A cura di Luca Pessina e Valentina Spanna
Tutte le foto ad opera di Caroline Traitler (http://www.photopit.com)
Per il terzo anno consecutivo Metalitalia.com ha seguito per voi il Summer Breeze Open Air e per il terzo anno consecutivo il festival ha registrato il tutto esaurito!!! Scherzi a parte… come sempre si è trattato di una bellissima esperienza, tre giorni a stretto contatto con i simpatici colleghi tedeschi e alle prese, alle ore più disparate, con una infinità di concerti, per lo più riuscitissimi! Un’organizzazione impeccabile (altro che Wacken…) è stata come al solito protagonista in questa tre giorni: al pubblico e alla stampa non è proprio mancato nulla, i concerti si sono svolti tutti in orario e, Totenmond a parte, non ci sono state defezioni. Tutto ha avuto luogo in perfetto relax e, nonostante certi scrosci di pioggia violentissimi, è stato ancora una volta un assoluto piacere partecipare a questo festival, sempre più ampio e competitivo (voci dicono che gli organizzatori siano alla ricerca di una nuova area per renderlo ancora più grande!). Prima di lasciarvi alla lettura del report, sperando che sia di vostro gradimento, vogliamo sottolineare che alcune delle band chiamate a partecipare (Fleshcrawl, Ensiferum, Vomitory…), pur essendo tutte protagoniste di buoni spettacoli, per un motivo o per l’altro non sono state seguite con la massima attenzione, quindi non leggerete dei resoconti sulle loro performance. Vi ricordiamo però che questi gruppi erano anche presenti al Party.San, quindi se siete curiosi di sapere come si comportino in sede live potrete rifarvi andando a dare una lettura a quel report! Ora è proprio tutto, scorrete la pagina verso il basso e andate a scoprire che cosa è accaduto al Summer Breeze 2004!
FRAGMENTS OF UNBECOMING
La prima band ad esibirsi dell’imponente delegazione della Metal Blade è stata quella dei melodic death metaller Fragments Of Unbecoming, i quali hanno inaugurato il Pain Stage in questa edizione 2004 del Summer Breeze. Il loro debut album, “Skywards”, è ormai nei negozi da qualche mese e quella in questione è stata la prima occasione data ai nostri per presentare il loro nuovo materiale davanti ad un grosso pubblico. I suoni non erano affatto male e i pezzi più rappresentativi dell’album hanno davvero lasciato il segno tra i presenti, i quali non ci aspettavamo che reagissero con tale entusiasmo alla proposta della band. In chiusura i Fragments hanno poi proposto una riuscitissima cover di “Blinded By Fear” degli At The Gates, brano che ovviamente ha scatenato un putiferio! Una bella sorpresa.
GOREROTTED
Dopo il buonissimo show offerto al Party.San avevamo tutta la voglia di rivedere on stage il combo anglo-scozzese e anche questa volta Goreskin e compagnia alcolica non ci hanno per nulla deluso, proponendo una setlist identica a quella della settimana precedente ma con una carica raddoppiata! Questa volta non è occorso alcun inconveniente tecnico a rovinare la loro prova e lo show è quindi filato via senza nessun intoppo, divertendo come sempre all’altezza delle esecuzioni di “Masticated By The Spasticated” e “Only Tools And Corpses”. I Gorerotted dal vivo sono ormai una certezza.
SONATA ARCTICA
Uno dei pochi gruppi prettamente power metal ad essere invitato al Summer Breeze 2004 è stato quello dei finlandesi Sonata Arctica, band che in Europa sta ultimamente riscuotendo un grandissimo successo. Da poco passati alla Nuclear Blast e in procinto di pubblicare un nuovo album, i cinque finlandesi hanno qui optato per uno show basato sui classici, proponendo tutti i brani più attesi dal numerosissimo pubblico, tra cui “Replica”, “Weballergy” e “Graven Image”. E’ stato suonato anche il nuovo singolo “Don’t Say A Word”, primo estratto dall’attesissimo quarto album “Reckoning Night”, e possiamo dire che il responso dei fan sia stato parecchio incoraggiante! C’è da dire che la band si è dimostrata decisamente professionale on stage e dei suoni discreti e la succitata grande partecipazione dell’audience hanno infine fatto il resto… un’ottima performance!
