Lunedì 28 aprile, piove e fa freddo, proprio quello che si può definire tempo da lupi; serata perfetta, quindi, per il ritorno in Italia di Tony Kakko ed i suoi Sonata Arctica, oggi qui a supporto del nuovo album “Pariah’s Child”. Ad accompagnare i finlandesi una nota conoscenza del pubblico italiano e di quello locale in particolare, i deliziosi Trick Or Treat, guidati da quello che è anche il cantante dei Luca Turilli’s Rhapsody, Alessandro ‘Alle’ Conti, che sulle assi del Live Club si sono esibiti svariate decine di volte sia come tributo agli Helloween che come band con pezzi originali durante la loro lunghissima gavetta. Il pubblico è molto numeroso e caldo sin dall’apertura porte, e si prospetta una gran serata.
TRICK OR TREAT
Ore 21 precise, giù le luci ed i Trick Or Treat entrano on stage sulle note di “Prince With A 1000 Enemies”, acclamati dal pubblico, con un banner enorme raffigurante la copertina di “Rabbit’s Hill Part. 1” alle spalle. “Premonition” è la seconda canzone proposta, al termine della quale Alessandro Conti prende la parola: “Ciao Milano, è bellissimo essere finalmente in Italia! Fateci un fortissimo applauso così che chi sta dietro le quinte e verrà dopo di noi possa sentire quanto è caldo il pubblico italiano stasera!”, prima di lanciare “Loser Song”; molto divertente e gradita dal pubblico è la gag di Conti che finge di spremersi le parti basse per arrivare più in alto durante l’acuto finale. Si prosegue all’insegna del divertimento, materia nella quale i modenesi non sono secondi a nessuno, con Alle che chiede “Milano, cosa volete sentire ora?”; dal pubblico qualcuno grida “I Want Out”, ma il cantante risponde che questo brano non lo sanno stasera. “Bene Milano, volete una bella canzone in italiano?”, frase che potrebbe portare ad un tormentone mediatico per la band emiliana, quell’ “Heavy Metal Bunga Bunga” che ha spopolato sui social network, ma la gag è un’altra, e parte il playback di “Fiumi Di Parole” dei Jalisse, con il batterista Luca Setti che si lancia ad accompagnare il brano; “Bene, vi presento il nostro nuovo ex batterista” è il commento di Conti, prima di strillare “Milano, volete ora qualcosa di fottutamente heavy metal?” e dare il via a “Wrong Turn”. Alessandro si allaccia una videocamera al petto, “Milano, non vogliamo perderci neppure un dettaglio di questa serata, anche se così mi sento un po’ Iron Man! La prossima canzone è una cover, dal nostro primo album, ed è dedicata alle ragazze italiane che sono le più fighe d’Europa!”, dando così il via a “Girls Just Want to Have Fun”, di Cindy Lauper. “The Tale Of Rowsby Roof” ci porta al finale con la classica “Like Donald Duck”, al solito eseguita con tanto di manone finte Disney style e scoppio finale di un tubo esplosivo pieno di coriandoli. Grandissima prova da parte dei Trick Or Treat, che hanno saputo farsi apprezzare da tutti i presenti.
SONATA ARCTICA
Giunge l’ora degli headliner ed una voce fuori campo introduce “The Wolves Die Young”, opener di “Pariah’s Child”, con la band che irrompe in scena con grande energia. Il pubblico si lancia in un gran coro scandendo “Tony! Tony!”, mentre i Sonata Arctica continuano con “Losing My Insanity”, dal precedente “Stones Grow Her Name”. “Italia, conoscete il nostro nuovo album ‘Pariah’s Child? Con questo album celebriamo i primi quindici anni della band, e questa sera vogliamo celebrare con voi la storia dei Sonata Arctica! Ora un brano dal nostro primo album!”, con la band che attacca “My Land”, suscitando un gran boato di approvazione da parte dei fan. “Grazie mille!” grida Tony in italiano, proseguendo “‘When the shadows fall, what can you do ‘In The Dark’?”, lanciando il brano omonimo. Si torna al presente, con “Cloud Factory”, prima di quella che Tony Kakko introduce come una canzone contro la guerra, “What Did You Do In The War, Dad?”. La band stasera è davvero carica, con un Tony elettrico e grande intrattenitore, Elias ed Henryk che spaziano e si divertono e la sezione ritmica solida e potente. Dall’esordio, “Ecliptica”, ecco “Fullmoon”, cantata a gran voce dal pubblico molto partecipe, che accompagna il ritornello con un gran coro scandendo “runaway runaway runaway!”, portata oltre la conclusione con una lunga coda di batteria, e si prosegue con “X Marks The Spot”, brano che permette a Tony di estrapolare al meglio la propria anima da intrattenitore. È il momento del sentimento, con il cantante che, con una espressione di somma soddisfazione in volto, si siede e lascia cantare il pubblico, prima di ripartire con energia sulle note di “White Pearl, Black Oceans… ” dall’album di dieci anni fa, “Reckoning Night”. Di nuovo materiale recente, con “I Have A Right”, seguita da “Love”, prima dell’accoppiata dagli esordi “Kingdom For A Heart” e “Wolf & Raven”, canzoni che portano alla pausa. “Blood” dà il via all’encore: “Italy, sing with us!” strilla Tony ,”This is ‘San Sebastian’!”, con il Live Club che letteralmente esplode prima che “Don’t Say A Word”, ovviamente seguita dalla canzoncina sulla vodka, metta fine alle ostilità. Gran bel concerto, coinvolgente ed emozionante, ben suonato e portato a termine senza alcun intoppo da una band che ogni volta si mostra più convincente. Unico neo, forse, la mancanza dei brani da “Unia” e “Winterheart’s Guild”, a dispetto della promessa di ripercorrere tutta la carriera della band.