16/08/2019 - SUMMER BREEZE OPEN AIR 2019 – 3° giorno @ Dinkelsbuhl - Dinkelsbuhl (Germania)

Pubblicato il 14/10/2019 da

A cura di Roberto Guerra

Ad una seconda giornata talmente intensa e ricca da risultare sfiancante, non poteva che seguirne una terza altrettanto carica e succulenta per tutti gli appassionati delle sonorità rock e metal a 360 gradi. Durante il venerdì, baciato da condizioni meteo decisamente più stabili, bisogna dire che sia stato strizzato più di un occhio alle sonorità classiche, grazie alla tanto attesa presenza del Re Diamante, così come al power metal più attuale e persino al black, con i leggendari Emperor in veste di atto finale. Oltre a ciò, quello attuale rappresenta anche una sorta di capitolo dedicato in un certo senso ai confronti, ma di questo parleremo tra poco. Per il momento preferiamo prendere un bel respiro mentre ci dirigiamo all’interno dell’area festival, consci del fatto che l’indomani avremo la vita relativamente più facile rispetto alla fase centrale del festival, almeno per quanto riguarda l’intensità. Buona lettura!

 

BEAST IN BLACK

Neanche a dirlo, dopo aver abbondantemente annunciato e pregustato questo momento durante le ultime ore della serata precedente, insieme ovviamente ai finlandesi Battle Beast ora possiamo finalmente collocare sul secondo piatto della bilancia la nuova e fiammante formazione capitanata dal loro ex leader e compositore Anton Kabanen, il quale ha già da tempo iniziato a mettere d’accordo buona parte degli ascoltatori, arrivando persino a toccare dei numeri in grado potenzialmente di surclassare quelli dei suoi ex colleghi. Con il Sole ben alto nel cielo, la variegata formazione che porta il nome dei Beast In Black si palesa sulle note della opener dell’ultimo disco “From Hell With Love”, intitolata “Cry Out For A Hero”, mandando sin da subito in delirio la discreta folla già schierata in prossimità del Main Stage. Pur facendoci storcere il naso per la mancanza di una tastiera, in favore delle basi, i cinque musicisti rappresentati da quel portento della natura che è il frontman Yannis Papadopoulos mettono sin da subito in chiaro di essere al livello, se non effettivamente superiori, di chi si è esibito dodici ore prima. La setlist è un tripudio di emozioni e fiammate calde e gelide, con dodici estratti tra i migliori dei due fantastici album già disponibili sul mercato, e che già hanno fatto breccia nel cuore di moltissimi ascoltatori. Non c’è un solo ritornello che non rimanga in testa sin da subito, e anche per questo in sede live risulta d’obbligo mettere a dura prova le ugole, arrancando nel tentativo di avvicinarsi alle tonalità toccate da un vocalist che potrebbe cantare pressoché qualsiasi cosa richieda una voce limpida e squillante. A livello di coinvolgimento e resa generale non c’è nemmeno paragone con la versione attuale dei Battle Beast, e allo stesso modo i brani mostrano di essere provvisti di un piglio del tutto diverso: che si tratti della nerdissima “Die By The Blade” o delle più romantiche “Sweet True Lies” e “Blind And Frozen”, non c’è verso di trattenere la voce. La fine del mondo, nonché dello show, sembra giungere anche troppo presto, con una “End Of The World” accompagnata da un tripudio di applausi per una delle power metal band del futuro, che ogni giorno dimostra di meritare l’incredibile successo ottenuto. Che sia meglio esibirsi di notte su un palco secondario o di giorno su quello principale, è tutto un fatto di opinioni personali; ma sicuramente l’occasione corrente ci ha permesso di trarre le nostre conclusioni in merito a chi fosse a detenere il vero scettro del potere. Per quanto ci riguarda, la Bestia In Nero ha sottomesso nuovamente quella Da Battaglia.

