Vi raccontiamo la seconda giornata di questo interessante festival teutonico!
DIMMU BORGIR
La seconda giornata del festival si è aperta per me intorno alle undici del mattino, ora in cui ho assistito al breve concerto dei tedeschi REDRUM INC., fautori di uno scontatissimo metal alla Pantera. Purtroppo le cose non sono migliorate con lo show dei MOURNING CARESS, band che fa di tutto per imitare gli In Flames. La mattinata è passata senza grossi sussulti sino al concerto dei NO RETURN. I death-thrasher francesi hanno demolito il Pain Stage con una prestazione devastante incentrata sui brani dell’ultimo “Machinery”. Ottima la prova della nuova bassista e quella di tutto il gruppo, che ha svolto egregiamente il proprio lavoro concludendo lo show con una buona cover di “Secret Face” dei Death, peraltro inclusa nel succitato “Machinery”. Sono tornato a dormire con le performance soporifere di AFTER FOREVER e LEFT HAND SOLUTION, ma ci hanno pensato subito i MYSTIC CIRCLE a risvegliarmi e a farmi fare quattro risate. Tanto per cambiare il loro set è stato condito da trovate sceniche pacchianissime e il loro pseudo black metal è quanto di più scontato abbia mai ascoltato. Uno show da dimenticare (o da ricordare se si vuole ridere un po’)! Per fortuna il livello è risalito, ma non di moltissimo, con i SOILWORK, chiamati a presentare il nuovo album “Natural Born Chaos”. La band è apparsa sicuramente più compatta rispetto ai concerti dello scorso anno ma la presenza scenica dei nostri è stata davvero scadente e anche l’esecuzione, soprattutto nei brani più tirati, ha lasciato alquanto a desiderare. Le cose però sono migliorate molto nel finale e le conclusive “The Analyst” e “The Flameout” sono state riproposte in modo superbo. Gran concerto per i DISBELIEF! La band, nei 35 minuti a disposizione, ha firmato una prova magistrale, eseguendo i brani più rappresentativi degli ultimi due album, aiutata anche da dei suoni più che accettabili. Fantastiche le esecuzioni di “Misery” e “The Decline”, senza dubbio i brani migliori che la band abbia mai scritto. Finito il concerto della band teutonica, mi sono concesso un attimo di relax per poi correre sotto il Main Stage per assistere allo show dei THE GATHERING. Anneke si è presentata con la sua nuova acconciatura alla Marylin Monroe e la band ha attaccato con la nuovissima “Even The Spirits Are Afraid”, semplicemente stupenda. Subito dopo è stato il turno dei classici ed è così che sono state suonate in rapida sequenza le belle “Strange Machines” e “On Most Surfaces”. La prova vocale di Anneke è stata superlativa come sempre, e tutta la band ha dato il massimo. Bellissima la conclusione con “Saturnine”, uno dei brani più belli dell’ultimo “If_Then_Else”. Concluso il concerto degli olandesi ho evitato con cura lo show dei VADER avendoli visti decine di volte e sono corso a rifocillarmi in attesa dello show dei NIGHTWISH… che potevano tranquillamente restarsene a casa! Lo show della band finlandese è stato a dir poco soporifero, basato sui brani tratti dagli ultimi due album e inspiegabilmente avaro di brani estrapolati da quel capolavoro di “Oceanborn”. La band è apparsa svogliata e la scelta di suonare praticamente solo mid tempo ha fatto annoiare anche i più accaniti fan. Assolutamente da dimenticare. Le cose sono ovviamente migliorate con i DIMMU BORGIR che hanno proposto, in linea con quanto fatto dagli Edguy la sera precedente, un best of show, suonando i brani migliori degli ultimi tre dischi (tra le altre, “In Death’s Embrace”, “Kings Of The Carnival Creation”, “The Insight And The Catharsis”) e recuperando addirittura la bella “Stormblast”. Prima di cedere alla stanchezza sono poi riuscito a seguire lo show dei PAIN di Peter Tagtgren, ovviamente all’opera, nel ruolo di headliner, sul Pain Stage! Tagtgren e compagni hanno suonato (splendidamente) una selezione di brani tratti dalle ultime due fatiche (estremamente coinvolgenti “It’s Only Them” e la cafonissima “On And On”) insieme a “On Your Knees”, l’opener del primo album, che è stata una sferzata di thrash industriale come non se ne sentiva da tempo! E bravo Peter!