CREMATORY
Lo show dei Crematory è stato rovinato per almeno tre quarti della sua durata da dei suoni estremamente confusi e mal bilanciati, che ponevano in risalto esclusivamente le tastiere lasciando davvero troppo in sottofondo la chitarra, la cui pesantezza è essenziale nelle esecuzioni delle canzoni più recenti della band. Bisogna però ammettere che il gigantesco frontman Felix e tutti i suoi compagni si sono impegnati veramente tanto, molto più del solito, tentando di coinvolgere il più possibile il pubblico nonostante i succitati inconvenienti. Alla fine la loro è stata quindi tutto sommato una buona prova, di cui ricorderemo con piacere le riproposizioni di pezzi come “Fly”, “Tears Of Time”, “The Fallen” e “Ist Es Wahr”.
HYPOCRISY
Gli Hypocrisy e soprattutto il loro leader Peter Tagtgren qui al Summer Breeze dovevano farsi perdonare la scialba prova offerta in quel di Wacken, che aveva lasciato scontente non poche persone. Per fortuna tutto è andato come si sperava e i quartetto svedese si è congedato tra gli applausi generali. Peter infatti ha cantato benissimo ogni singolo pezzo, i volumi erano eccellenti e la scaletta ovviamente più che mai esaltante. Mai, ad esempio, ci saremmo sognati di vedere gli Hypocrisy iniziare uno show con una bordata come “Adjusting The Sun”… e che dire del trittico seguente composto da “Fusion Programmed Minds”, “Turn The Page” e “Eraser”? Adrenalina a mille ed headbanging perpetuo, anche durante le varie “Roswell 47”, “Inferior Devoties”, “Gos Is A Lie” e nella conclusione con “Fractured Millennium”. Concerto spettacolare da una band spettacolare!
LAKE OF TEARS
Chi scrive era tanto curioso di vedere i Lake Of Tears dal vivo, soprattutto alla vigilia della pubblicazione di un buon album come il nuovo “Black Brick Road”. Daniel Brennare (che per l’occasione indossava un cappello simile ad un fungo, a pois bianchi su fondo rosso!) e compagni hanno calcato il palco poco dopo le ventuno attaccando con la vecchia “Boogie Bubble”, godendo di suoni ottimi e di un responso del pubblico a dir poco sorprendente. Non pensavamo infatti che i Lake Of Tears vantassero un tale seguito in Germania: la folla davanti al Pain Stage constava di parecchie migliaia di persone e almeno la metà di queste ballava e cantava ogni singolo verso! Un’atmosfera senza dubbio perfetta per un concerto e i nostri infatti non si sono per nulla risparmiati, proponendo brani nuovi (“The Organ” e “The Greymen”) e altri meno (ottimi “Headstones” e “Hold On Tight”). Uno show inaspettatamente assai trascinante e divertente.
SENTENCED
I Sentenced in Germania richiamano un sacco di gente e possiamo capire benissimo la decisione degli organizzatori di farli suonare da headliner la sera di giovedì. Però il punto è che la band di Sami Lopakka non era in tour da un sacco di tempo e si è presentata sul mainstage decisamente arruginita! Il frontman Ville come sempre si è adoperato nel coinvolgere il pubblico il più possibile ma lui stesso ha peccato molto sotto il profilo esecutivo, cantando con una certa imprecisione molte delle song della setlist. “The Suicider”, “Excuse Me While I Kill Myself”, “Brief Is The Light”, “Neverlasting”, “No One There” e “The Sun Won’t Shine” si sono così susseguite stancamente, suonate e cantate in modo approssimativo, e il pubblico, sulle prime estasiato, si è fatto man mano meno partecipe, risvegliandosi solo in occasione di veri e propri classici come “Noose”, “Nepenthe” e l’inaspettata “New Age Messiah”, il capolavoro di “Amok”! I Sentenced hanno anche poposto in anteprima due song nuovissime, una dal titolo di “Everfrost”. Questo è senz’altro stato il momento più interessante dello show, nonostante i due pezzi si siano rivelati tutt’altro che trascendentali. “Everfrost” è infatti parso come il classico pezzo ritmato e catchy alla Sentenced, un po’ sulla scia di “No One There”, mentre l’altro è risultato più aggressivo ma anche molto canonico… quasi un outtake di “Down”! Nulla per cui esaltarsi… pensiero condiviso anche dai tedeschi vista la loro reazione! Un concerto dunque nel complesso moscio e poco curato: i Sentenced faranno bene a riscattarsi nel prossimo tour!
