11/10/2024 - SOEN + ODDLAND + TROPE @ SOEN + ODDLAND + TROPE -

Pubblicato il 15/10/2024 da

Report di Stefano Protti
Fotografie di Simona Luchini

Le giornate si stanno accorciando, l’ora solare si affaccia all’orizzonte, ed è tempo di progressive, al Live Music Club di Trezzo Sull’Adda, quello al tempo stesso rigoroso e malinconico che i Soen stanno portando in giro con successo da un decennio abbondante.
L’innesto di elementi più tradizionalmente heavy metal all’interno del suono della band ha fatto la fortuna di album come “Imperial” e, più recentemente “Memorial” (sia pure con il fisiologico venir meno dell’effetto sorpresa), ma è dal vivo che si misura davvero la qualità di band che si muovono in questo campo, quindi eccoci qui, pronti per la serata.
Martin Lopez e suoi sodali sono il piatto forte di uno show che si avvale del supporto di artisti che vengono da nazioni diverse dalla Svezia ma ugualmente gelide (Canada e Finlandia) e che contribuiscono, ognuno a modo suo, ad intrattenere i presenti con architetture complesse e melodie quasi mai scontate

Dietro al moniker TROPE si nasconde ormai da qualche anno la cantautrice (e attrice) canadese Diana Studenberg, stasera sul palco in una curiosa versione unplugged, lei al microfono ed una chitarra acustica opportunamente arricchita di effetti nelle mani del musicista e produttore Moonhead.
La scelta è insolita e sinceramente rischiosa, all’interno di un contesto  elettrico e di fronte ad un pubblico che rischia di distrarsi in assenza di riff; tuttavia, l’idea di presentare i pezzi dell’esordio “Eleutheromania” nudi come mamma (la Studeberg, appunto) li ha fatti permette loro di allontanarsi con decisione dalla sudditanza che gli arrangiamenti del disco denunciavano per l’asse A Perfect Circle/Tool, senza perdere nulla in termini di carisma pop (ascoltate ad esempio il ritornello epico di “Plateau” o l’ariosa “Seasons Change”).
C’è parecchio talento in questa artista, e siamo sicuri che “DYAD”, album di prossima uscita, potrà rivelarlo al grande pubblico: beato allora quel piccolo gruppo di accoliti che si è raccolto sotto il palco ad applaudire con convinzione e che un giorno potrà dire, “Io c’ero”.

Anche i finlandesi ODDLAND stanno per pubblicare un nuovo disco (il quarto in vent’anni di carriera), recentemente anticipato dal singolo “Eternal Erode”, ma a differenza di quanto sentito pochi minuti prima, il loro show si incanala sui binari più canonici di un prog metal fortemente contaminato dal djent e guidato con precisione dalla sezione ritmica Joni Palmorth/Ville Viitanen, rispettivamente a basso e batteria.
Per quanto limitata dalla sua posizione di secondo piano all’interno dello show, la band presenta una scaletta che spazia lungo il suo intero repertorio (incluso il nuovo singolo, ovviamente). Tecnicamente ineccepibili – interessanti in proposito gli inserti di sax ad opera del chitarrista Jussi Poikonen – gli Oddland mancano tuttavia di quel po’ calore capace di rendere un concerto indimenticabile, e ai nostri occhi tutto ciò stride con la qualità medio-alta dei dischi che hanno pubblicato fino ad ora (da recuperare almeno il più recente “Vermilion”).
In ogni caso band da rivedere, magari con più spazio a disposizione.

E poi tocca ai SOEN: di questo supergruppo progressive svedese negli ultimi anni si è parlato parecchio, anche alla luce del successo riscosso da “Lotus” (2019) e “Imperial” (2021).
Chi si attendeva una setlist dominata dal più recente “Memorial” sarà sicuramente rimasto sorpreso, visto che la band ormai può permettersi di spaziare lungo un repertorio vasto e di qualità costante, che la porta a ripescare persino brani da “Cognitive” del 2012 (“Savia”, “Ideate”), ignorando invece “Hollowed”, la ballata recentemente eseguita in duetto con Elisa.
Risolti i primi (piccoli) inconvenienti con il volume del microfono, Joel Ekelöf rappresenta (senza guidarlo) il collettivo con sicurezza, lasciando che ogni musicista si ritagli il proprio spazio in brevi ed efficaci momenti di improvvisazione.
Le esecuzioni sono sempre impeccabili, ma a differenza di quanto visto in precedenza con gli Oddland, le canzoni non faticano a coinvolgere un pubblico per per una volta presta meno attenzione al profilo tecnico che a quello emozionale, che trova il proprio picco, a parere di chi scrive, durante la commovente doppietta ”Illusion”/”Modesty” (da “Imperial”).
I bis sono affidati a “Antagonist” (letteralmente strillata dalla platea) e alla recente “Violence”, prova vocale da grande interprete e paradigma del perfetto singolo prog metal degli anni ’20, prima dei saluti e di un omaggio del bassista Oleksii ‘Zlatoyar’ Kobel alla sua Ucraina martoriata.
Concerto di caratura elevata, sorprendente anche per chi temeva un collettivo meno comunicativo nei confronti del pubblico: i Soen si sono invece rivelati, col tempo, dei Tool capaci di comprendere l’inevitabilità dell’imperfezione e delle ripetizioni; così, al posto di tenere sulle spine per un decennio i loro fan con annunci fake, si limitano a pubblicare ogni due/tre anni un disco mediamente buono con almeno il 30% di potenziali singoli all’interno della tracklist, per poi portarlo in giro per il mondo sul palco, e poco importa se il locale è pieno per poco più di metà, come stasera.
A questo spirito pratico da piccolo industriale andrebbero dedicati palazzetti e sale concerto in tutto il globo.

Soen setlist:
Sincere
Martyrs
Savia
Memorial
Lascivious
Unbreakable
Deceiver
Ideate
Monarch
Illusion
Modesty
Lotus

Antagonist
Violence

TROPE

ODDLAND

SOEN

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