Report a cura di Giuseppe Caterino
Il nuovo album dei Suicidal Angels, “Division Of Blood”, su queste pagine é piaciuto non poco per la sua vena che, pur ricalcando senza troppo interesse nella sperimentazione quello che già era stato fatto molti anni prima di loro da gente come Slayer e Sodom in testa, ha saputo rappresentare un modo di fare thrash metal genuino e che non fa sconti a nessuno; per cui, non si vedeva l’ora di saggiare la prova su palco dei greci capitanati da un serioso quanto determinato Nick Melissourgos, leader dai modi essenziali e diretti. A fare da contralto alla serata londinese, così come sarà per tutta la durata del tour europeo, Skull Fist, Evil Invaders e i thrasher spagnoli Crisix. Metalitalia.com era presente a questa domenica sera di thrash metal serrato e, a giudicare dagli entusiasti avventori dell’Underworld di Camden Town, a modo suo divertente, come pochi altri generi sanno essere all’interno della nostra musica preferita. Ecco a voi come è andata!
CRISIX
Su queste pagine avevamo parlato dell’ultimo lavoro degli spagnoli presumendo che, seppur un po’ statici su disco, i ragazzi avevano probabilmente un ottimo potenziale nel comparto live, ed eravamo per questo piuttosto curiosi di metterli alla prova. E che prova! Come previsto, perfettamente a loro agio nel contesto del club e con dei suoni calibrati e potenti, i Crisix sono stati autori di una performance feroce e divertente e, alla loro prima sortita londinese, perfettamente in sintonia con l’audience. In generale la band sa trovare una giusta linea di demarcazione tra lo show e la prova tecnica, giacché, sebbene non vi siano particolari tecnicismi nella musica dei Nostri, ogni brano viene suonato con convinzione e tiro. Il pubblico, tra circle pit e pogo, non poteva salutare meglio una band composta da musicisti assolutamente incapaci di stare fermi, con un Julian Baz che, oltre a cantare con convinzione e con una buona gestione del palco, decide di improvvisarsi ideatore di mode portando due palloncini on stage e mettendoli in mezzo alla costruzione di un wall of death. Dunque, una generale atmosfera estremamente anni ’80 ha permesso alla band di uscire sulle note della propria “Ultra Thrash” tra applausi assolutamente meritati.
EVIL INVADERS
Se già ci eravamo addentrati con prepotenza negli anni ’80 più classici per il movimento thrash, ecco che gli Evil Invaders ci fanno fare qualche passetto ancora più indietro nel tempo per portarci all’epoca in cui il thrash era ancora un prototipo primordiale che prendeva tanto dal punk quanto dalla NWOBHM: essenziali ma non schivi, i giovani belgi attaccano con il loro speed forse non troppo vario ma decisamente d’impatto, e portano alle orecchie degli astanti i brani che compongono il loro unico full length ad oggi, “Pulses Of Pleasure”, approfittandone per presentare live il loro neo-uscito EP “In For The Kill”. Come scritto, si presentano in maniera assolutamente diretta gli Evil Invaders, eccezion fatta per una cartucciera che fa tanto Venom di trent’anni fa sulle braccia del baffuto Joe. D’impatto più oltranzista e diretto rispetto ai Crisix, va dato atto della totale dedizione alla causa del quartetto e, benché alla lunga la proposta risulti un pelino monocorde (difatti il pubblico, un po’ più di metà locale, tende a stare più fermo e più attento all’ascolto), lo show scorre piuttosto velocemente tra brani folgoranti e potenti ed una costante nebbia formata dal fumo di scena. Suoni un po’ meno entusiasmanti rispetto al primo concerto, soprattutto per la voce e le chitarre non graffianti come ci aspettavamo, ma comunque un live che sta nella sufficienza abbondante.
SKULL FIST
Discorso diverso per questi metallari canadesi, al loro decimo anno di attività, che attirano il numero più grande di spettatori sinora: il loro mix di speed metal, fortemente connotato dalle sonorità NWOBHM che ricordano con convinzione gruppi come Satan, Saxon, Diamond Head e gli stessi Maiden epoca Paul Di’Anno, incontra sin dall’ingresso ampi favori da parte del pubblico presente, che canta l’opener “Head Of The Pack” e quasi ogni brano assieme all’ugola d’oro della formazione, uno Zach Slaughter in formissima, che incita, salta dalla grancassa, urla, canta e assieme alla sua band regala un concerto di quelli che non avrebbe sfigurato in un pub inglese nel 1980, tra pinte di birra che si spandono sul pavimento e poghi inverecondi. Non stanno nella stessa posizione per più di trenta secondi, gli Skull Fist, e corrono avanti e indietro al di sopra del piccolo palco, tra pose da guitar hero assolutamente genuine e divertenti e una musicalità innata all’interno delle proprie composizioni tremendamente Eighties, che hanno spaziato tra i due album e diversi EP finora prodotti (recuperando i brani più prettamente heavy metal rispetto ad alcuni pezzi più hard rock-oriented che abbiamo sentito sull’ultimo “Chasing The Dream”). Prestazione ineccepibile e gruppo da vedere assolutamente avendone l’occasione.
SUICIDAL ANGELS
Ed ecco arrivato oramai, dopo un buon tre ore di metal senza fronzoli, il momento degli headliner della serata, annunciati da due grandi banner con impresso il loro logo e la musica de “Lo Squalo”, su lugubri luci blu a introdurre l’opener dell’ultimo album, una “Capital Of War” efferata e chirurgica, che permette un’entrata on stage coi fiocchi. I suoni sono settati come si deve e l’adrenalina è alle stelle e si prosegue così con “Division Of Blood”, che fa ovviamente la parte del leone, la furiosa “Image Of The Serpent” e divisioni della scena con album precedenti (“Bloodbath”, in particolar modo, è stata accolta con partecipazione). L’atmosfera è ottima ma bisogna dire che, sebbene in alcuni punti si respiri un che di epico più nelle composizioni vecchie che non in quelle dell’ultimo disco, è anche vero che ogni tanto emergono quelli che sono un po’ i problemi dei greci in studio, ovvero una dedizione più che totale ad un thrash di slayeriana memoria, dedizione che appiattisce un po’ la loro verve e che ha portato dopo un po’ il concerto a suonare vagamente meno vario e più lungo di quello che effettivamente è stato. Ciononostante, la prestazione dei Suicidal Angels si è rivelata convinta e incazzata come deve essere un concerto thrash del frangente più serioso e meno dedito all’ironia, tra riff taglienti e vocals al vetriolo e una prova tecnica della quale la band stessa non può dirsi altro che soddisfatta, il tutto sotto costanti luci rosse e blu. Un’ottima line-up per rivivere un thrash votato agli anni d’oro per una serata itinerante che farà contenti nostalgici e non solo!