05/02/2012 - SONIC OBLITERATION FEST 2012 @ Purple Turtle - Londra (Gran Bretagna)

Pubblicato il 15/02/2012 da

Sfruttando l’inizio del tour europeo di Ulcerate e Svart Crown, fissato per una domenica di febbraio in quel di Londra, la Aeon Promotions ha organizzato una nuova edizione del suo Sonic Obliteration Fest, happening sin qui a cadenza tutto sommato casuale, ma che d’ora in avanti diverrà probabilmente una (piacevole) ricorrenza annuale, visto che il panorama death metal locale è sempre in grado di offrire band a sufficienza per “riempire” un’intera giornata all’insegna di sonorità ferali. Tanti i gruppi in cartellone e, per un motivo o per l’altro, non siamo riusciti a seguirli tutti. Tuttavia, possiamo tranquillamente affermare che l’evento sia stato un successo sia per affluenza che per qualità delle performance. Peccato solo che gli headliner, causa vari ritardi e un sound un po’ fuori contesto, non abbiano goduto dello stesso supporto che ha baciato le altre band. Ma andiamo con ordine…

TRIFIXION

I Trifixion sono la prima band che riusciamo a vedere all’opera quest’oggi. Il loro è un death metal che si muove tra vecchia e nuova scuola e che ha come punto di forza il dinamismo delle strutture. I brani alternano con intelligenza up e midtempo e, nonostante non offrano nulla di davvero trascendentale, si fanno apprezzare per il loro impatto e la loro efficacia. I Nostri possono già vantare un buon numero di fedelissimi nella scena locale e ciò fa sì che la loro prova venga seguita e gradita per tutta la sua durata.

SARPANITUM

Si sale di livello con i Sarpanitum, band con qualche anno di esperienza in più sulle spalle e artefice di un death metal veramente compatto ed evocativo, che pare spesso configurarsi come un mix di Hate Eternal, Immolation e Hour Of Penance. A livello di presenza scenica, a dire il vero, i Nostri hanno ampi margini di miglioramento, se non altro perchè il frontman appare quasi come se sia capitato sul palco per caso, ma sul fronte dell’impatto e dell’affiatamento c’è davvero poco da dire: i Nostri suonano da band esperta e catturano l’attenzione dell’intera platea. Il loro unico full-length, “Despoilment Of Origin” è già vecchio di oltre quattro anni e, nonostante di recente sia stato dato alle stampe un EP, ci auguriamo di poter ascoltare presto qualcosa di sostanzioso da parte loro.

LVCIFYRE

Pare che i Lvcifyre siano stati espressamente richiesti dagli Ulcerate per il bill di quest’oggi. Scelta che condividiamo in toto, visto che il loro debut “The Calling Depths” è a tutti gli effetti uno degli album death metal che più abbiamo ascoltato negli ultimi tempi. Giudicando dal numero di persone accorse davanti al palco del piccolo Purple Turtle, l’esibizione dei Nostri è particolarmente attesa. Il gruppo, d’altronde, non suona live spesso e la recente pubblicazione del disco ha portato su di esso i riflettori di molti intenditori e seguaci dell’underground. Per fortuna, i Lvcifyre non deludono affatto le aspettative, rendendosi protagonisti di uno show molto compatto, che, complici dei suoni crudi e un’attitudine particolarmente decisa e selvaggia, porta ulteriormente in evidenza le loro influenze Angelcorpse e primi Morbid Angel. Non è quindi un caso che tra le prime file abbia inizio un vero e proprio festival dell’headbanging!

UNFATHOMABLE RUINATION

Con i giovani Unfathomable Ruination le sonorità prendono una piega maggiormente moderna: il quartetto, che sinora ha dato alle stampe solo un EP distribuito dalla Sevared Records, è alfiere di un death metal più sostenuto e contorto di quello dei Lvcifyre. Siamo in ambienti cari ai classici Suffocation, dei quali viene peraltro proposta una cover della celebre “Pierced From Within”. C’è parecchia gente a seguire lo show: i Nostri, negli ultimi tempi, hanno avuto modo di suonare spesso sia nel vecchio che nel nuovo continente e si sono chiaramente costruiti un certo seguito, che questa sera li accoglie da band navigata e affermata. D’altra parte, gli Unfathomable Ruination non fanno nulla per deludere gli astanti, offrendo uno spettacolo breve ma divertente, baciato, tra l’altro, da suoni nitidi e concreti. Ci piacerebbe saggiare le loro potenzialità su disco, ma per ora non possiamo fare altro che promuoverli.

