a meno. L’inizio del concerto è affidato a “Figure It Out”, preludio ad una setlist finalmente prevalentemente rock. Le ultime tre date italiane, infatti, hanno visto Serj impegnato nelle più svariate interpretazioni musicali, ma un concerto interamente rock non lo si vedeva dal tour di presentazione di “Elect The Dead”. La serata prosegue a ritmo sostenuto con un’infilata di pezzi presi rispettivamente da “Harakiri” ed “Elect The Dead” e come sempre con “Sky Is Over” il pubblico è reattivo e canta più che su altre canzoni. La voce di Serj è potente, la mimica facciale è magnetica. Ogni pausa è dedicata a portare avanti quella che ha l’aria di essere una vera e propria missione personale. Tankian, infatti, non perde tempo e comincia dai primi momenti a parlare di politica internazionale, guerre, petrolio, surriscaldamento globale; insomma, di tutto ciò che è ampiamente trattato in “Harakiri”. I nuovi pezzi hanno successo e si nota dal numero di fan che li canta a squarciagola, cosa non poco coraggiosa, visto la quantità di parole incredibilmente complesse presenti in ogni testo: come si può cantare “Orwellianism”? Serj e gli F.C.C. ne sono colpiti e noi cominciamo a pensare che forse qualcuno qui è venuto soprattutto per la sua carriera solista. Passata la prima metà del concerto raggiunge il palco Andrew Kzirian, che accompagna “Ching Chime” suonando il suo oud, strumento che somiglia un po’ ad un liuto. E da “Elect The Dead” arriva “Praise The Lord And Pass The Ammunition”, introdotta dalle urla del pubblico dell’Alcatraz che, diviso da Serj ‘non con un confine reale ma immaginario’, canta a sinistra “Praise The Lord” e a destra “Pass The Ammunition”, esperimento interrotto solo dal suo grido ‘welcome to the United States of America!’. La chiusura con “Beethoven’s Cunt” e “Empty Walls” è di per sé perfetta, ma il pubblico, pur avendo sentito tutte le canzoni più riuscite di entrambi gli album, urla a gran voce il suo nome prima dell’atteso rientro: Serj questa volta è solo. Dalla tastiera e dalla voce di Tankian arriva “Gate 21”, l’unico pezzo lento, preso da “Imperfect Harmonies”, della data milanese, che fa da emozionante introduzione a “Aerials”, presentata come ‘nuovo pezzo scritto in tour’, per l’esecuzione della quale viene richiesta clemenza al pubblico. Ma bastano pochissime note per scatenare il boato dell’Alcatraz: “Aerials” è cantata dal pubblico, come alla fine è successo per tutti i pezzi della serata, ma con questo in particolare si tratta di tutta un’altra storia. Sicuramente chi è venuto ad ascoltare Serj Tankian si è trovato ad assistere ad un’ottima performance, col giusto connubio tra buona musica e intrattenimento, quest’ultimo indubbiamente aiutato dall’italianissimo ‘SuperMario’ Pagliarulo, intervenuto di tanto in tanto con qualche incitamento e battuta in italiano. L’assenza quasi totale di pezzi di “Imperfect Harmonies” è l’evidente ammissione dell’impossibilità di riproporre quei pezzi live. All’uscita qualcuno si lamenta dell’audio carente, anche se sotto il palco l’impressione era che tutto fosse perfetto. Altri borbottano qualcosa riguardo la mancanza di pezzi dei System Of A Down. Quelli presenti al loro concerto della scorsa estate sono però grati di aver finalmente risentito “Aerials” ben eseguita. L’attenzione in questo live è quasi totalmente spostata sulla forza e rabbia dei testi, a cui la musica fa da sostegno senza quasi mai prendere il primo piano. I commenti finali ci stanno, anche quelli negativi, soprattutto dopo un concerto in cui il pubblico non ha passato neanche un secondo senza cantare e agitarsi: guardare i video per credere!