22/11/2019 - SKID ROW + HOLLOWSTAR + RED RIOT @ Campus Industry Music - Parma

Pubblicato il 02/12/2019 da

A cura di Andrea Raffaldini

Il Campus Music Industry di Parma continua con la sua carrellata di concerti: solo una settimana dopo i The 69 Eyes, le porte del locale si riaprono per gli Skid Row, storica formazione del New Jersey entrata nell’Olimpo dell’hard rock a fine anni Ottanta grazie ad una serie di dischi fenomenali. Quando arriviamo nella zona limitrofa al locale è impossibile non notare la quantità di auto presenti, un buon segnale che fa ben presagire per l’affluenza della serata. E così è, il locale è pieno di gente e prima dell’inizio dello show c’è tempo per fare due chiacchiere con fan e amici, dai più giovani ai coetanei, fino a qualcuno con un po’ di anni in più sul groppone, tutti accomunati dall’impazienza di vedere all’opera Snake Sabo e compagnia!

 


HOLLOWSTAR / RED RIOT

Prima dell’avvento dei grandi protagonisti, sono due le band di supporto previste: i primi a salire sul palco sono gli italiani Red Riot, provenienti dalla Campania, che con il loro hard rock coriaceo e molto d’impatto hanno dato il massimo per riscaldare l’atmosfera. Il gruppo ha dimostrato di saper suonare e avere capacità, eppure le composizioni non sono riuscite a far scattare completamente quella carica che ci saremmo aspettati.
Lo stesso discorso vale per gli Hollowstar, i secondi ad esibirsi prima degli headliner. Per chi non li conoscesse, gli Hollowstar arrivano dall’Inghilterra e possono vantare un EP ed un album di debutto uscito pochi mesi fa. Dal vivo questi rocker hanno dato il loro meglio e brani come “Good Man Gone” o “Down By The Water” sono stati eseguiti in modo energico, con riff di chitarra sparati a tutta forza e sorretti da una buona sezione ritmica di basso e batteria. Anche in questo caso, però, non si è accesa del tutto la scintilla. Il pubblico è sembrato comunque gradire la proposta dei due support-act, questa è la cosa più importante, perché comunque vada è necessario supportare le giovani formazioni, in modo che crescano e si facciano esperienza.

SKID ROW
Discorso totalmente opposto per gli Skid Row che, appena saliti sul palco, hanno attaccato con una ferocissima “Slave To The Grind”, ed il Campus Music Industry ci è parso sul punto di esplodere. La resa sonora è molto buona e la band appare subito in grande forma, con un ZP Theart impegnato a spingere al massimo la sua voce. Segue a ruota un altro grande classico, “Sweet Little Sister”, e la magia continua. Osservando i musicisti sul palco, si vedono sorrisi e segni di soddisfazione che vanno oltre quella componente di ‘finzione teatrale’ che un intrattenitore deve usare per trasmettere emozioni positive al pubblico. La band infatti sembra divertirsi sul serio, è carica e l’avvento dell’ex voce dei Dragonforce (ormai entrato negli Skid Row tre anni fa) ha iniettato una bella dose di energia e voglia di dare sempre il massimo. La carrellata di vecchi cavalli di battaglia continua e comincia ad essere chiara l’intenzione degli Skid Row: suonare una scaletta nostalgica costruita sui loro più grandi successi. “Big Guns” offre un’ulteriore botta di energia, prima che le atmosfere cambino registro quando Snake Sabo attacca con le immortali note di “18 And Life”, interpretata in modo esemplare da ZP Theart, che ha potuto beneficiare dell’aiuto di tutti i presenti impegnati a cantare il brano insieme al gruppo. Passano anche “Piece Of Me” e “Livin’ On A Chain Gang” prima di poter ascoltare un brano dell’era post-Sebastian Bach: “Ghost”, tratta da “Thickskin”, rompe un po’ quella romantica magia che fino ad ora ci aveva catapultato nell’epoca d’oro degli Skid Row, per farci tornare bruscamente nel nuovo millennio.  ZP, anche su questo pezzo, ci mette del suo e tutto funziona a dovere. Chi scrive vide ormai tanti anni fa il gruppo americano con Johnny Solingen alla voce e con il cuore in pace possiamo affermare che gli Skid Row visti a Parma hanno compiuto un grande passo avanti, il livello è superiore e Theart, con la sua voce, si sposa molto meglio all’interno della discografia della band rispetto al suo predecessore. Qualche minuto di punk rock per una bella botta di vita: arriva “Psycho Therapy”, cover dei Ramones pubblicata nel 1992 su “B-Side Ourselves”, ed è difficile resistere all’impulso di lanciarsi in un bel pogo per sfogarsi e rilasciare tutta l’adrenalina accumulata. Per riprendere fiato dopo questa sfuriata cantata in toto da Rachel Bolan, arriva la ballata “I Remember You”, per la gioia delle coppiette presenti al Campus. A voler trovare a tutti i costi il pelo nell’uovo, in questo brano ZP non raggiunge l’intensità della versione originale, pur essendo autore di una performance più che discreta. Ancora un paio di brani, tra cui una dinamitarda “Monkey Business”, e la band si congeda dopo poco più di un’ora di concerto, durata che per forza fa sperare in un bel bis. Dopo alcuni minuti di pausa, il tanto agognato encore arriva per un’ultima manciata di canzoni e il posto d’onore viene ovviamente lasciato all’inno “Youth Gone Wild”, che manda tutti in delirio e ha il compito di chiudere definitivamente uno show davvero molto sentito e apprezzato. A trent’anni dal loro debutto discografico, gli Skid Row suonano ancora alla grande, convinti, divertiti e pieni di amore per la musica. Certo, con questo concerto hanno dimostrato di voler andare sul sicuro proponendo per la maggiore le canzoni più storiche ed amate, ma alla fine, che lo si voglia ammettere o meno, la maggior parte del pubblico vuole questo! Questa data, anche dal punto di vista delle presenze, non ha deluso le aspettative; il pubblico, composto da giovani e meno giovani, ha risposto alla chiamata supportando gli americani dall’inizio alla fine.

Setlist:
Slave to the Grind
Sweet Little Sister
Big Guns
18 and Life
Piece of Me
Livin’ on a Chain Gang
Ghost
Psycho Therapy
I Remember You
Monkey Business
Makin’ a Mess
We Are the Damned
In a Darkened Room
Get the Fuck Out
Youth Gone Wild

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