28/10/2023 - STRATOVARIUS + SONATA ARCTICA + INDUCTION @ Alcatraz - Milano

Pubblicato il 02/11/2023 da

Una serata in cui sono le decisioni difficili a farla da padrone, quella di sabato 28 ottobre, per tutti coloro che apprezzano la buona musica metal in sede live: da una parte l’evento black metal con Impaled Nazarene e compagnia varia dalle parti di Torino, da un’altra la serata heavy/thrash con i Destruction in veste di demolitori dello Slaughter Club e, infine, un trittico godibilissimo per tutti gli amanti del power metal in quel dell’Alcatraz. In questa sede vi parliamo proprio di quest’ultimo evento e del sold out ottenuto sul palco principale del celebre locale milanese da ben tre formazioni appartenenti al più sognante tra i filoni della nostra musica preferita. In apertura troviamo i giovani Induction, seguiti dai più controversi finlandesi Sonata Arctica e infine dagli Stratovarius che negli ultimi anni raramente abbiamo visto dinnanzi a un pubblico così numeroso, fatta eccezione per i grandi festival, ovviamente. Un risultato dunque più che confortante, che conferma quanto il power metal sia ancora un genere popolare, dalle nostre parti e non solo.

Gli INDUCTION sono a tutti gli effetti una delle giovani realtà più promettenti in ambito power metal e, considerando che la mente dietro al progetto è quella del talentuoso Tim Hansen, le nostre speranze nei confronti di questa realtà sono vivide e concrete. Chiaramente la posta in gioco è molto alta, a causa della pesante eredità con cui il ventiquattrenne chitarrista tedesco deve fare i conti ogni giorno, trattandosi del figlio di quel Kai Hansen che con gli Helloween ha, di fatto, dato vita al power metal europeo per come lo conosciamo.
Inoltre, la line-up con cui la band si presenta oggi non è quella ufficiale, tant’è che notiamo l’assenza del chitarrista Marcos Rodriguez (ex Rage) e del cantante Craig Cairns (Tailgunner), sostituiti da due figure comunque di relativo rilievo come George ‘Heerian’ Thanasoglou (Orion’s Reign) e il nostro concittadino Antonio Calanna (All For Metal). Entrambi, fortunatamente, svolgono il proprio incarico in maniera impeccabile e con tutto il trasporto del caso, valorizzando una scaletta decisamente troppo corta, ma più che sufficiente a far drizzare le antenne a moltissimi appassionati presenti, come ben confermato dalla partecipazione calorosa e dalla quantità notevole di magliette e vinili acquistati a fine serata. A nostro modo di vedere, i pezzi degli Induction funzionano benissimo dal vivo e su disco, e riteniamo si tratti di un ottimo esempio di ciò che serve al power metal per continuare a rilanciarsi, in particolare “Fallen Angel”, “Go To Hell” e  la conclusiva “Queen Of Light”. Ci dispiace solo che i brani selezionati provengano solo dal secondo full-length “Born From Fire”, ignorando completamente l’omonimo esordio e il recente EP “The Power Of Power”, in cui figurano due inediti. A questo punto, ci auguriamo che il tempo favorisca la completa maturazione di questa band, sia in studio che dal vivo.

