02/03/2024 - SHORES OF NULL + PONTE DEL DIAVOLO + SONUM + DIE SUNDE

Pubblicato il 06/03/2024 da

A volte le location non sono proprio comode, ma per chi non abita attorno a grosse città come Milano o Bologna come chi scrive, andare alla ricerca di nuovi locali che propongono metal ha un suo fascino.
Sabato scorso siamo tornati all’Academy di Levata, in provincia di Mantova, dopo la prima escursione di quasi un anno fa, allora per un pacchetto realmente estremo comprendente Devangelic, Golem Of Gore, Maze of Sothoth e altri ancora.
Stavolta la serata – organizzata nuovamente da K2 Music Management – è dedicata sì alla brutalità, ma anche ad atmosfere più sognanti e sicuramente più melodiche: i più attesi sono sicuramente i Ponte Del Diavolo, gruppo torinese al debutto su Season Of Mist.
Con il solito dubbio riguardante le presenze visto che l’evento si posiziona in un sabato sera denso di proposte alternative in possibile concorrenza, ma anche con delle discrete sicurezze riguardanti la resa sonora del posto, ci mettiamo in auto alla volta della provincia di Mantova in una serata di fine inverno ormai non così fredda.


La prima band che sale sul palco sono i DIE SÜNDE, gruppo veneto dedito ad un post hardcore/sludge con influenze black metal che si muove in territori affini ad Amenra, Celeste e Oathbreaker.
Finora i nostri hanno immesso sul mercato due EP, di cui il secondo dal titolo “Strega” è ambiziosamente composto di una sola canzone della durata di circa venti minuti: è proprio questa l’unica composizione che viene eseguita sul palco dell’Academy, davanti a qualche decina di persone che apprezzano sicuramente la performance.
La band, aiutata da suoni ottimi, trasmette con facilità rabbia e introspezione, supportata dai visual proiettati alle loro spalle. Li avevamo già visti senza questi ultimi e con suoni più confusi – in apertura proprio ai francesi Celeste – e siamo felici di poterli rivedere in una situazione migliore.
Notevole e potente la voce del cantante Michael Anthony Foti, così come tutti gli altri musicisti coinvolti lasciano l’impressione di padroneggiare molto bene i propri strumenti, prodigandosi per ottenere un risultato collettivo d’impatto (nonostante l’assenza del bassista Nicola, sostituito dalle basi). Promettenti, decisamente.
Dopo di loro tocca ai vicentini SONUM, band dedita ad un death metal dissonante, con alle spalle un album di ottima qualità come “Visceral Void Entropy” uscito nel 2022 e ristampato di recente in vinile.
Anche in questo caso, i suoni dell’Academy li aiutano, nonostante le chitarre un po’ basse nel brano di apertura “The Poison We Create”; pian piano però, con un migliore bilanciamento, arriva correttamente ai presenti – ormai diverse decine – il loro death metal scandito da alternanze di ferocia e malinconia, come emerge in brani bellissimi quali “Come Back From The Pyre” o in “New Omega”.
Le performance strumentali sono più che buone, con un plauso al growl penetrante ma comprensibile del cantante/bassista Thomas e la batteria puntuale di Francesco Sterzi. Anche questa volta i Sonum, a nostro parere, hanno dimostrato di avere sonorità che hanno veramente bisogno di essere sostenute da suoni di un certo livello: se questo accade, la band decolla e ci offre del reale death metal moderno di altissima qualità. Speriamo di sentire al più presto un secondo disco.
La serata nel frattempo si è animata con circa un centinaio di paganti in sala e un discreto movimento nei pressi del lungo banco del merch allestito per la serata. Dopo un cambio palco ragionevole, è il turno del gruppo più atteso della serata, i PONTE DEL DIAVOLO che finalmente hanno debuttato con il loro “Fire Blades From The Tomb” su Season Of Mist.
I nostri partono con la tirata “Demone”, capace di mettere subito in chiaro che assisteremo ad un set piuttosto originale.
Mettiamo le mani avanti: l’opinione di chi scrive sul gruppo piemontese è buona, soprattutto perché i nostri tentano genuinamente di proporre una miscela che spazia dal post-punk al goth rock ad un certo doom rock ultimamente navigato dagli ormai fin troppo celebri Messa, senza però voler per forza seguirne le orme, come forse invece si tend
e a sottolineare con troppa superficialità.
La scelta di mantenere parte del cantato in italiano, di mantenere due bassi in formazione, di far guidare le performance alla carismatica voce di Elena Camusso (aka Erba Del Diavolo) e di esplorare melodie abbastanza inusuali per i canoni del metal – diviso fin troppo per compartimenti stagni – è sufficiente per tenere alto l’interesse. Bellissime anche “Covenant” e la più datata “Scintilla”; da segnalare inoltre la presenza di Vittorio Sabelli (Dawn Of A Dark Age, Notturno, A.M.E.N.) che arricchisce col suo clarinetto basso tre dei pezzi eseguiti e l’assenza della bassista Laurus, uscita di recente per dedicarsi ad altri progetti.
Chiude la serata un duetto con Davide Straccione degli Shores Of Null, che si alterna con Elena in una riuscitissima “The Weeping Song”. Che dire: su disco funzionano, live anche. Crediamo – personalmente – che la loro evoluzione musicale sia tutt’altro che conclusa e che in “Fire Blades From The Tomb” ci siano forse fin troppi fili conduttori, ma per adesso ce li godiamo così e poi si vedrà.
Attorno alle 23.30 tocca ai veterani SHORES OF NULL che si presentano sul palco con un chitarrista in meno, Gabbo, uno dei membri fondatori, assente per motivi di salute. I nostri avevano preparato uno show per tre chitarre, ma il pubblico di Mantova anche stavolta (dopo la defezione di un membro dei Die Sũnde) ha dovuto accontentarsi di un performer in meno sul palco.
A livello di suoni però tutto ha funzionato nel migliore dei modi fin dall’inizio, con solamente la voce in pulito di Davide Straccione un po’ da ritoccare per farla risaltare al meglio. La dozzina di brani eseguiti dai nostri hanno confermato quello che ormai tutti sanno da parecchio tempo: gli Shores Of Null sono una band di livello internazionale che sprizza professionalità da ogni poro e di cui si avverte la qualità stilistica. Da momenti più datati come “Ruins Alive” o “Souls Of The Abyss” ai più recenti “Destination Woe”, “A Nature in Disguise” e “My Darkest Years”, i cinque si propongono come un gruppo in grado di rivisitare a modo proprio una scuola musicale che spazia da Paradise Lost ai Ghost Brigade, passando per Katatonia e Novembre.
Funziona davvero tutto per i nostri e seguirli sul palco di Levata è stato un vero piacere, anche grazie alla cortesia verso il pubblico di Davide. Attendiamo ulteriori sviluppi, perché crediamo davvero che non siano una band stabilizzata né tantomeno a fine corsa, anzi.

 

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