EVERGREY
A causa di un diluvio torrenziale, la prima band che siamo riusciti a seguire decentemente nella giornata di venerdì è stata quella degli Evergrey, un’ottima formazione svedese che negli ultimi tempi ha messo a segno due bei colpi: “Recreation Day” e il più recente “The Inner Circle”. Tra Nevermore sound e tentazioni prog il quintetto ha tenuto banco sul Main Stage per circa mezz’ora, intrattenendo a dovere la folla con un collaudato mix di chitarre pesantissime e tastiere sognanti. Riuscitissime la title track del penultimo lavoro e la possente “Ambassador”. Semplicemente superba, infine, la prova del vocalist Tom Englund, frontman ad avviso di chi scrive un po’ troppo sottovalutato. Un concerto dunque breve ma davvero ben orchestrato.
GREEN CARNATION
Il fatto di dover suonare in pieno pomeriggio, con un sole finalmente degno di essere chiamato con questo nome, ha senz’altro un po’ penalizzato la band di Tchort, le cui atmosfere sono senz’altro più adatte ad essere riproposte in una cornice notturna. Comunque i Green Carnation hanno fatto buon viso a cattiva sorte, puntando intelligentemente nel corso della prima parte dello show sui brani più rockeggianti dell’ultimo “A Blessing In Disguise” (stupenda “Myron & Cole”) e cercando di coinvolgere il pubblico al meglio delle loro possibilità. Pubblico poi letteralmente esploso dalla gioia quando il frontman ha annunciato l’esecuzione della prima mezz’ora del capolavoro “Light Of Day, Day Of Darkness”, le cui sonorità erano senza dubbio maggiormente nel contesto del festival rispetto a quelle seventies oriented del disco più recente. Qui gli applausi si sono davvero sprecati e la folla, una volta terminato il concerto, ha più volte gridato il mitico ‘zugaben’ (ovvero ‘bis’!)… ma purtroppo non c’era proprio più tempo a disposizione del gruppo. Comunque un’ottima performance, nonostante tutto.
LEAVES’ EYES
Alla seconda performance live della loro carriera (dopo gli ottimi responsi ottenuti al Wave Gothic Treffen), i Leaves’ Eyes di Liv Kristine si sono resi protagonisti di una prova più che convincente, seguita da una delle folle più numerose viste quest’anno al Summer Breeze. C’era da aspettarselo, dato che i musicisti della band (tutti i membri degli Atrocity) sono scafatissimi e in grado di tenere il palco come pochi altri, ma ha sinceramente sorpreso l’atteggiamento di Liv, davvero molto partecipe e visibilmente emozionata nel calcare il palco e nel cantare i pezzi del suo nuovo progetto. Suo marito Alex Krull (un vero bifolco!) le è sicuramente stato di grande aiuto e di sprone nel coinvolgere il pubblico, ma Liv è comunque apparsa assai professionale, comportandosi da vera frontgirl e non rispramiandosi minimamente. Il disco di debutto “Lovelorn” è stato proposto quasi per intero e gli highlight del concerto sono stati senza dubbio “Tale Of The Sea Maid”, “Ocean’s Way” e il singolo “Into Your light”. Appuntamento ora a novembre, qui in Italia!
