Report di David Scatigna
Steve Hackett è tornato in Italia per una serie di quattro date del tour “Genesis Greats – Lamb Highlights & Solo”, che ha toccato le città di Bologna, Padova, Milano e Torino.
In un capoluogo lombardo autunnale, Steve Hackett ha portato la sua maestria musicale sul palco del Teatro dal Verme, offrendo ai presenti una serata indimenticabile, sospesa tra passato e presente. L’ex chitarrista dei Genesis ha deliziato il pubblico con un repertorio che ha saputo bilanciare le sue composizioni soliste e i brani più amati dell’epoca Genesis; vediamo insieme come è andata.
Come da tradizione per i suoi concerti, la serata si è divisa in due parti: la prima ha visto protagonista il recente lavoro solista di STEVE HACKETT, con brani tratti dal suo ultimo album, “The Circus and the Nightwhale”.
Il concerto è infatti iniziato con il treno di “People of the Smoke” per proseguire con “Circo Inferno” e “These Passing Clouds”. A questo punto Hackett, attento nel voler creare un legame diretto con la sua platea italiana, ha cercato di intrattenere i presenti, parlando anche in italiano, sforzo che è stato accolto con grande entusiasmo dal pubblico e che ha portato all’esecuzione di uno dei brani di punta della carriera di Hackett, “The Devil’s Cathedral”, eseguita in maniera maestosa da tutta la band.
Dopo una breve pausa, Hackett e la band sono tornati sul palco per la seconda metà dello show, interamente dedicata ai capolavori dei Genesis.
In omaggio al cinquantesimo anniversario dell’album “The Lamb Lies Down on Broadway”, Hackett ha regalato al pubblico una selezione accurata dei brani più famosi. Questo secondo inizio ha scatenato una vera e propria ovazione, mentre brani come “The Chamber of 32 Doors”, “Lilywhite Lilith” e “The Carpet Crawlers”, hanno tenuto il pubblico in un silenzio reverenziale.
La pedana rialzata sul palco è stata sfruttata appieno da Nad Sylvan, salendo letteralmente ‘in cattedra’: con il suo timbro caldo e profondo ha fatto valere le sue doti canore e la spaventosa somiglianza con la voce di Peter Gabriel; dal canto loro, tutti gli altri musicisti hanno contribuito a rendere la serata perfetta: Roger King ha riprodotto fedelmente i suoni dei Genesis con le proprie tastiere, Jonas Reingold ha catturato e fatto suo lo stile di Mike Rutherford, mentre Rob Townsend ha aggiunto il suo tocco con gli assoli di sassofono.
La scenografia, semplice ma efficace, ha giocato un ruolo importante nel valorizzare ogni momento dell’intero concerto; da segnalare in particolare il lavoro alle luci, attentamente orchestrate, capace di creare giochi suggestivi sulle pareti del teatro, accompagnando in modo magistrale l’atmosfera dei brani e avvolgendo il pubblico in un’esperienza visiva oltre che musicale.
Il finale dello show ha rappresentato un tuffo nel cuore dei fan storici di Hackett e dei Genesis: l’esecuzione di “Dancing with the Moonlit Knight” ha emozionato il pubblico, mentre “The Cinema Show” ha reso omaggio al lato più poetico. L’apice è stata raggiunta con “Firth of Fifth” con Hackett che ha eseguito il leggendario assolo di chitarra in modo magistrale, risvegliando in tutti i presenti il ricordo del suono inconfondibile dei Genesis.
Con l’encore si è avuto anche un momento energico grazie alll’assolo di batteria di Craig Blundell, che ha preparato il terreno per “Los Endos”: la conclusione perfetta di una serata eccezionale, in cui Hackett ha confermato la sua abilità nel far rivivere la magia del passato, arricchendola con nuove sfumature che hanno conquistato il pubblico.
I fan hanno lasciato il Teatro dal Verme con la sensazione di aver vissuto una serata indimenticabile, un tributo autentico e profondo a una delle epoche più amate del rock progressivo.