Report di Maurizio ‘morrizz’ Borghi
Low-L Fest è una manifestazione DIY che si tiene a Piacenza ed ospita realtà prevalentemente hardcore e punk rock in pieno territorio cittadino.
Nel centro polivalente Spazio 4.0 sono montati per l’occasione due palchi, qualche stand di merch e distro, un’area area food truck, birra artigianale in un contesto ricco, ben studiato e con ingresso popolare (5€ giovedì, 10€ venerdì e sabato).
C’è anche qualche nome noto del metal italico in cartellone (Cripple Bastards, Fulci e Slug Gore su tutti), ma stavolta la nostra attenzione è catturata da un paio di band hardcore che rendono la serata di sabato un vero e proprio evento: parliamo dei canadesi Get The Shot e soprattutto degli astri nascenti della scena, gli australiani Speed. Dobbiamo spendere parecchi complimenti per i palchi, i suoni curati, la qualità e ricercatezza del bill delle serate, la proposta food e drink di alta qualità, ed in generale la precisione e la professionalità con cui l’evento si è svolto.
Non tutto però è stato perfetto a parere di chi scrive, con due difetti che ci sentiamo di sottolineare: la security sotto palco non era del tutto istruita sulla situazione, infatti qualche manifestazione di mosh davanti al palco principale è stata interrotta bruscamente come inizio di rissa, equivoco comunque chiarito in maniera facile e veloce.
Secondo difetto, in questo caso un po’ più grave, è il palco con transenne a tre-quattro metri, una barriera che per gruppi molto fisici come Get The Shot e Speed – noi eravamo lì soprattutto per loro – ha guastato un po’ la festa, soprattutto durante lo show di questi ultimi.
Ci viene riportato che, mentre le nubi incombono sulla serata, con tutti i servizi meteo che prevedono pioggia al massimo alle 23, la serata di sabato al Low-L si è svolta serenamente, con gli IF I DIE TODAY che non hanno risparmiato le energie urlando il loro post-hardcore nonostante qualche problemino con l’audio e gli ottimi OJNE che hanno incantato i presenti con la loro proposta più screamo e in italiano.
Arriviamo solamente ad evento inoltrato per assistere a un paio di pezzi dei CHEAP DATE, che attraggono sul palchetto secondario una bella fetta dei presenti con un miscuglio tra punk e rock alternativo davvero ben amalgamato e piacevole.
E’ chiaro come la prima mobilitazione totale avvenga per i GET THE SHOT, che si apprestano a suonare in Italia per la seconda volta in carriera dopo un brevissimo set al Never Say Die! 2019. Oggi gran parte dei presenti è davvero assetata e lo spostamento da tutti gli angoli del parco è evidente, andando finalmente a formare un bel colpo d’occhio davanti al palco.
A catalizzare l’attenzione, quando si parla della band originaria del Quebec, è sicuramente il frontman Jean-Philippe Lagace, un vero e proprio uragano che con la sua presenza imponente, il look da palestra e i muscoli gonfi porta avanti lo show praticamente da solo. Dalla prima all’ultima nota infatti è un susseguirsi di braccia roteanti, bicipiti che si flettono, two-step, viaggi sulle transenne per raggiungere le prime file, movenze da wrestler e flessioni (!) sul palco. Quando anche le ampie assi del palco non bastano, eccolo andare in mezzo al circle pit per scatenarsi nell’ennesimo breakdown, o successivamente farsi reggere dal pubblico nelle prime file per concludere una canzone.
Anche con un set più lungo, insomma, la performance del professore di filosofia non cala, e con pezzi che dal vivo risultano semplicemente devastanti – citiamo “Dominant Predation”, “Blackened Sun”, “Deathbound” e “Cold Hearted” – i Get The Shot sono una band totalmente dominante di cui finalmente possiamo godere nella dimensione live.
Il cielo resta minaccioso e mentre nel second stage si esibiscono i DEATH LENS, arriva la mezzanotte.
Gli SPEED sono sul palco puntualissimi, ma l’impressione è che tra Get The Shot e Death Lens si sia accumulato un po’ di ritardo, tanto che dovremo aspettare una ventina di minuti perché lo spettacolo inizi.
La formazione australiana sta bruciando le tappe, tanto che ancor prima dell’album di debutto (previsto per questo luglio) il quintetto si esibisce già da headliner, forte dell’attenzione del mondo intero e delle benedizioni di Post Malone e Travis Barker (vi immaginate cosa vuol dire avere il proprio merchandise indossato da una Kardashian?). La band non sta sbagliando assolutamente niente, quindi l’hype è alle stelle.
All’ultima nota dei Death Lens il frontman chiama velocemente tutti all’appello, non c’è più tempo da perdere. Come abbiamo osservato nei centinaia di video che circolano in rete, in ogni contesto gli Speed sono gli esordienti che incarnano nel modo migliore l’hardcore nel 2024: crudi, spontanei, reali e senza filtri. Sono un concentrato di attitudine ma hanno anche di motivazione e messaggio, veicolato con uno stile e un’energia che pochi possono eguagliare. Anche dopo un set come quello dei Get The Shot, capace di far impallidire davvero chiunque, gli australiani riescono ad alzare il livello mostrando praticamente tre frontman: il principale è Jem Siow, teso energico e coinvolgente. Durante il breve set però prendono il sopravvento anche l’imponente chitarrista Dennis Vichidvongsa, che si scambia brevemente il ruolo col cantante, ed il fratello di Jem, il bassista Aaron, che prende le luci della ribalta come fatto prima dal chitarrista, prodigandosi anche in svariate mosse di hardcore dance.
L’azione sul palco è costante e tra salti, calci e two step c’è un movimento ed un’energia che raddoppiano l’impatto di quella musicale. I brani, tra l’altro, gli Speed li hanno eccome, su tutti la hit contemporanea “The First Test”, con il suo assurdo breakdown col flauto traverso (suonato dal vivo!) e l’inno contro l’odio razziale “Not That Nice”. Pur non avendo inventato assolutamente niente, è palpabile che Sydney abbia sintetizzato l’hardcore band perfetta, che non sta sbagliando un colpo e che promette di continuare a cavalcare l’onda nel prossimo disco “Only One Mode”.
L’hardcore vive anche dello scambio diretto col pubblico però, così spiace vedere in una manifestazione DIY, organizzata e concepita da persone della scena, delle transenne lontanissime dal palco che impediscono, di fatto, gran parte della festa e della caratterizzazione di un live set che fa affidamento in gran parte sul pubblico. Niente invasioni di palco quindi (tranne quella di una persona che si è trattenuta fin troppo), niente stage dive, niente crowd surfing, a scalfire una performance altrimenti perfetta.
Poco dopo la mezz’ora purtroppo lo show finisce, probabilmente per orari imposti e ritardi accumulati in precedenza, ma non si può dire che gli Speed non abbiano confermato tutte le aspettative, gli dei dell’hardcore tra l’altro hanno graziato Piacenza risparmiando ai presenti il temporale annunciato. Non vediamo l’ora di rivederli, consapevole che, anche nel futuro prossimo, la nuova ondata hardcore passerà dagli Speed.