VINTERSORG
Vintersorg cambia il look (ora porta i capelli corti e ingellati!), ma non il suo modo di tenere il palco. Anche oggi lo show di questo genietto svedese e della sua band è stato a dir poco superlativo, carico di pathos e aggressività allo stesso tempo. Tre quarti d’ora volati via sin troppo in fretta sulle note dei pezzi più celebri della sua vasta e validissima discografia, da “Till Fjalls” al recentissimo “The Focusing Blur”. Il pubblico è apparso letteralmente impazzito e non si è fatto pregare nel farsi trascinare dalla miscela di folk, black e prog metal del combo e dal modo di fare di Vintersorg, teatrale e istrionico durante l’intera performance, del tutto rapito dalla sua musica. Il gruppo ha poi goduto di suoni eccellenti e i fan hanno quindi potuto udire in ogni dettaglio i brani della setlist, tutti proposti con una fedeltà quasi maniacale. L’highlight dello show è arrivato comunque alla fine con l’esecuzione della title track di “Till Fjalls”, il brano più famoso e più amato del repertorio dei nostri, cantato in modo incredibile dai fan, i quali hanno a dir poco sorpreso lo stesso frontman. In definitiva, uno show praticamente epocale!
SODOM
Chi scrive preferisce vedere dal vivo i Sodom in Italia piuttosto che in Germania. Il concerto di quest’oggi, volume della chitarra scandaloso a parte, non è stato certo brutto, solo che in Germania Tom Angelripper e soci indugiano un po’ troppo sui brani minimali e caciaroni cantati in tedesco, tipo “Die stumme Ursel” e “Aber bitte mit Sahne”. Pezzi che se conosci la lingua, e quindi capisci ciò che il buon Tom sta urlando, ti fanno sbellicare dalle risate ma che altrimenti ti lasciano indifferente, soprattutto se, come il sottoscritto, apprezzi di più l’anima musicalmente seriosa della band. Comunque nella setlist c’erano anche vere e proprie perle come “Masquerade In Blood”, “Outbreak Of Evil”, “The Saw Is The Law”, “Sodomy And Lust”, “Remember The Fallen” e “Napalm In The Morning”, tutte suonate benissimo e cantate ancora meglio! Ed è stata presentata anche una nuova canzone, crediamo intitolata “Nothing Til Regret”, una classica thrash song sparata alla Sodom. Quindi un concerto tutt’altro che da dimenticare, divertente e trascinante come sempre nonostante alcuni pezzi evitabili. Peccato solo per la solita assenza di brani capolavoro come “Agent Orange” e “Tired And Red”…
TANKARD
Molto divertente il concerto dei Tankard, tre quarti d’ora piacevolissimi all’insegna di un thrash metal senza fronzoli con testi più che mai spassosi. La birra è un vero chiodo fisso per il quartetto teutonico, presentatosi on stage con almeno una ventina di bicchieri stracolmi, e su di essa si basano la gran parte dei pezzi del suo repertorio. Abbiamo così potuto godere nel corso dello show di veri anthem come “Die With A Beer In Your Hand”, “The Morning After” e “Need Money For Beer”, tutti applauditissimi dal pubblico. Poi pezzi lievemente fuori contesto come la storica “Zombie Attack”, “Maniac Forces” e “Sleeping With Reality”, queste ultime maggiormente veloci e aggressive. Un buon bilanciamento tra pezzi sparati ed altri meno seriosi si è avuto per tutta la performance e la nutrita folla davanti al Pain Stage ha dimostrato di gradire molto questa scelta. Chi scrive anche e proprio per questo non fa fatica a segnalare quello dei Tankard come uno degli show più riusciti di questo venerdì!
SIRENIA
I Sirenia non saranno certo il massimo per quanto riguarda l’originalità – chi scrive infatti li ha sempre trovati una copia decisamente sbiadita degli ultimi Tristania – ma dal vivo ci sanno fare abbastanza e lo show di questa sera ha confermato le loro doti. I pezzi non sono esattamente perfetti, ma Morten Veland sa come coinvolgere il pubblico e il resto della band suona con sicurezza senza commettere errori. Il recente “An Elixir For Existence” è stato letteralmente saccheggiato ma anche i brani del primo album “At Sixes And Seven” hanno avuto il loro spazio, soprattutto nella seconda parte del concerto. I suoni erano piuttosto buoni, quindi l’unico appunto che ci sentiamo di fare ai Sirenia riguarda la cantante: ma è proprio necessario tenere in lineup e sul palco una ragazza le cui doti canore sono appena decenti e la cui partecipazione si limita si e no ad un paio di pezzi? Va bene che la femmina attira sempre, ma quella in questione non è neanche così carina!
