24/09/2016 - SPAZIOROCK.IT FESTIVAL 2016 @ Live Music Club - Trezzo Sull'Adda (MI)

Pubblicato il 09/10/2016 da

Report a cura di William Crippa

Prima edizione dello Spaziorock.it Festival, espressamente dedicato ad un genere che quindici anni fa dominava letteralmente la scena metal, ma che oggi molti snobbano a favore di sonorità più dure o più adulte. Si parla del power metal ovviamente (il sottotitolo ‘power metal edition’ parla chiarissimo), e non molte erano le band storiche in grado di reggere il ruolo di headliner in un festival simile: ecco quindi gli Stratovarius nello slot principale, una band che è stata in grado di trasformarsi e mutare negli ultimi otto anni, pur rimanendo amatissima e caposaldo della scena. Con loro i tedeschi Powerwolf, gruppo dal forte appeal grottesco capace di show che uniscono una forte teatralità a prestazioni strumentali notevoli. Altra sicurezza sulla quale puntare, gli Iron Savior, inossidabili, sempre in prima linea nel power metal più classico. Accanto a questo trittico di star straniere, quattro band italiane dalle doti indiscutibili: i Luca Turilli’s Rhapsody, che con i loro due dischi meravigliosi a base di power ‘cinematico’ hanno dimostrato al mondo di non essere solamente ‘gli altri Rhapsody’, ed i Domine, vere colonne portanti del power epic tricolore; e poi gli Elvenking, band che negli anni ha dimostrato di possedere quel qualcosa in più per emergere nella scena, e per chiudere gli Overtures, abile e giovane combo recentemente visto sul palco del Gods Of Metal 2016. Al nostro arrivo, a mezzora dall’apertura delle porte, una marea umana ci attende davanti ai cancelli del locale, segno di un bill convincente sin dall’inizio.

 

spaziorock festival 2016 - locandina


OVERTURES
Il compito di rompere il ghiaccio è affidato agli Overtures, goriziani che ultimamente stanno accumulando esperienze di rilievo, vista la presenza della band anche sulle assi del Gods Of Metal 2016. Non particolarmente brillanti i suoni per l’inizio del set, con le due coriste, che contendono gli sguardi dei presenti con il cantante Michele Guaitioli, praticamente mute per i primi due brani, prima che la situazione migliori nel finale. Solo quattro pezzi per loro, che comunque dimostrano sicurezza e perizia tecnica notevole, tre dei quali tratti dal nuovo ed interessantissimo “Artifacts”, per una sorta di showcase in forma ridotta. Partiti ad handicap e limitati dai soli venti minuti di durata del set, ma promossi dagli applausi del già numerosissimo pubblico presente.

ELVENKING
Gli Elvenking sono una realtà consolidata da anni, conosciuti ed applauditi dovunque, ma fa sempre piacere constatare quanto siano carichi e vogliosi di ‘spaccare’ ogni volta che salgono su un palco, anche in una posizione nel bill non generosissima. Damna e soci convincono da subito la venue con il magico mondo fatato creato dalle loro composizioni, venue che sostiene il combo di Pordenone cantando e mostrando di conoscere ogni loro brano. “The Scythe” per aprire, la potente “Elvenlegions”, “Moonbeam Stone Circle” e “Grandier’s Funeral Pyre”, davvero coinvolgenti in sede live, l’hit clamoroso “The Divided Heart” e la durissima “The Loser”: sei brani per loro, per una mezzora che il pubblico ha apprezzato moltissimo.

DOMINE
Giunge quindi il momento dei toscani Domine, band che parte della storia del metallo tricolore l’ha scritta davvero. Attacco con qualche problema di suoni sulle note di “Thunderstorm”, problema presto risolto per lasciare spazio agli anthemici brani di Enrico Paoli e soci. Il pubblico è letteralmente in fiamme e scoppia in un boato ad ogni pezzo, accompagnando gli acuti di Morby e le melodie di chitarra e tastiera di Paoli e Iacono. Da brividi l’esecuzione di “Dragonlord”, forse uno dei segmenti che in tutta la giornata vedrà maggiormente la partecipazione dei fan. “Defender”, brano di chiusura, fissa l’asticella ad una altezza davvero improponibile, sarà difficile per chi viene dopo fare meglio dei Domine nel coinvolgere il Live Music Club!

IRON SAVIOR
Una mazzata, ecco cosa sono gli Iron Savior. Ma non lo scopriamo certamente oggi, che Piet Sielck e compagni (variabili) offrono un power metal potente e dall’impatto devastante. Anche per questo ritorno italiano la band non è nella sua formazione ufficiale, con il Paragon Jan Bretram a supportare Piet alla chitarra e l’ex Scanner Patrick Klose alla batteria; ma, come abbiamo visto più volte, quando gli Iron Savior sono on stage, non importa chi stia suonando, l’effetto è grandioso. Tre i brani tratti dal recente “Titancraft”, “Way Of The Blade”, “Gunsmoke” e “Beyond The Horizon”, che ben si sposano con il resto dei pezzi offerti dalla ricca discografia. L’anthemica “Heavy Metal Never Dies” fa cantare tutti i presenti, prima della chiusura sulle note di “Atlantis Falling”; una nuova vittoria italiana per Piet Sielck dopo l’esibizione al Metal For Emergency dello scorso anno.