Setlist:

Cry Out For A Hero
Unlimited Sin
Beast In Black
Eternal Fire
No Surrender
Born Again
Die By The Blade
True Believer
Sweet True Lies
From Hell With Love
Blind And Frozen
End Of The World


IZEGRIM

Per quanto ci dispiaccia sacrificare lo show dei Queensryche, ogni tanto vale la pena di dare una possibilità ad una band minore che fino ad ora chi vi scrive non aveva mai avuto la fortuna di poter vedere dal vivo. I death metaller vecchia scuola olandesi Izegrim rientrano di diritto tra quelle formazioni che non sono mai riuscite a raggiungere l’eccellenza, su disco come dal vivo, ma che hanno sempre stuzzicato la curiosità e la simpatia di chi apprezza le forme più classiche di metal estremo. Non c’è dubbio riguardo al fatto che uno degli elementi distintivi degli Izegrim sia da ricercare nel timbro della bionda e simpatica vocalist Marloes Voskuil, che ora può dedicarsi interamente al suo ruolo senza doversi impegnare anche a suonare il basso, affidato a Bas Wijnbergen; con questo, anche la sua interazione col pubblico risulta più curata e piacevole, oltre al fatto che definire contagioso il suo sorriso sarebbe un eufemismo. Nonostante il clima sereno parliamo di death metal e di conseguenza di collera e violenza, e con le iniziali “White Walls”, “Endless Desire” e “Reclaim My Identity”, pur necessitando di un pochino di assestamento, il risultato finale appare sin da subito convincente e ben proposto. La band scalda l’atmosfera sotto la tettoia del palco dedicato agli sponsor, proseguendo il proprio show senza raggiungere mai picchi particolarmente elevati ma comunque mantenendosi su un buon livello per tutta la sua durata, fino alla conclusiva “Endless Strife”. Forse non la miglior esibizione death metal oriented del festival, e nemmeno della giornata, ma gli Izegrim ci piacciono comunque e in sede live ci hanno piacevolmente intrattenuto.

Setlist:

White Walls
Endless Desire
Reclaim My Identity
Insanity Is Freedom
Retraumatized
Celebratory Gunfire
Endless Strife


DESERTED FEAR

Ancora death metal, in compagnia di quella che molti ritengono si possa considerare come una delle stelle nascenti più splendenti di tutto il filone. I tedeschi Deserted Fear ci avevano già convinto in passato su disco e in sede live, ma quest’oggi risulta comunque necessario applicare un metro di valutazione leggermente diverso, poiché la line-up prevista viene temporaneamente stravolta, con un Manuel Glatter non più provvisto di chitarra per ragioni personali, ora affidata al bassista live Seppl, mentre il basso verrà lasciato temporaneamente all’ormai ex membro Chris. Una formazione rivista rapidamente, ma comunque efficace in ogni suo passaggio: a partire da una perfetta intesa on stage, abbinata alla capacità di non prendersi troppo sul serio, con battute e momenti comici isolati. Ovviamente ciò che più conta è l’esecuzione e ogni brano presente in scaletta viene riproposto con cura maniacale malgrado la formazione differente: “Mortal Reign”, “Kingdom Of Worms”, “Field Of Death”, “The Carnage” forniscono spunti deliziosi per dare uno sguardo indietro alla storia del death metal, senza però dimenticare che stiamo parlando di una band ancora piuttosto giovane e vogliosa di spaccare letteralmente il mondo a suon di metallo mortale e belligerante. Chi li sta vedendo per la prima volta potrà forse risultare un po’ disorientato, a causa dei sopracitati cambiamenti di line-up, ma se si parla di grandi musicisti non basta certo un piccolo incidente di percorso ad impedirgli di portare a casa uno show maturo e di classe. Ora li aspettiamo a Trezzo, insieme ai Nifelheim e agli At The Gates, per una serata che si preannuncia già oltremodo distruttiva.

Setlist:

Battalion of Insanities
Mortal Reign
Kingdom of Worms
Wrath on Your Wound
Welcome to Reality
Face Our Destiny
The Final Chapter
Field of Death
My Empire
The Carnage
All Will Fall
Bury Your Dead
Nocturnal Frags