SIX FEET UNDER
A dare la sveglia alla gente appena dopo lo show dei Sirenia ci hanno pensato Chris Barnes e i suoi Six Feet Under con uno spettacolo di più di un’ora assolutamente massacrante! Enorme l’impatto sonoro, con la chitarra estremamente in evidenza e ben definita, e semplicemente esagerata la risposta del pubblico. In Germania i Six Feet Under sono quasi delle divinità e la folla da loro richiamata è stata di gran lunga la più vasta del festival: pogo quasi bandito ma migliaia di persone che facevano headbanging contemporaneamente… cose che si vedono solo qui! Il quartetto floridiano comunque si è rivelato in gran forma, concedendosi poche pause e suonando una setlist che, a parte “The Day The Dead Walked” da “True Carnage” e “Murdered In The Basement” e “When Skin Turns Blue” da “Bringer Of Blood”, ha proposto esclusivamente pezzi datati. Su tutti quelli del debut “Haunted”, che ancor oggi risulta il miglior disco della band, ma tanti brani anche da “Maximun Violence”, a detta di chi scrive il loro secondo lavoro più riuscito. Nel finale spazio anche per una divertente cover di “TNT” degli Ac/Dc, cantata praticamente da tutti! Barnes ovviamente si è confermato un ottimo screamer e il resto dei musicisti sempre più affidabile e coeso… una band che sarà sempre un piacere rivedere dal vivo.
KATATONIA
A chiudere questa lunga giornata di venerdì ci hanno pensato i Katatonia, al loro primo vero grande festival open air. Jonas Renkse era infatti abbastanza emozionato davanti ad una simile folla, così come il resto del gruppo… e infatti all’inizio del concerto non tutto è filato liscio, le imprecisioni sono state frequenti così come le stecche di Renkse. Ma per fortuna lo smarrimento è durato solo un paio di pezzi, poi i nostri hanno preso maggior confidenza e in men che non si dica hanno conquistato l’intera platea. Facile quando si hanno suoni ottimi e soprattutto nel repertorio canzoni come “Evidence”, “Wealth”, “Cold Ways” e “For My Demons” (quest’ultima forse l’apice del concerto). I Katatonia da qui in poi hanno suonato con convinzione ed entusiasmo, Renkse su tutti sembrava più che mai felice e non a caso si è mosso e ha interagito coi fan molto più del solito. Dopo altri pezzi come “Tonight’s Music” e “The Future Of Speech”, lo show è arrivato alla sua conclusione, ovviamente con “Murder”, e qui il pubblico ha persino accennato un moshpit! Poi applausi a non finire e una corsa alle tende per riposare… gli astanti avevano ancora da affrontare la giornata di sabato!
HATESPHERE
Trascorsa la mattinata in paese, il primo show a cui riusciamo ad assistere è quello dei danesi Hatesphere, tra l’altro già visti solo una settimana prima al Party.San. Mezz’ora è il tempo concesso loro e in questi pochi minuti il quintetto ce la mette proprio tutta per ben figurare e trascinare il pubblico, nonostante questo sia ancora poco numeroso e generalmente più attento alle minacciose nuvole nere che alla proposta dei nostri. Pezzi come “Insanity Arise”, “Only The Strongest…” e “Deathtrip” lasciano comunque il segno e infatti le corna alzate alla conclusione del concerto risultano abbastanza numerose. Performance dunque ottima, soprattutto del singer Jacob… speriamo in un maggior seguito la prossima volta.
MNEMIC
Da una band danese all’altra! Sul Main Stage tocca infatti ai Mnemic, impegnati in uno degli ultimi concerti di supporto al loro fortunato debutto “Mechanical Spin Phenomena”. Il gruppo non gode di suoni eccelsi però dimostra ancora una volta di essere una buona live band, proponendo in circa mezz’ora sei pezzi di cui uno nuovissimo, destinato ad apparire sull’imminente “The Audio Injected Soul”. Intitolato “Deathbox”, il brano, nonostante un attacco tiratissimo, non è risultato particolarmente diverso da quelli contenuti nel debut, quindi crediamo che coloro che hanno apprezzato il modern metal dei nostri continueranno a farlo anche dopo l’uscita del nuovo lavoro! Comunque buone anche le esecuzioni di “Blood Stained” e “Liquid” e altrettanto valide le performance dei singoli musicisti. Proprio niente da appuntare!
