Serata intensa in quel di Vicenza, dove il CS Bocciodromo ospita un’alleanza belligerante e rumorosa a base di hardcore, sludge, metal e non solo. L’occasione è il release party del nuovo disco degli Stormo, “Endocannibalismo”, serata organizzata dal Trivel Collective e Bloop Events; il quarto full-length dei veneti mostra una band in forma, dove la natura post-hardcore del quartetto riluce di fulgenti atmosfere metalliche, le cui spigolose asperità, riproposte in sede live, portano la band a un livello di consapevolezza ormai indiscutibile.
Del resto una buona quindicina d’anni di attività sono ben evidenti nell’affiatamento che vedremo sul palco; a fare da compagni per questa serata troviamo i Wojtek, altra band che macinerà un’impietosa dose di violenza sul variopinto e abbondante pubblico, accorso anche da fuori città per l’occasione. L’atmosfera è piuttosto festosa, e quando entriamo nella sala concerti del Bocciodromo hanno appena iniziato gli Stegosauro, intenti a presentare il proprio emo/math rock ad una platea già abbastanza folta, che sembra apprezzare la proposta della relativamente giovane formazione, mentre purtroppo non siamo riusciti ad arrivare in tempo per assistere all’esibizione dei Norman Bates. Ecco com’è andata.
Come dicevamo nell’introduzione, gli STEGOSAURO stanno suonando di fronte ad un’abbondante cinquantina di persone, decisamente bendisposte dall’attitudine sbarazzina del gruppo veneto, a suo agio sul palco nello sciorinare un eclettico mix di parti veloci, chitarre liquide e una discreta coesione di fondo. Ci restano impressi una serie di ottimi passaggi all’interno dei brani, e in generale l’atmosfera di rilassatezza e divertimento con cui la band si propone, attitudine che sembra fare breccia tra gli astanti: tra un sample tratto dalla parodia veneta di Rambo (“Ramboso”, una perla kitsch che ogni buon veneto potrebbe recitare a memoria) posta ad introduzione di un brano o una cover non canonica di “Paranoid”, percepiamo una goliardia apparentemente volta a sviare le intenzioni serie del gruppo, padrone in realtà della propria tecnica e coadiuvato da suoni più che buoni.
I nostri escono tra gli applausi, in attesa del cambio di registro operato dai WOJTEK. I padovani puntano su un altro approccio e non intendono lasciare prigionieri, gettando, su una platea ora più gremita, il proprio devastante sludge/doom metal. Non c’è un secondo di respiro da quando viene dato il via alle danze, e in effetti in parallelo alla musica si incendia anche qualche fiammella di pogo che si protrarrà per tutta l’esibizione, non facendo mancare qualche sporadico stage diving. Anche qui salta all’occhio un affiatamento evidente, figlio di una chiara abnegazione alla propria causa; si respira aria di sala prove, di date macinate, e fa piacere vedere un risultato così compatto e professionale. La musica dei Wojtek sa essere caotica ma in maniera controllata, e va detto che i suoni anche in questo caso fanno la loro parte nel permetterci di distinguere, pur all’interno di un uragano sonoro, le composizioni della band, che nella loro versione live guadagnano una certa leggiadria rispetto alla controparte in studio. Scendono dal palco tra gli applausi, e un po’ tutti vanno a prendere una meritata boccata d’aria.
Il tempo di un veloce cambio palco e un line-check, e poi tocca agli STORMO prendere il controllo del palco. Abbandonate le parentesi graffe all’interno del logo e tornati nei negozi con il nuovo “Endocannibalismo”, album che funge da casus belli per la serata, i ragazzi di Feltre si presentano senza troppi indugi su di un palco che resta asettico, in termini di arricchimenti scenici – praticamente assenti – e consapevoli del proprio ruolo di headliner, nonché di nome con un posto ben chiaro e riconosciuto nella scena post-hardcore tricolore.
Il nuovo album, come detto, getta un’ombra più aggressiva, forse, sulla proposta degli Stormo, tuttavia le atmosfere malinconiche che connotano la proposta della band da sempre non vengono a mancare, e anche nella loro accezione live sono ben presenti tra una sfuriata e quell’altra. I brani si alternano tra istintiva ferocia e un sobillante disincanto, non senza una dose di malinconia che fa parte dei connotati del gruppo. Nemmeno a dirlo, il pubblico delle prime file si lascia trasportare dalla situazione, pogando per quasi tutta la durata dell’esibizione, con qualche stage diving e un’atmosfera chiassosamente positiva, laddove i musicisti macinano i brani del nuovo disco impietosamente e con bravura, non lesinando in alcun modo energie con una prova anche fisica molto intensa, culminante col bagno di folla di Luca Rocco, che urlando al microfono non è stato fermo un istante e anzi ha saputo utilizzare gli spettatori delle prime file a mo’ di amplificatori della propria necessità espressiva.
Come detto, le canzoni dal vivo sono ancora più simili a stilettate, e anche qui i suoni fanno un egregio lavoro di accompagnamento dell’esibizione, che culmina dopo una quarantina di minuti di rasoiate metalliche, atmosfere screamo e claustrofobia sludge, facendo uscire la band tra gli applausi e le orecchie fischianti dei presenti.
Tirando le somme, quella andata in scena in un sabato di fine febbraio è stata una serata che conferma la buona salute di un pezzo di underground tricolore, sia a livello artistico che di seguito, e la cosa fa sempre piacere, visto anche l’evolversi di una ‘scena’ (in generale, non solo di una band) che cresce – anche anagraficamente – in parallelo alle evoluzioni stilistiche dei vari protagonisti creando legami, a voler essere romantici, quasi ‘familiari’ tra pubblico ed artista. E c’è chi sostiene che in provincia non succeda mai niente di che!