23/04/2019 - STICK TO YOUR GUNS + BEING AS AN OCEAN + COUNTERPARTS + NASTY + GET THE SHOT @ Legend Club - Milano

Pubblicato il 03/05/2019 da

A cura di Maurizio ‘Morrizz’ Borghi

In un periodo in cui l’Europa è pervasa di package hardcore fortissimi, che convergeranno nell’Impericon Festival per poi esplodere nuovamente in mille date continentali, una seconda piccola intersezione avviene al Legend Club di Milano, dove gli Stick To Your Guns con degli opener alquanto rissosi (Nasty e Get The Shot) vengono uniti ad un tour decisamente più melodico e di grandi vedute, quello di Counterparts e Being As An Ocean. Un piccolo Never Say Die potremmo scrivere, affollato ed eterogeneo quanto basta. A vedere la coda fuori dal Legend Club, ad orario apertura, l’accoppiata può essere ritenuta vincente…


GET THE SHOT
Essendo la prima volta che riusciamo a vedere i Get The Shot dal vivo, c’era un po’ di timore che quanto promesso nei primi tre capitoli discografici potesse non essere rappresentato degnamente on stage. Con piacere constatiamo che è forse il contrario! I canadesi settano da subito la qualità delle esibizioni a livello altissimo, col frontman Jean-Philippe Legace ad animare un Legend già bello pieno: è lui l’MVP della formazione che, infoiato, si pone con movenze da wrestler salendo sulle transenne, flettendo i muscoli, abbaiando (!) e mimando sul girovita la cintura di ‘hardcore champ’ che idealmente si merita. Ottima prova anche per il resto della band, capace di contagiare tutti coloro con cui vengono in contatto per la prima volta. Un set divertentissimo che mischia groove, potenza e velocità, un pizzico di death, thrash e beatdown: ce n’è per tutti i gusti insomma, siamo sicuri che sentiremo ancora parlare di loro.

NASTY
E’ un po’ che i Nasty saltano la tappa italiana nei loro incessanti tour per Europa e resto del mondo. Di sicuro a Milano non li vediamo dal 2016, un anno prima della più recente pubblicazione “Realigion”. Dopo la mazzata Get The Shot, il pubblico sembra essersi distratto: ci vogliono due o tre pezzi per radunare i presenti e tirare in mezzo anche il pubblico occasionale, per poi dedicarsi alla solita terribile carneficina. I re indiscussi della scena beatdown non hanno perso lo smalto, e pezzo dopo pezzo mettono in scena la loro indicibile violenza riff su riff, breakdown su breakdown, senza soluzione di sosta. Solo Matthi poteva reggere senza sforzi il confronto con chi l’ha preceduto: eccolo ancora una volta esibirsi nei balli e nelle smorfie tipiche del proprio folle personaggio, mastodontico come sempre, con l’inchiostro che sale dal collo riempiendo ormai tutta la nuca. I fan di Counterparts e Being As An Ocean sono comprensibilmente frastornati, mentre un ghigno beffardo si dipinge sui componenti del gruppo quando la sala è presa inesorabilmente in pugno. Ineluttabili.

COUNTERPARTS
Il contrasto tra i primi due gruppi e i Counterparts è decisamente aspro: pur nei confini del mondo hardcore, la band si è contraddistinta come uno dei nomi più caldi in circolazione per la propria onestà ed apertura mentale, dimostrando di avere un proprio stile ed una propria attitudine suggellata evento dopo evento. Dopo violenza e distruzione il Legend è inondato da una carica di positività: sin dall’iniziale “No Servant of Mine”, la band si connette col proprio pubblico e ne condivide passione ed ansie, in un continuo scambio di energia suggellato, nel finale, dall’ormai obbligatoria invasione di palco. Se il gruppo si dimostra eclettico e preparato, è il frontman Brendan Murphy a farla da padrone, riuscendo in maniera abbastanza naturale ad unirsi ai propri sostenitori. La setlist è ovviamente sbilanciata verso l’ultimo “You’re Not You Anymore”, che viene riproposto in sede live in maniera vincente.

BEING AS AN OCEAN
In tour con gli Stick To Your Guns giusto un paio d’anni fa, i Being As An Ocean sono passati recentemente dalle nostre parti come headliner dell’Impericon Never Say Die: uno spot importante che la dice lunga sulla posizione che i californiani sono stati in grado di ritagliarsi all’interno della scena, grazie ad una continuità ed una progressione invidiabile che hanno valso loro il rispetto di pubblico, band ed addetti ai lavori. Certo, il loro post-hardcore è lontanissimo dalle formazioni che hanno aperto le danze, ma saremmo ciechi a non ammettere che gran parte dell’audience – tra cui un numero di ragazze decisamente superiore alla norma – è presente proprio per loro. Per chi non li conosce, di hardcore è rimasto un retaggio, a farla da padrone è l’emotività espressa da un appassionato Joel Quartuccio, che tra spoken word ed urla non si fa problemi a scendere in mezzo agli astanti mentre il gruppo si perde tra le note, quasi ad occhi chiusi. Anche se gran parte della scaletta è presa da “Waiting For The Morning To Come”, album che rappresenta appieno questi BAAO di successo, il finale è “The Hardest Part Is Forgetting Those You Swore You Would Never Forget”, a dimostrare che i Being As An Ocean non ha dimenticato l’esordio “Dear G-d”. Non per tutti probabilmente, di sicuro un successo.

STICK TO YOUR GUNS
Headliner della serata sono, meritatamente, gli Stick To Your Guns. Una formazione che passo passo, sotto la guida e la dedizione di Jesse Barnett, si è ingrandita e si è sviluppata con il supporto di pezzi importanti come Josh James (Evergreen Terrace, 18 Visions) e Chris Rawson (Walls Of Jericho). Una formazione che ha sempre lavorato duramente, macinando date su date, con umiltà e perseveranza prettamente hardcore e una versatilità che li riesce ad affiancare facilmente tanto ai Terror quanto ai Being As An Ocean. Niente merch appariscente, niente video ricercati, niente cafonate: Jesse Barnett percorre il palco nervosamente, schivando gli occhi del pubblico, fino a quando deve portare il microfono alla bocca e, concentrato, si dedica anima e corpo a sputare il messaggio, con tutta l’energia che ha addosso. I suoi discorsi su rispetto ed empowerment sono ragionati e sentiti e con una doppietta come “What Choice Did You Give Us?” e “We Still Believe” ad inizio concerto è difficile non essere travolti dalla loro esibizione. L’ispirazione e la speranza che irradia la formazione di O.C. rende tutt’uno il pubblico che, tra cori e breakdown, svuotato di rabbia e tristezza, viene percorso dall’energia degli STYG. Ne hanno fatta di strada, i ragazzi, e vederli ancora a questi livelli ci convince che probabilmente abbiamo davanti i prossimi leader della scena.

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