DISILLUSION
Che spettacolo il concerto odierno dei Disillusion! La band tedesca si è presentata on stage con una lineup estesisissima, che oltre al leader, chitarrista e cantante Vurtox e ovviamente a un bassista e al batterista, vedeva all’opera anche un altro chitarrista, un tastierista, due coristi e un chitarrista addetto alla chitarra acustica! Tutto questo per riproporre il più fedelmente possibile il bellissimo debut album “Back To Times Of Splendor”, assolutamente una delle sorprese di questo 2004. Il disco è stato riproposto per intero e la miscela di death e prog metal della band ha coinvolto in modo impressionante gli astanti per tutta la durata della sentitissima performance. Davvero toccanti i momenti gestiti solo dalla chitarra acustica e dalla voce pulita di Vurtox, così come devastanti sono stati i passaggi swedish death oriented, guidati da un drummer in stato di grazia. Il tempo per fortuna è stato clemente e la pioggia non ha dunque distratto il vasto pubblico accorso davanti al main stage. Un po’ come per i Green Carnation, suonare di sera sarebbe stato preferibile per i Disillusion ma il concerto offerto quest’oggi è risultato comunque riuscitissimo, ardito e soprattutto per questo memorabile. Peccato che non siano previste date in Italia a breve…
CATARACT
Il massacro targato Cataract ha avuto inizio alle 16:35 e nei quaranta minuti successivi la folla accorsa sotto al Pain Stage non ha avuto minimamente scampo. Quello dei Cataract è stato uno degli show più feroci di questo Summer Breeze 2004, senza soste e carico di una violenza incredibile. Davanti al Pain Stage si era creata a causa della pioggia una pozzanghera immensa ma questo non ha affatto frenato l’entusiasmo dei presenti che sulle note delle varie “Killing Tool”, “Skies Grow Black”, “Devon” e “As We Speak” si sono letteralmente ammazzati di pogo e infangati da capo a piedi. Il cantante Federico non ha sbagliato un colpo e si è anche rivelato un ottimo frontman. Bravi anche i due chitarristi e il bassista, i quali hanno tenuto il palco in modo eccellente, il tutto senza saltare una nota. Dei suoni tra i migliori della giornata hanno infine decretato il pieno successo del concerto. Bravi Cataract, non si vede l’ora di rivedervi.
BRAINSTORM
Grazie al successo dell’ultimo album “Soul Tempation”, la band del bravissimo singer Andy B. Franck suona ininterrottamente in giro per l’Europa più o meno da un anno. Ciò ha portato l’esperienza dei singoli membri ad un livello certamente invidiabile e i risultati sono sotto gli occhi di tutti ogni volta che i Brainstorm calcano il palco. Il quintetto tedesco è infatti divenuto una vera macchina da guerra in sede live, la potenza sprigionata è devastante e la coesione tra i musicisti semplicemente spettacolare. Anche oggi ne abbiamo avuto una dimostrazione, dalle note dell’iniziale “Shiva’s Tears” sino a quelle delle conclusive “Hollow Hideaway” e “Under Lights”. Chi scrive su disco non impazzisce per i Brainstorm e il loro power-thrash melodico però dal vivo ultimamente questo gruppo regala solo grandi performance! Impossibile resistergli!