DRAGONFORCE

Ora stravolgiamo totalmente le carte in tavola, risvegliando il nostro sempre presente lato nerd e power metaller, perché sta per salire sul palco la band più esagerata e rappresentativa dell’indissolubile legame che sussiste da anni tra metal e videogame. Non essendo ancora ufficialmente iniziato il tour del nuovo album, lo show comincia ancora con il singolo “Ashes Of The Dawn”, tratto dall’apprezzato predecessore, proseguendo con la nostalgica “Heroes Of Our Time” e la meno pretenziosa “Seasons”. Gli stilemi che da sempre adoriamo dei Dragonforce sono belli in evidenza di fronte a noi: i due axemen svitati Herman Li e Sam Totman macinano come sempre assoli ed effetti sonori sulle loro Ibanez, mentre Marc Hudson attira l’attenzione su di sé stendendo le sue linee vocali orecchiabili e perfettamente inserite nel contesto. Il nostro Gee Anzalone dietro alle pelli è una iena di prima categoria armata di turbo compressore, ma è al buon Frédéric Leclercq che dedichiamo più di un pensiero, trattandosi della sua penultima data come membro effettivo della formazione. Un dettaglio che getta forse un po’ di malinconia, ma basta attendere lo scoppio di “Cry Thunder” e “Fury Of The Storm” a riportarci il sorriso, nonché una voglia matta di sfogare la nostra adrenalina sui ritmi saettanti che da sempre contraddistinguono la proposta dei Dragonforce. Sulla conclusiva ed immancabile “Through The Fire And The Flames” si crea un moshpit che farebbe invidia ad ogni realtà di genere thrash o death presente nel bill, con fiumi di persone intente a darsele di santa ragione correndo in cerchio e gettandosi sui presenti, in modo da farsi trasportare fino a oltre la transenna. Tutto questo sancisce la fine del folle e luminoso spettacolo messo in piedi quest’oggi dai Dragonforce, il cui futuro appare ogni giorno più roseo e costellato di momenti di gioia ed esaltazione. Naturalmente, li attendiamo dalle nostre parti coi nuovi membri per avviare la proverbiale ‘nuova partita’, che terminerà sicuramente, come sempre, col botto.

Setlist:

Ashes of the Dawn
Heroes of Our Time
Seasons
Judgement Day
Cry Thunder
Fury of the Storm
Through the Fire and the Flames

LEGION OF THE DAMNED

Dopo la parentesi iper-powerona, torniamo in Olanda nuovamente in mood death metal insieme ai Legion Of The Damned, che per quanto rappresentino forse una delle realtà più controverse del panorama, a noi personalmente sono sempre piaciuti abbastanza, pur non avendo affatto stravisto per l’ultimo album “Slaves Of The Shadow Realm”, giudicato privo di quel mordente che caratterizza ancora oggi, ad esempio, il suo predecessore. Ciò nonostante, l’inizio con “Warhounds Of Hades” e “Son Of The Jackal” ci trasmette da subito una discreta carica di violenza, così da avviarci al proseguimento con le varie “Palace Of Sin”, “Bleed For Me” e “Slaves Of The Southern Cross”. Giunti a metà concerto, le nostre opinioni non si attestano su dei livelli eccessivamente lusinghieri, ma l’umore si mantiene su toni relativamente entusiastici fino alla conclusione con la recente “Dark Coronation” e, infine, con il brano che prende il nome dalla band stessa. Con così tanta concorrenza appartenente al medesimo filone, era probabile che i Legion Of The Damned non si collocassero propriamente sul podio, ma bisogna ammettere che Maurice Swinkels e soci hanno giocato bene tutte le carte del proprio mazzo, confezionando ancora una volta uno show magari non da standing ovation, ma senz’altro meritevole di una discreta dose di applausi, anche per via dell’immediatezza assoluta che si può percepire quando si ascolta un loro pezzo. In sede live poi, a maggior ragione, materiale per gasarsi ce n’è a iosa.

Setlist:

Warhounds of Hades
Son of the Jackal
Palace of Sin
Bleed for Me
Slaves of the Southern Cross
The Widows Breed
Pray and Suffer
Doom Priest
Dark Coronation
Legion of the Damned


