Introduzione e report a cura di Marco Gallarati
Il SoloMacello Fest, evoluzione nominativa del ‘vecchio’ MiOdi, ma gestito e organizzato sempre dalla solita marmaglia poco raccomandabile di persone, è ormai diventato un appuntamento pressoché imperdibile dell’estate metallica – ma anche e soprattutto trasversale – del fan atipico della musica trattata dal nostro portale. Quando il quantitativo di barbe, tatuaggi, zanzare e olezzi di tipo stravagante supera una determinata soglia, vi converrà convenire con noi quanto sia praticamente impossibile pensare di trovarsi, una volta entrati nella fucina del Magnolia di Segrate, ad un happening dark o female fronted metal e men che meno ad un festival power-classic metal: al SoloMacello, difatti, il metal estremo non convenzionale si mischia allo stoner più drogato, lo sperimentalismo sonoro apparentemente senza senso si mescola alla musica strumentale, lo sludge da redneck si contorce attorno al post-hardcore-grind urlato spezzandosi in corsa le corde vocali. Il tutto in un’atmosfera underground, ma professionale, che pochissimo ha da invidiare ai festival di genere esteri, con tanto di tre palchi a disposizione, ampia zona catering con tanto verde e tavoli, area dedicata ad un simpatico merch-atino, profusione di birre in quantità, zona ricreazione al coperto, bagni chimici di classe (!!) e pure lo schermo dove seguire Brasile-Uruguay di Confederations Cup, per soddisfare le improvvise voglie dei sub-dotati malati di calcio come chi scrive. Il prezzo contenuto (15 Euro) ed un bill sempre di valore e ricco ogni anno di sorprese, nomi nuovi e conferme, non fa altro che rinforzare l’ottima fama e la buona riuscita di un evento ben inserito nel marasma del calendario concerti di questo inizio estate e che, seppur assolutamente dedicato ad una precisa tipologia di fan, risulta fortunatamente allargabile anche ad altri ambiti, grazie soprattutto all’atmosfera di cui sopra, che permea il SoloMacello della leggendaria aura che hanno quelle occasioni particolarmente cool per cui poi ci si ritrova a chiedersi il giorno dopo fra amici ‘Ma cazzo, non sei passato al SoloMacello ieri sera?’. Insomma riassumendo: il SoloMacello è un must del metallaro-quello-figo-ecco! Entrando nello specifico di questa edizione 2013, forse un pelo meno riuscita – è una nostra discutibile impressione – di quella dell’anno scorso, non abbiamo potuto fare a meno di notare un paio di cambi logistici nella disposizione delle strutture, come ad esempio la zona merchandise non più ricavata dentro al Magnolia, ma sistemata nel parterre alla destra dell’entrata, dove solitamente veniva montato uno dei palchi del festival. Palchi del festival sparsi quindi nel cielo aperto del parco dell’Idroscalo – due sicuramente, mentre il terzo ce lo siamo perso di vista! – che, in una giornata calda ma pochissimo umida, ha ospitato fin dall’orario-aperitivo la seguente sequela di band: Veracrash, Black Moth, Zolle, Nero Di Marte, Gordo, Fuzz Orchestra, Graad, Wrust…e ci fermiamo qua, in quanto facciamo il nostro ingresso nella venue proprio mentre la tanto (giustamente) strombazzata performance della band del Botswana è in pieno svolgimento. Ci precipitiamo quindi ai piedi del Main Stage per vedere i quattro tipi africani all’opera…e da qui inizia il nostro report della serata!
WRUST
Botswana, stato dell’Africa del sud, capitale Gaborone, senza sbocchi sul mare, poco più di un milione e mezzo di abitanti distribuiti su di un territorio al 70% desertico per una densità di 2,7 abitanti/chilometro quadrato. Un popolo la cui aspettativa di vita è scesa nell’ultimo decennio a 49-50 anni, a causa della diffusione del virus dell’HIV, da cui è colpito il 39% della popolazione adulta, e dell’imperversare continuo della malaria. Numeri preoccupanti e incredibili, numeri ovviamente da Terzo Mondo, riportati in questo trafiletto giustappunto per contestualizzare meglio la mole di possibili intralci logistici e organizzativi che, in primis i ragazzi stessi dei Wrust, ma in secundis gli organizzatori del SoloMacello si sono dovuti sobbarcare per arrivare fino all’evento di oggi, una prima visione storica! E’ perciò particolarmente soddisfacente ed entusiasmante osservare, appena affacciatici sul Main Stage, il quartetto botswanese (??) in piena esibizione comportarsi né più né meno come abbiamo visto mille altre volte fare a band ‘esordienti’ o alle prese con un contesto non esattamente congeniale: umiltà, simpatia, semplicità e tentativi di coinvolgimento del pubblico; un pubblico che è parecchio e, tra il divertito, lo stupito, il seriamente interessato e l’esaltato, incita e partecipa molto al set dei Wrust, proponenti il loro thrash-death metal scolastico con grandissima dignità, una buona presenza scenica e sufficienti abilità tecniche. Fermi stilisticamente a qualche annetto fa – a noi hanno ricordato soprattutto i Sepultura di “Chaos A.D.”, gli Slayer e gli Obituary – i ragazzi capitanati dal frontman, vocalist e chitarrista Stux Daemon si sono accattivati subito le simpatie dell’audience nostrana, che ha addirittura pogato sui pezzi finali del combo. Va detto, per un giudizio maggiormente obiettivo, che se ci fosse stata una formazione italiana a suonare le stesse canzoni, probabilmente avremmo visto la metà degli spettatori presenti e degli inneggiamenti e un’indifferenza quasi totale, però nulla da criticare ulteriormente a quello che si è dimostrato uno show divertente e curioso, da supportare innanzitutto per il suo significato extra-musicale e poi per quello che la band ha mostrato on stage. Ora possiamo dire che anche noi c’eravamo, al SoloMacello-con-i-Wrust-dal-Botswana!