LUCA TURILLI’S RHAPSODY
Fino a questo momento la puntualità nelle esibizioni è stata rispettata, anche se con qualche minima sbavatura (Overtures e Domine, i primi in anticipo, i secondi in posticipo di cinque minuti), ma il ritardo nella salita sulle assi del Live per i Rhapsody di Luca Turilli comincia a farsi notevole. Il simpatico chitarrista triestino appare in un angolo del palco intento a discutere con i tecnici fino a che, venticinque minuti dopo l’orario previsto, giù le luci e finalmente si parte, con la band che si presenta alla venue con il soprano francese Emilie Ragni ad affiancare da subito Alessandro Conti. Apprezzatissime “Il Cigno Nero” e “Rosenkreuz”, ma è con la doppietta dal repertorio dei Rhapsody Of Fire, “Land Of Immortals” e “Unholy Warcry”, che i fan si scaldano davvero. Da sogno “Tormento E Passione”, con le voci di Conti e Ragni ad intrecciarsi ed ammaliare, per uno dei brani più riusciti nella seconda vita artistica di Turilli, bissato al meglio da “Prometheus”. I Rhapsody suonano alla grande e l’apprezzamento è alle stelle, anche senza gli orpelli cinematici soliti; tocca poi a “Demonheart”, dal secondo futuristico Turilli solista, ma durante questa esecuzione Luca viene richiamato a bordopalco e lo si vede scambiare parole con i tecnici. Tocca a Conti annunciare senza troppi giri di parole che l’esibizione termina qui, con la band che paga il ritardo iniziale con un taglio netto della setlist. Tra i cori a loro favore, i Rhapsody scendono dal palco con applausi meritati.

POWERWOLF
Il palco viene riccamente addobbato perchè è giunta l’ora della funzione religiosa della giornata. ‘Are you ready for a holy heavy metal mass?’, urla ai presenti il cantante Attila Dorn dando il via allo show dei tedeschi Powerwolf. Il pubblico segue incantato ed interagisce al meglio, cantando e gioendo per quello che la band dei fratelli Greywolf sta combinando sullo stage. Brani sontuosi ed una teatralità eccessiva e goliardica per un set che non cede di un millimetro in quanto a potenza per tutta la sua durata. Certo, fa davvero strano ascoltare le linee di basso preregistrate senza vedere nessuno alle quattro corde, ma ci può anche stare. Notevole è, dal punto di vista visivo, la presenza del tastierista Falk Maria Schlegel, quasi più impegnato a supportare Attila nel coinvolgere i fan che a suonare i suoi strumenti (perchè addirittura due sono le postazioni della tastiera sul palco). Ben tredici i brani proposti, con solamente tre estratti, “Army Of The Night”, “Armata Strigoi” e la title track, dall’ultimo “Blessed & Possessed”. Un concerto davvero apprezzato dai presenti oggi al Live di Trezzo, che termina con un gran coro all’indirizzo dei Powerwolf, scesi vincitori dal palco.

STRATOVARIUS
Giunge finalmente l’ora degli headliner di giornata, gli Stratovarius. È con “Speed Of Light” che viene rotto il ghiaccio, con “Eagleheart” a rapido supporto. La venue è calda a sufficienza ed esplode letteralmente quando vengono proposte “Phoenix” ed “S.O.S.”, con il coro ‘save our souls’ che si alza forte nel locale, per poi rilassarsi un minimo con la recente “My Eternal Dream”, forse meno apprezzata dei brani storici; per fortuna si torna prontamente al passato remoto, addirittura a “Fourth Dimension”, dalla quale è pescata “Against The Wind”. La band è come sempre perfetta, precisa, pulita, elegante, e come sempre un tantino troppo fredda, ma questa è una opinione personale di chi vi scrive, salvo Lauri Porra che ogni volta mostra di divertirsi davvero almeno quanto si stanno divertendo i fan. “Will The Sun Rise?” precede l’apprezzatissima “Paradise”, “Shine In The Dark” e “Black Diamond”, che portano alla pausa. I cori ‘Strato Strato’ si sprecano fino a che Kotipelto non torna di fronte al pubblico accompagnato da Jens Johannson e Matias Kupiainen per una intensa “Forever”, cantata a squarciagola da tutti. “Unbreakable”, che forse poteva essere posizionata un poco prima in setlist, conduce quindi al gran finale di “Hunting High And Low”, sulla quale le ultime riserve di voce da parte del pubblico si esauriscono cantando come non ci fosse un domani. Termina così la prima edizione dello Spaziorock.it Festival, una edizione assolutamente vincente per partecipazione ed esibizioni e che ha avuto il merito di puntare su un genere spesso snobbato e, da un decennio almeno, ritenuto secondario…ma che oggi è tornato prepotentemente a farsi sentire. Bentornato power metal!

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