AIRBOURNE

La colonna sonora del capolavoro cinematografico “Terminator 2” annuncia l’arrivo sul Main Stage della rock band più pazza e schizzata degli ultimi vent’anni, cresciuti a tal punto in popolarità dall’essere degni di calcare due dei palchi più importanti del mondo nell’arco di poche settimane. La proposta degli Airbourne, pur essendo esterna al metal, prende le solide basi gettate a suo tempo dai mitici Ac/Dc e le estremizza per confezionare qualcosa in grado di far ribollire il sangue di qualsiasi tipo di pubblico. Il possente e polverosissimo circle-pit che viene a crearsi durante le iniziali “Ready To Rock” e “Too Much, Too Young, Too Fast” rappresenta una conferma di quanto abbiamo detto, e malgrado la respirazione sia resa in parte più ardua dal movimento eccessivo del pubblico presente bisogna dire che il divertimento è davvero assicurato; a prescindere che si tratti dell’esecuzione di una qualsiasi tra le varie “Heartbreaker”, “Breakin’ Outta Hell” e “It’s All For Rock’n Roll”, oppure di uno dei siparietti al limite del folle che Joel O’Keeffe e compagni mettono in piedi durante lo show: tra questi l’immancabile sirena della contraerea, le lattine di birra rotte in testa e i Coca&Jack lanciati al pubblico. Il poker finale è la summa di tutto ciò che gli Airbourne rappresentano, e per quanto molti continuino ad etichettarli come dei banali emulatori di qualcosa venuto già molto tempo prima, noi personalmente riteniamo che si possano considerare molto di più: innanzitutto adrenalina pura, e secondariamente un quartetto dotato di una forte dose di simpatia e personalità, che si riflettono anche nella loro musica fomentante e divertente come poche altre.

Setlist:

Ready to Rock
Too Much, Too Young, Too Fast
Boneshaker
Girls in Black
Heartbreaker
Bottom of the Well
Breakin’ Outta Hell
It’s All for Rock ‘n’ Roll
Stand Up for Rock ‘n’ Roll
Live It Up
Raise the Flag
Runnin’ Wild

KING DIAMOND

Eccoci finalmente al momento più atteso da ogni buon metallaro old school, o defender che dir si voglia, presente nel pubblico di questa coinvolgente edizione del Summer Breeze Open Air. Sua Maestà King Diamond ripropone la scenografia raffigurante il manicomio, sostenuto come sempre da una line-up composta da fuoriclasse assoluti del proprio strumento, e che prontamente si mettono in posizione per dare il via all’horror show più iconico ed emblematico dell’heavy metal europeo ed intercontinentale. “The Candle” e “Voodoo” rappresentano i primi atti di uno spettacolo che combina perfettamente la teatralità e l’esecuzione musicale, grazie a quel personaggio immortale e squisitamente blasfemo che riesce ancora ad inquietarci col suo timbro acuto e straziante, nonostante tutti gli anni trascorsi. L’inquietudine si abbina perfettamente al coinvolgimento e all’adrenalina, in particolare in concomitanza di “Arrival” e, soprattutto, di “A Mansion In Darkness”, entrambi provenienti dal capolavoro assoluto “Abigail”. Ovviamente il Re Diamante non vuole dare l’immagine di una figura dedicata esclusivamente ai nostalgici, tant’è che viene nuovamente proposta la freschissima “Masquerade Of Madness”, la quale rappresenta una sorta di anteprima di quanto avremo modo di ascoltare sul prossimo lavoro in studio dello storico frontman danese. Nonostante la luce del giorno sia ancora parzialmente presente lo show prosegue che è una bellezza, grazie anche a dei suoni perfettamente calcolati e in grado di competere per compattezza ed impatto con quelli delle formazioni più recenti: Andy LaRocque e Mike Wead riempiono il palco e l’impianto di amplificazione fornendo un fantastico connubio di presenza scenica e doti chitarristiche, degne dell’illustre artista che dà il nome alla line-up. “The Invisible Guests”, “Sleepless Nights” e “The Lake”, così come le conclusive “Burn” e “Black Horsemen”, non sono invecchiate minimamente e il Re porta al termine il proprio concerto senza vacillare e alimentando letteralmente la fiamma sempre accesa nel cuore di tutti gli appassionati delle sonorità metal più classiche. La domanda a questo punto rimane la medesima: riusciremo mai a rivedere King Diamond dal vivo dalle nostre parti? Naturalmente ci auguriamo che il prossimo anno, grazie anche al ritorno in tour dei Mercyful Fate, possano arrivare delle buone notizie in merito.