PRIMORDIAL
Eroici. Solo così si possono definire i Primordial. La loro musica non è semplicemente epica, è molto di più, è qualcosa che ti tocca nel profondo, qualcosa che ti rimane dentro per giorni dopo che l’hai sentita. Durante un loro concerto sembra di essere su un campo di battaglia, con il frontman Alan Nemtheanga, vestito e truccato da guerra e con gli occhi spiritati, che ti incita ad urlare e ad alzare le braccia… “Summer Breeze, are you with us?”. Canta le gesta degli eroi d’Irlanda e intanto sprona i suoi compagni a suonare con ancora più vigore e passione. “Gods To The Godless”, “Sons Of The Morrigan” e “A Journey’s End” (quest’ultima dedicata a Quorthon e ai Bathory) vengono riversate sul pubblico, il quale canta a squarciagola e cerca di avvicinarsi sempre di più al palco, completamente rapito. L’esaltazione collettiva raggiunge livelli estremi, i Primordial continuano a suonare e arrivano anche “To Enter Pagan” e “The Heretics Age”. Poi, tutto ad un tratto, lo show finisce. “Non c’è più tempo”, ci dice Alan prima di lasciare il Pain Stage. La gente è stremata ma tributa un lunghissimo applauso ai cinque guerrieri, a questa band straordinaria chiamata Primordial. Dalle 21:55 alle 22:40 si è assistito alla miglior performance del Summer Breeze 2004. Indimenticabile!
DANZIG
Headliner assoluto del Summer Breeze 2004, il celeberrimo Glenn Danzig ha avuto a propria disposizione ben un’ora e venti minuti per il suo show, più di ogni altra band del festival. C’è da dire che il massiccio singer aveva attirato le antipatie di praticamente tutta la stampa presente al Summer Breeze perché aveva deciso di non rilasciare interviste e aveva categoricamente vietato a chiunque di fotografarlo, però quando lo show è cominciato più o meno tutti sono convenuti sul fatto che Mr. Danzig era decisamente in forma! Certo, non tutti hanno apprezzato la prima parte del concerto, quasi del tutto incentrata sul materiale recente di album come “6:66 Satan’s Child” e “I Luciferi”, però quando sono partiti classici come “Mother” e “Dirty Black Summer” il coinvolgimento generale è salito alle stelle! La band ha suonato proprio bene e Danzig, nonostante qualche leggerezza qua e là, si è confermato un notevole frontman, neanche troppo arrogante e bravo nell’intrattenere il pubblico, il quale ha sempre reagito bene nonostante non tutti i presenti fossero ferrati sulla sua discografia. A conti fatti in questo Summer Breeze 2004 il successo maggiore lo hanno avuto i Six Feet Under però l’autore del nuovo “Circle Of Snakes” si è comunque qui rivelato un artista all’altezza della sua fama e degno del ruolo di headliner. Non possiamo fare altro che promuoverlo.
FINNTROLL
I Finntroll ormai suonano tutti gli anni al Summer Breeze… e sempre nella stessa posizione, ovvero appena dopo l’headliner generale e in chiusura del festival! Anche questa sera, accolti da un pubblico che pareva stesse aspettando solo loro, i nostri hanno dato vita al solito show divertente e scanzonato, al quale hanno pure preso parte gli amici Ensiferum, guest d’eccezione in un paio di pezzi. “Fiskarens Fiende”, “Blodnatt” e “Trollhammaren” hanno più che mai infiammato il pubblico, coinvolgendolo in cori da capraro finlandese e in danze sfrenate… a tratti non sembrava neanche di stare assistendo ad un concerto metal! Complici anche i litri di alcol ingurgitati nel corso della giornata, tutti ballavano e saltavano allegramente, incuranti del freddo e dell’umidità spaventosa che ad una certa ora fa sempre capolino ad Abtsgmund. Ci si stava divertendo tantissimo ma ad un certo punto, poco prima dell’ultima song, gli organizzatori hanno letteralmente staccato la spina ai Finntroll, colpevoli di essere in ritardo. Onestamente non ricordiamo se questo sia accaduto per colpa di Danzig, il quale magari aveva finito il suo show più tardi del previsto, o per colpa dei ragazzi finlandesi… resta il fatto che i Finntroll hanno dovuto congedarsi e salutare i fan in fretta e furia! Un gran peccato, soprattutto perchè una cosa del genere non era mai successa al Summer Breeze. Comunque la band non ha proprio nulla da rimproverarsi e nei quaranta minuti scarsi che ha avuto a disposizione ha offerto uno spettacolo tra i migliori di questa edizione.