Qualche gioia e alcuni dolori invece per lo show dei SONATA ARCTICA, che ancora una volta non riescono a convincerci completamente in merito alla loro attuale condizione di forma, anche se notiamo con piacere alcuni miglioramenti rispetto alle volte più recenti, soprattutto sul versante della scaletta selezionata. Ma andiamo con ordine. L’inizio è quanto di più fiacco ci si potesse aspettare, con una “Closer To An Animal” del tutto avulsa al ruolo di opener di un concerto metal, senza contare che i responsabili del reparto luci sembrano essersi letteralmente scordati del proprio lavoro, considerando che l’atmosfera on stage rimane statica e senza alcuna variazione scenica per parecchi minuti, con un risultato ulteriormente deleterio per la buona partenza dello show.
Fortunatamente, proseguendo con la setlist si percepisce un aumento nella grinta generale, così come nell’efficacia dei brani proposti, oltre che in una migliore gestione degli effetti di scena, anche se per iniziare a godere bisogna armarsi di pazienza: i classici come “Black Sheep” e “Broken” piacciono, ma risultano ancora troppo poco energici, a differenza della nuova e rapida “First In Line”, che continua a farci ben sperare per il prossimo disco.
A tal proposito, nonostante l’indubbio piglio di pezzi come “Paid In Full” e “Replica”, avremmo comunque gradito una maggiore presenza di fasi movimentate anche nella prima metà dello show, che finalmente inizia a decollare poco dopo, anche e soprattutto grazie a “8th Commandment” e “FullMoon”. La vera sorpresa tuttavia è “The Cage”, che riesce a saziare la nostra fame di doppia cassa. Purtroppo ci sono parecchi inciampi in ambito vocale, dato che il buon Tony Kakko continua ad apparirci con poco fiato e dalla presenza scenica non molto accattivante, anche per via del suo look dall’aria ‘casuale’; senza contare i suoi lunghi monologhi su argomenti come la natalità, con diversi esempi che definiremmo al limite del cringe.
Malgrado ciò, come già accennato nelle prime righe, possiamo dire che i Sonata Arctica abbiano portato a casa lo show con un risultato comunque gradevole, e ci auguriamo che il loro apparente ritorno in territorio power metal con tutti i crismi possa concretizzarsi nel corso del 2024.

Dopo la loro fallimentare calata in terra italica di supporto agli Iron Maiden, finita dopo mille problemi coi trasporti nell’esecuzione di due soli pezzi, con gli strumenti funzionanti solo in parte, c’è invero molta attesa per l’esibizione degli STRATOVARIUS in veste di headliner, e questo trova conferma nell’enorme fomento presente tra le mura di un Alcatraz pienissimo di estimatori urlanti.
L’inizio è affidato alla opener e title-track dell’ultimo album, “Survive”, che ci conferma la notevole ispirazione che Timo Kotipelto e soci hanno riposto in un album tra i nostri preferiti dello scorso anno. Dal vivo i nuovi pezzi risultano infatti appassionanti e dalla notevole capacità di coinvolgimento, in particolar modo “Broken” e la bellissima “World On Fire”,  grazie alla quale persino gli scettici sembrano sciogliersi. Per il resto, lo show è esattamente quello che volevamo da questi miti finnici: una dose di power metal elegante e di classe, suonato benissimo ed interpretato ottimamente dal simpatico ed iconico frontman, che all’inizio sembra faticare nelle fasi più tecniche, ma che, dopo essersi scaldato e aver dato modo ai suoni di attestarsi sui giusti livelli, riesce a schivare ogni critica.
Inoltre, è bello notare che noi italiani sappiamo sempre come farci riconoscere, considerando la voglia irrefrenabile di moshpit che si impossessa degli astanti all’avviarsi delle immancabili “Eagleheart” e “Paradise”, ma ancora di più in concomitanza di smitragliate divenute ormai storia come “Speed Of Light” e “Black Diamond”, sulle quali tutto inizia a tremare come se fossimo ad un concerto thrash metal; per non parlare di “Father Time” e del sapiente medley strumentale composto da “Stratosphere” e “Holy Light”.
Non bastano gli schiamazzi e le lamentele di alcuni estimatori, contrariati da questa deriva più movimentata, ad intaccare il buon esito di una serata che culmina in un encore composto non da due, ma da ben tre pezzi, inclusa la ballad “Forever” e la ancora recente “Unbreakable”, che tuttavia funge quasi da antipasto per la prevedibile conclusione affidata ad “Hunting High And Low”, per la gioia di ciascuno dei presenti in sala.
Sono in diversi a credere che il power metal sia un genere ormai appassito, ma sono le serate come questa a ricordare a tutta la scena dell’immenso valore che questo genere possiede, così come della sua capacità di attirare fiumane di gente vogliosa di tornare a casa con un sorriso larghissimo stampato in faccia, esattamente com’è successo a noi, qui consci di aver assistito ad una delle migliori esibizioni italiane degli Stratovarius degli ultimi anni.

Setlist:

Survive
Eagleheart
Speed Of Light
Paradise
Broken
Winter Skies
World On Fire
Stratosphere/Holy Light
Father Time
Frozen In Time
Black Diamond
Forever
Unbreakable
Hunting High And Low

INDUCTION

SONATA ARCTICA

STRATOVARIUS

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