NEXUS INFERIS

Dopo una manciata di belle prove, tocca tirare il fiato con l’arrivo dei Nexus Inferis, band gallese che, a quanto pare, tiene questa sera il primo concerto della sua carriera. La pubblicazione del loro debut album arriverà a giorni e i Nostri si sono già assicurati un prestigioso slot di opener del prossimo tour dei Cannibal Corpse. Quello di oggi, insomma, è la prova generale prima di un’avventura molto importante. Purtroppo però, come del resto era ipotizzabile, l’esito della performance non è di quelli da ricordare: al di là di un look “futurista” abbastanza pacchiano, non si segnala granchè della mezzora abbondante durante la quale i Nexus Inferis occupano il palco. Il gruppo appare ovviamente poco affiatato e un po’ incerto, mentre il sound – un death-black industriale tra Zyklon e Decapitated – non decolla mai, rivelandosi, almeno in questa sede, poco dinamico e, soprattutto, pieno di clichè. Vedremo come i Nexus Inferis si comporteranno nei prossimi tempi, ma questa prima uscita è tutt’altro che soddisfacente.

SVART CROWN

Dopo una pausa-cena, torniamo all’interno del Purple Turtle per goderci lo show dei francesi Svart Crown, band che non si è fermata un attimo dalla pubblicazione dell’ultimo “Witnessing The Fall” su Listenable Records. Il quartetto, non a caso, appare assai compatto e convinto sin dalle prime battute della performance: il palco viene tenuto dai ragazzi con una certa sicurezza e i suoni che fuoriescono dagli amplificatori si abbattono con notevole incisività sugli astanti, tra i quali sembrano esserci parecchi veri e propri fan. Il death-black degli Svart Crown tradisce più di un’influenza polacca (Hate, Behemoth…), ma il gruppo è bravo a irrobustire e a rendere un po’ meno prevedibile il tutto con qualche dose di death e thrash old school, che induce all’headbanging e persino a un po’ di pogo tutti coloro assiepati sotto il palco. Quasi più convincenti live che su disco, gli Svart Crown questa sera danno prova di essere una band in netta crescita, in grado di imporsi all’attenzione del pubblico con facilità e di mantenere salde le redini dello show senza scadere in momenti di stanca. Speriamo che tutta questa esperienza maturata on stage si rifletta nel materiale del prossimo album.

ULCERATE

Purtroppo è piuttosto tardi (per una domenica sera) quando gli Ulcerate riescono finalmente a calcare il palco. Parte del pubblico è già sulla via di casa e quasi si stenta a credere che l’esibizione in atto sia quella degli headliner della giornata. D’altra parte, il motivo di questa cornice un pochino triste può essere anche attribuito all’astrattismo della musica del gruppo, che ormai viaggia su binari decisamente distanti da quelli tipici di una death metal band. Pur essendo gli stili differenti, la parabola degli Ulcerate ricorda a chi scrive quella dei tedeschi Disbelief: formazioni che hanno una base death metal, ma il cui sound ha da tempo preso un’altra piega, e che tuttavia, per una ragione o per l’altra, vengono sempre e comunque inserite in cartelloni 100% death, con il risultato che di rado vengono realmente capite e apprezzate. Una band come gli Ulcerate, che al momento è artefice di una proposta altamente personale e fuori dagli schemi, è sostanzialmente più adatta a dividere il palco con un gruppo come i Neurosis piuttosto che con una schiera di discepoli di Morbid Angel et similia. Il pubblico che accorre ad eventi di questo tipo di norma non è incline a sorbirsi una proposta così intricata: ciò che fanno gli Ulcerate viene giudicato “lento” o “noioso”. Ecco quindi che i Nostri, eletti giustamente headliner per maggior fama e talento rispetto agli altri gruppi di oggi, si ritrovano a suonare davanti a una trentina di persone. Certo, “pochi ma buoni”, come si suol dire, tuttavia resta il fatto che i neozelandesi meriterebbero ben altre cornici, soprattutto ora che paiono essere all’apice della carriera. In ogni caso, la loro performance è comunque di quelle che lasciano il segno: i suoni sono più che accettabili, l’affiatamento già piuttosto cementato, nonostante questa sia la primissima data del tour, e il coinvolgimento di musicisti e ascoltatori lievita con il passare dei minuti. In una cinquantina di minuti, gli Ulcerate mettono in mostra tutti i loro punti di forza, impressionando per la disinvoltura con cui ripropongono il loro “post” death metal dal vivo. Il batterista Jamie Saint Merat si conferma il vero motore della formazione, offrendo una spettacolare miscela di tecnica e fantasia, ma, in realtà, nessun membro della lineup sembra essergli inferiore. Non saranno degli “animali da palco”, ma gli Ulcerate questa sera demoliscono ogni tipo di concorrenza con una prova che sprizza classe e personalità da ogni poro. Di nuovo, un peccato che l’abbiano seguita in pochi, ma chi c’era si ricorderà a lungo le riproposizioni di “Tyranny” o “Dead Oceans”.

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