Setlist:

The Candle
Voodoo
Funeral
Arrival
A Mansion in Darkness
Behind These Walls
Halloween
Masquerade of Madness
Welcome Home
The Invisible Guests
Sleepless Nights
The Lake
Burn
Black Horsemen

 

HAMMERFALL

Dopo aver balzato a piè pari lo show dei Parkway Drive, torniamo in prossimità del Main Stage in attesa del momento in cui il richiamo dell’acciaio ci intimerà di sollevare ancora una volta il martello al cielo. Abbiamo già visto gli Hammerfall poco tempo fa in quel di Wacken, dove si sono fatti carico di uno show di tutto rispetto, ma complice anche il favore delle tenebre siamo molto più entusiasti e trepidanti in questa occasione. Il particolare inizio con “Legion” non smentisce le nostre buone aspettative, anche se sussiste sin da subito il timore di assistere a una scaletta oltremodo prevedibile; termine che comunque non indica una mancanza di qualità, quanto più un voler andare sul sicuro con la ancora recente “Hammer High”, nonché le varie ed immancabili “Renegade”, “Riders Of The Storm” e così via. Joacim Cans tiene fede a questa volontà di non cambiare la squadra che vince anche dal punto di vista dell’intrattenimento del pubblico, alternando l’esaltazione stimolata da “Hero’s Return”, “Blood Bound” e “Any Means Necessary” con qualche siparietto dei soliti cui la formazione svedese ci ha abbondantemente abituato. Al sopraggiungere dell’encore, dopo “Last Man Standing” e “Let The Hammer Fall”, pare quasi che lo show stia durando più del previsto e non a caso “Hearts On Fire” chiude le danze ad un orario leggermente più tardivo rispetto al programma, il che ci fa temere non poco per la seguente performance degli Emperor. Mettendo da parte i timori e analizzando ciò che abbiamo appena visionato, possiamo affermare tranquillamente di aver assistito a uno show degli Hammerfall in linea con quanto più volte assaporato nel corso degli anni: tonnellate d’acciaio, momenti di squisita epicità ed essenza tamarra a palate. Avendo eseguito solo due pezzi dal nuovo album “Dominion”, la nostra curiosità sull’efficacia del suddetto lavoro in un contesto live rimane al medesimo livello, e per soddisfarla sarà necessario aspettare la data in quel di Trezzo prevista per il mese di febbraio.

Setlist:

Legion
Hammer High
Renegade
Riders of the Storm
Hero’s Return
Blood Bound
Any Means Necessary
Hector’s Hymn
One Against the World
Last Man Standing
Let the Hammer Fall
Templars of Steel
(We Make) Sweden Rock
Hearts on Fire

EMPEROR

Sebbene tre giornate di grande musica metal sul groppone possano risultare stancanti, soprattutto le ultime due analizzate, non esiste ragione nemmeno lontanamente valida per non assistere a un’esibizione degli Emperor rigorosamente dalla prima fila. Dopotutto parliamo della più geniale e talentuosa black metal band di sempre, e ogni volta che Ihsahn e diabolica compagine si apprestano a calcare un palco sulle note dell’intro “Al Svartr (The Oath)” è l’emozione più nera e pura ad impossessarsi di noi estimatori. Come di consueto, la prima parte dello show è tutta dedicata al capolavoro “Anthems To The Welkin At Dusk”, eseguito naturalmente con maestria e precisione, nonostante un problema tecnico imprevisto che arresta temporaneamente lo show negli attimi iniziali per alcuni secondi; il che ci ha in parte spiazzato, così come l’assenza di effetti pirotecnici, generalmente presenti durante un concerto degli Emperor in un contesto open air. Può darsi che il ritardo della tabella di marcia abbia avuto un contributo in tutto questo, ma sono interrogativi che preferiamo non porci più di tanto, dedicando tutte le nostre attenzioni alla magnificenza e alla maestosità di quanto sta accadendo sul palco dinnanzi a noi. La fase conclusiva differisce parzialmente dalla precedente per quanto riguarda la raffinatezza, ma un trittico finale che comprende due perle assolute del metallo nero come “I Am The Black Wizards” e “Inno A Satana” non può che rientrare di diritto nella definizione di conclusione perfetta di un concerto elegante e di classe, seppur blasfemo e diabolico oltremodo. Con i norvegesi noi salutiamo anche la terza e penultima giornata del Summer Breeze Open Air 2019, che si chiuderà ufficialmente l’indomani con una giornata decisamente meno intensa, ma comunque provvista di qualche gradevole sorpresa di cui vi scriveremo. Buonanotte a tutti!

Setlist:

Ye Entrancemperium
Thus Spake the Nightspirit
Ensorcelled by Khaos
The Loss and Curse of Reverence
The Acclamation of Bonds
With Strength I Burn
Curse You All Men!
I Am the Black Wizards
Inno a Satana

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