02/07/2024 - SUICIDAL TENDENCIES + AGNOSTIC FRONT @ Isola del Castello - Legnano (MI)

Pubblicato il 05/07/2024 da

Report di Giuseppe Caterino
Foto di Moira Cairola

Serata all’insegna del punk hardcore in quel di Legnano, con due nomi leggendari della scena statunitense, ossia Agnostic Front e Suicidal Tendencies, e quando arriviamo nella città lombarda percepiamo immediatamente un certo entusiasmo attorno all’evento.
Sotto un cielo di nubi minacciose e lampi in lontananza (corona che ha comunque graziato la serata, senza un goccio di pioggia) vediamo decine di metallari e punk dirigersi con baldanza verso il castello della città.
L’occasione di vedere assieme due nomi che possiamo definire leggende del genere è sempre ghiotta, e notiamo con piacere moltissimi ex giovanotti coi capelli bianchi e bandana d’ordinanza, così come ragazzotti ben esaltati e persino dei bambini. Insomma, forse ancor più che ai concerti di vecchie glorie del metallo, siamo di fronte ad un pubblico eterogeneo che si fonde all’interno di un genere davvero trasversale e intergenerazionale.
La rassegna ospitante, Rugby Sound, è sicuramente ben organizzata, anche se un po’ troppo severa nei controlli all’ingresso (mai ci è capitato di veder requisire le catenelle da portafoglio o addirittura collanoni troppo massicci, come a chi era di fronte a noi in fila), ma una volta dentro l’atmosfera è più che gradevole.
Certo, qualche neo non mancava, almeno secondo noi: non abbiamo molto apprezzato i prezzi in generale, con le birre – peraltro piccole e pur buonissime – a sette euro, ricordando più che altro i grandi eventi all’italiana, da questo punto di vista; così come l’utilizzo del braccialetto cashless che, seppur lodevole nelle intenzioni, permette il rimborso del denaro non utilizzato con una commissione di tre euro e un prelievo minimo di tre euro e cinquanta… Insomma, non è proprio per il vil denaro, date le somme, ma per il principio, visto che nessuno avrà avuto somme enormi da ritirare.
Per il resto, l’area era molto spaziosa e gradevole (certamente sicura, visto il dispiegamento di forze dell’ordine da partita di serie A), l’atmosfera comunque divertita, e quando arriviamo gli Agnostic Front stanno iniziando il loro concerto (alle 21, a dire il vero quindici minuti prima di quanto annunciato su Instagram dall’organizzazione). Poco male, entriamo nel vivo di questa serata!

Veniamo subito accolti da dei suoni molto buoni quando vediamo gli AGNOSTIC FRONT prepararsi a lanciare sul pubblico – in totale circa duemila anime – il proprio punk hardcore di scuola New York, e percepiamo immediatamente quanto la band sia benvoluta da queste parti, non sembrando in nessun modo un apripista, bensì sicuramente una co-headliner.
Gli occhi sono tutti puntati su Roger Miret, Vinnie Stigma e soci, che pure in giro da ormai quattro decenni, riescono a sprigionare un’energia vibrante e tradizionale, e la risposta del pubblico ci sembra eloquente in questo senso. Al di là del pogo e dei circle pit più volte richiamati da Miret, tantissimi sono quelli che cantano, soprattutto nei brani più anthemici quali “Gotta Go”, “For My Family”, “Old New York”; in generale, comunque, la scaletta è piuttosto eterogenea, riprendendo diversi momenti della storia della band.
Impossibile non apprezzare l’attitudine di questi veterani, dunque, che tra escursioni di Stigma in mezzo al pubblico (che prenderà il microfono per “Pauly The Dog”), con un circle pit intorno a lui, e incursioni della cantante degli Svetlanas – la quale tra le altre cose permetterà di intonare assieme al pubblico un “happy birthday” per Roger Miret, che festeggiava sessant’anni – e un generale senso di euforia generale, porta il concerto a tributare i pionieri assoluti Ramones con la consueta cover di “Blitzkrieg Bop” a chiudere l’ora a disposizione del gruppo.
Un concerto da godere compattamente nella sua interezza, che ha permesso ai presenti di gustare una band in forma nonostante un’età magari non propriamente da giovani punk (e Miret ha anche avuto i suoi problemi, visto il cancro di poco tempo fa, e per il quale ringrazia i presenti per il supporto dimostrato).
Finita la musica, andiamo a fare un giro per il parco in attesa del cambio palco, sperando di trovare una classica bancarella di dischi, ma purtroppo sembra che tra food truck e stand di bevande non ci sia spazio per merchandising, oltre a quello ufficiale delle band, coi soliti prezzi folli da tour.

Si riabbassano le luci quando l’intro della leggendaria “You Can’t Bring Me Down” ci riporta tutti a fronte palco per i SUICIDAL TENDENCIES, e quando il brano esplode rimaniamo piuttosto sorpresi dai volumi, notevolmente più bassi rispetto alla band precedente, ma in generale ci sembra che l’inizio sia piuttosto fiacco, con Mike Muir che, pur correndo come di consueto, ci pare soffrire un po’ la partenza a freddo.
La sensazione durerà ancora un po’, saremo onesti, finché i volumi non si assesteranno, e anche il cantante sembrerà girare meglio a motore caldo. La scaletta aiuta, visto che i brani sono tutti dell’epoca d’oro della band di Venice (il più recente sarà “Freedumb”, del 1999), e va detto che sul palco abbiamo delle forze giovani che innestano non poca energia, vista la prova pazzesca alla batteria da parte del neoassunto Jay Wieinberg e del giovanissimo Tye Trujillo, figlio ventenne del bassista di un gruppetto di San Francisco che ha suonato di recente anche a Milano (e che pure aveva militato in queste linee, come sappiamo un po’ tutti), che fa davvero impressione per grinta e talento alle quattro corde, in alcuni casi prendendosi proprio la scena (come in “Send Me Your Money”).
Per il resto, assistiamo al solito, caciarone, divertente, show dei Suicidal Tendencies, con i vari comizi di Muir, l’usuale invasione di palco (in due momenti, su “Possessed To Skate” e “Pledge Your Allegiance”, coi suoi poderosi “ST! ST!“) e il cantante a cantare in mezzo al pubblico del Rugby Sound mentre sul palco si consumava “Institutionalised”, con ovviamente ancora la gente sul palco e i cori “ST” che riecheggiavano.
Non possiamo negare che ogni tanto, per pura linearità, avremmo preferito qualche parola in meno in raccordo tra un brano e l’altro, ma è anche vero che è un trademark della band, e in fondo va bene così.
Insomma, una serata che è stata più una celebrazione, con due band inossidabili e che a dispetto di più di quarant’anni sui palchi riescono ancora a mandare a casa la gente con dei sorrisi ebeti sulla faccia e l’impressione di appartenere a qualcosa. Non è poco, no?

AGNOSTIC FRONT

SUICIDAL TENDENCIES

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