17/06/2018 - SUFFOCATION + GENUS ORDINIS DEI + BLASPHEMER + PERFIDIOUS @ Legend Club - Milano

Pubblicato il 22/06/2018 da

Report a cura di Roberto Guerra

Dopo aver visto dal vivo l’ultima volta i Suffocation insieme ai Venom Inc. in quel di Brescia, è arrivato il momento di assistere a uno show in veste da headliner da parte di una delle band più importanti e rappresentative del death metal più tecnico e brutale. Trattandosi di una delle serate a nome Rock In Park, la location selezionata è naturalmente il Legend Club di Milano, il quale negli ultimi anni sta dando conferma di rappresentare una delle mete più attive in territorio lombardo per quanto riguarda la musica dal vivo. Di supporto alla storica band americana troviamo tre realtà nostrane sempre accostabili al death metal, ognuna con le proprie sfaccettature e caratteristiche personali. Per quanto riguarda l’affluenza, il livello raggiunto si rivelerà più che discreto anche se, tanto per cambiare, forse ci saremmo aspettati qualcosa di più. Ringraziamo ovviamente Rocker Sound Agency e il locale stesso per averci accolti, come sempre. Buona lettura!

 


PERFIDIOUS

Un inizio serata all’insegna del death metal più tradizionale e blasfemo, come si può evincere anche dalla croce rovesciata posta al centro del palco, in compagnia dei Perfidious, i cui membri tuttavia non hanno certo bisogno di presentazioni per chi bazzica un pochino la scena underground estrema del Nord Italia: ad esempio, troviamo Davide Ricciuti alla voce, noto per la sua militanza in band come i Methedras e gli Onirik, e Gigi Corinto al basso, anch’egli noto per la sua presenza all’interno di numerose formazioni quali Ira, Expired e Irreverence. La breve setlist pesca principalmente dal loro recente e attualmente unico full-length intitolato “Malevolent Martyrdom”, e l’effetto risulta sin da subito piacevole e assolutamente indicato per dare il via a una serata a base di headbanging e violenza musicale, elementi che di certo non sono mancati in questa breve mezzoretta che, anche per questo, possiamo promuovere senza particolari ripensamenti. L’unica nota dolente è rappresentata dal comparto sonoro, decisamente troppo grezzo e penalizzante per la perfetta resa delle singole parti, che in questo modo in alcuni determinati punti risultano non del tutto ben amalgamate e definite; ma si tratta di una problematica che fortunatamente verrà risolta in tempi brevi.

BLASPHEMER

Carichiamo la componente brutal con i più navigati Blasphemer, anch’essi non propriamente degli sconosciuti se si parla di quel sottobosco estremo cui abbiamo accennato poco fa: il chitarrista Simone Brigo (ora anche nei Beheaded) tiene in piedi la formazione da ben vent’anni e i suoi attuali compagni non sono comunque propriamente degli sconosciuti, in particolar modo il frontman Claudio De Rosa che, oltre ad aver militato in numerose formazioni, è noto soprattutto per il suo apprezzato lavoro come tatuatore. La musica dei Blasphemer è quanto di più brutale e blasfemo si possa volere, dritta al punto con brani piuttosto brevi e non particolarmente ricchi di spunti tecnici, ma decisamente possiamo dire che non ce n’è bisogno in una proposta simile. Anche il loro show è piuttosto breve, incisivo e sprovvisto di punti morti, il che permette ulteriormente ai presenti di continuare a scaldarsi in vista di ciò che verrà dopo, in questo caso con dei suoni decisamente più curati rispetto a chi li ha preceduti.

GENUS ORDINIS DEI

Facciamo ora una deviazione in un territorio del tutto differente rispetto a quello predominante per questa serata, con una delle formazioni più interessanti emerse negli ultimi anni all’interno del panorama italiano più tendente alle sonorità moderne e contaminate. I Genus Ordinis Dei sono infatti dediti a una sorta di death metal dalle forti connotazioni sinfoniche, il che potrebbe fare la gioia di tutti gli estimatori di realtà affermate come i vari Fleshgod Apocalypse, Septicflesh et similia, con in più una spruzzata di groove in stile Lamb Of God, in particolar modo per quanto riguarda la voce del frontman Niccolò Cadregari. Il loro recente album “Great Olden Dynasty” sta godendo di un discreto successo di critica e pubblico e naturalmente la setlist mira a enfatizzarne ulteriormente l’efficacia e la potenza alle orecchie di tutti coloro in possesso di mentalità sufficientemente ampia per apprezzarle, nonostante si tratti di un genere piuttosto diverso rispetto a quello proposto dalle altre band. A noi lo show piace e convince sin dall’inizio e anche tra una folta schiera di presenti il gradimento sembra diffondersi, soprattutto nei momenti più cantabili ed evocativi, oltre ovviamente a quelli in cui è obbligatorio far andare i capelli. Più che buona anche la presenza scenica del sopracitato frontman e quella del suo collega al basso Steven Olda, che intrattiene in maniera più che adeguata il pubblico con le sue espressioni e la sua mobilità on stage. Siamo rimasti un po’ delusi per l’assenza di un cavallo di battaglia come “Cold Water” dalla scaletta, ma siamo sicuri che la band accoglierà la critica e provvederà a mantenerla presente negli show futuri. Scritto questo, facciamo un applauso a una formazione che non ha avuto timore di esibirsi, nonostante le evidenti differenze stilistiche, e prepariamoci al massacro ad opera del piatto forte della serata.

SUFFOCATION

L’arrivo di Terrance Hobbs e compagni sul palco è accolto con l’entusiasmo che merita, anche se si sente sempre un po’ la mancanza del buon Frank Mullen dietro al microfono, senza ovviamente nulla togliere a Ricky Myers il quale, oltre a rendere benissimo i pezzi dei Suffocation, è anche un discreto animale da palco e lo dimostrerà più volte anche in questa occasione. La scaletta scelta è fortemente incentrata sull’ultimo album “…Of The Dark Light”, anche se non mancano ovviamente un paio di classici tanto cari a tutti gli astanti, che comunque già prima dell’inizio sapevano bene a cosa andavano incontro: dopotutto l’energia e la grinta trasmessa dai Suffocation dal vivo sono cosa ben nota e quest’oggi il pubblico ha decisamente trovato pane per i suoi denti, sebbene bisognerebbe far notare ad alcuni che ci si trova ad un concerto death metal e non ad un rave party in cui gesticolare pericolosamente con braccia e gambe, nonché tirare l’acqua addosso a chiunque ci circondi, potrebbe eventualmente essere una cosa tollerata. Comunque, a parte ciò, lo spettacolo è come sempre un godibilissimo concentrato di violenza e adrenalina, rese alla perfezione da dei musicisti dotati e completi, che con le loro capacità tecniche hanno portato avanti un’esibizione forse un po’ troppo breve in maniera pressoché impeccabile. Purtroppo la durata non è stata favorevole a chi sperava di assistere a un full show a opera dell’iconica band americana, ma l’oretta a disposizione ha comunque fornito ottimi spunti per tornare a casa entusiasti ed elettrizzati, oltre che fradici per via del diluvio che si è abbattuto sulla città poco tempo dopo la fine del concerto.

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