16/02/2003 - Stone Sour + Saliva @ Alcatraz - Milano

Pubblicato il 05/07/2003 da

A cura di Motley 77

Devo ammettere di aver avuto una certa curiosità nell’avvicinarmi a Corey Taylor, che si è presentato senza gli altri otto compagni di viaggio classici e senza maschera, senza tuta da lavoro, ovvero senza la maggior parte di quei fronzoli che lo hanno accompagnato negli ultimi anni. Ma andiamo con ordine: le danze vengono aperte dagli onesti, seppur debolucci e scontati, Saliva, che in circa trenta minuti esauriscono il tempo a loro dedicato e se ne vanno… tanto meglio, perché sul palco la band sembrava dedita più che altro ad impressionare il pubblico che a suonare la propria musica.

STONE SOUR

Alle 22 in punto si abbassano le luci ed entrano in campo gli Stone Sour, che per iniziare scelgono la song “Get Inside”, e fin dai primi minuti risulta evidente che il poco numeroso pubblico accorso per l’occasione (circa cinquecento persone) è lì solo ed unicamente per il cantante, per il suo carisma davvero impressionante. La mia curiosità, più che per la musica, nasceva dalla semplice domanda: “sarà in grado Corey di tenere il palco senza la complessità della musica che gli Slipknot generavano alle sue spalle?”. Beh,  la risposta è senza dubbio affermativa! Ci riesce benissimo! Il suo costante e impeccabile dialogo con il pubblico gioca un ruolo fondamentale nella costruzione del legame tra chi è SOPRA il palco e chi sotto, e a questo aggiungiamo il fatto che la band suona in maniera molto più energica e vitale di quanto non faccia sull’album che, secondo il mio modesto parere, in effetti risulta alquanto rallentato e sonnolento in più punti. Una ad una, quindi, vengono liberate nel locale le varie “Monolith”, “Orchids”, “Take A Number”, fino a raggiungere il culmine dello show, quando Corey Taylor imbraccia la sua chitarra acustica per restare solo sul palco ed intonare “Bother”, per la quale il pubblico sente la necessità di cantare, strappando un sorriso al singer. Lo show ora volge al termine, uno show il cui organico constava di un solo album e della certezza che non ci sarebbero state song degli Slipknot a riempire la tracklist, un organico del resto sufficiente a non lasciar nascere speranze di un live di due ore… ragion per cui, dopo aver sparato le ultime cartucce, la band chiude con l’energica “Tumult” e si congeda, certa di aver suonato un buon concerto di fronte ad un pubblico coinvolto ed ammirevole.

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