A cura di Gennaro “DJ Jen” Dileo
L’esibizione dello storico chitarrista dei Toto è un evento a dir pocoimperdibile per chiunque apprezzi la musica di qualità indipendentemente dalgenere proposto. Nel comunicato stampa diffuso pochi giorni prima del concerto,Steve ha preannunciato uno show speciale incentrato su brani rari e meno noti,lasciando da parte per questa occasione le evergreen della band americana.Metalitalia.com non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione di assistere ad unoshow basato su una setlist atipica che ci regalerà ben più di una sorpresa…
STEVE LUKATHER
Scoccano le 21:30, il club è affollato da un consistente numero di fandi ogni età e cultura musicale, in spasmodica attesa di vedere comparire sulpalco un artista che negli ultimi trent’anni ha contribuito a scrivere lepagine più belle del rock melodico . Il riff sincopato di “Darkness In MyWorld” – brano tratto dal suo ultimo album solista “All’s Well ThatEnds Well ” – ci presenta sul palco una band affiatata, che nelle due oreabbondanti dello show si è resa protagonista di una performance mozzafiato.Emozioni e virtuosismi vengono fusi al tempo stesso con disarmante semplicità,grazie ad un lavoro di squadra eccellente a cura del pirotecnico batterista dicolore Eric Valentine, abilissimo nel dare vita a dinamiche di batteria chespaziano dalla fusion più suadente alle tonanti rullate tipiche dell’hard rock,della bassista Renee Jones spesso impegnata nei cori ed del virtuosotastierista Steve Weingart, che vanta collaborazioni deluxe con gente delcalibro di Dave Weckl e Tony MacAlpine. Con tutto questo ben di dio sul palco,il buon Steve ha intelligentemente evitato di fare la prima donna, lasciando lapiena libertà a tutti i componenti di esprimere tutte le proprie qualità, comenel caso della jam session durata oltre dieci minuti, nella quale il team ci hafatto sognare, attraversando tutti i confini ed i colori della musica di qualitàmiscelando fusion, progressive, blues e rock. Da pelle d’oca il rifacimento di”While My Guitar Gently Weeps” dei The Beatles, lenta e sinuosa neldoppio cantato con la voce soul di Renee Jones ed esaltata dal fluido guitarsolo di Lukather, distante anni luce dal pianto lento e passionale di EricClapton. Non poteva mancare in scaletta “Song For Jeff”, dedicata alcompianto batterista dei Toto, anche se la vera e propria chicca della seratarisponde al nome di “Tears Of My Own Shame”, un blues rock lento e altempo stesso carico di energia che paga il dazio a Jimi Hendrix, omaggiatonella coda con un estratto di “Little Wing”. Il rock energico di”Flash In The Pan” congeda apparentemente la band, ma a sorpresarientra sul palco il solo Steve imbracciando la sua chitarra acustica perinterpretare la malinconica ballata “The Road Goes On”, tratta dalsottovalutato “Tambu” dei Toto, e notiamo con piacere che tra ilpubblico nessuno ha rumoreggiato per l’assenza di “Africa”,”Pamela” o “Hold The Line”. Questa sera nessuno ne hasentito il bisogno…