KARMA TO BURN
Quest’anno siamo presenti al SoloMacello in veste ‘borghese’, non come redattori musicali, quindi ci permettiamo una fase di cazzeggio e chiacchiericcio con amici più ampia, il che ci porta a farci perdere l’esibizione degli In Zaire in favore di un’entusiasmante visione del cambio palco tra Wrust e Karma To Burn. Chi scrive non ha mai seguito più di tanto l’operato del trio della West Virginia, ma è curiosissimo di vederlo per la prima volta dal vivo. Non un trio, però, si esibirà questa sera sul Main Stage del Magnolia: il bassista Rich Mullins, infatti, è assente per motivi imprecisati e quindi tocca al dinamico duo Evan Devine / William Mecum sostenere l’impatto strumentale della band su un sempre più crescente parterre. Nulla di più facile, cavolo: se il colpo d’occhio è a dir poco scarso, con zero scenografia e solo batteria e chitarra on stage, il colpo d’orecchio è devastante, con la sei-corde di Mecum a fare le veci sue, del basso e volendo pure di una seconda chitarra! Sul palco c’è un microfono, ma servirà solo a fare i ringraziamenti di fine set; set che vedrà lo stoner-sludge spaccacollo dei KTB farla completamente da padrone, con una folla impegnata a seguire rapita i groove imperiosi del già citato Mecum, che si sono trascinati letteralmente dietro il drummer e non viceversa, tanta è stata la foga con la quale sono stati suonati. Brani come “Thirty-Four” o “Nineteen” ci hanno assalito in men che non si dica e, tra un riff monolitico e un gioco di tamburi, arpionato la nuca e fatto muovere la capoccia come se non si stesse anche un po’ invecchiando, ormai. Ma per l’appunto, l’ottimo allenamento svolto con i Karma To Burn ci fa ben sperare per l’immediato futuro, ovvero l’headlining set dei Red Fang! Prova superlativa, comunque, degli amputati, ma lo stesso devastanti, Karma To Burn.
RED FANG
I Red Fang ormai, oltre che essere i nuovi paladini della scena romana, come avrete potuto leggere nel recentissimo report della data precedente di un giorno il SoloMacello Fest, sono anche piuttosto di casa al Magnolia, che è davvero il luogo ideale per un festival di siffatta portata, sì underground ma anche decisamente affollato. Rispetto all’incredibile data dell’anno scorso, con Black Tusk e Goran D. Sanchez di spalla e con l’interno del Magnolia completamente stipato di folla, stavolta l’approccio al live della Zanna Rossa è più ‘easy’ e rilassato, con un pubblico già su di giri per la strabiliante performance dei Karma To Burn e ansioso di ascoltare gli eroi di Portland, Oregon. La stretta di mano iniziale fra i quattro membri del gruppo è tanto seria e rituale da non poter risultare divertente e, se mancasse, saremmo convinti che l’audience della serata storcerebbe il naso dalla preoccupazione che qualcosa nella band non vada. Abbiamo assistito a non pochi concerti sul palco principale del circolo di Segrate, tra cui Eyehategod e Napalm Death, rispettivamente headliner del MiOdi 2011 e del SoloMacello 2012, ma il tiro e la potenza, uniti alla pulizia e alla precisione, dei Red Fang di stasera non ricordiamo di averli mai sentiti. Una band preparatissima, che non parla molto ma che lascia parlare gli strumenti, che non scorrazza a caso per il palco ma vive la propria musica ondeggiando poderosamente dentro essa, e che dà l’aria di essere presente al 100% sul pezzo e non mollare mai la presa, prendendo per mano i presenti e guidandoli attraverso la propria, ancora non enorme, discografia, che però il pubblico pare conoscere a menadito e ripercorre entusiasta. La scaletta non differisce molto da quella proposta il giorno prima nella Capitale, ma troviamo sinceramente difficile estrapolare un’esecuzione sopra le altre. Personalmente siamo innamorati della cadenzata e ipnotica “Into The Eye”, ma ovviamente brani come “Prehistoric Dog”, “Malverde”, “Hank Is Dead” e “Dirt Wizard” avranno stuzzicato altri istinti e altri gusti, nella stessa maniera coinvolgente. Prestazione impeccabile per i Red Fang, dunque, che si confermano ragionevolmente ai vertici della scena stoner attuale. Restiamo in attesa delle loro prossime mosse e, ovviamente, aspettiamo il SoloMacello al varco del 2014!