Report a cura di Simone Vavalà
Esclusa l’esibizione di qualche anno fa al labirinto di Fontanellato, le date dei Sunn O))) nel nostro paese hanno sempre avuto luogo in locali piuttosto piccoli, sia per l’affluenza prevista, sia per offrire più o meno volontariamente la perfetta cornice al loro muro lavico di suono, assordando così al meglio gli astanti. La data del Live Club, una venue che sulla carta appariva dunque quasi sproporzionata per questi torvi incappucciati, è una prova del fuoco notevole per vedere come lo spettacolo offerto possa annichilire anche parecchie centinaia di persone raccolte al loro cospetto. A fare da ottimo aperitivo, i nostrani The Secret, tornati decisamente alla ribalta nell’ultimo anno e mezzo, con show particolarmente tellurici!
THE SECRET
Tornati sulle scene, come sopra scritto, dopo un lungo periodo di sosta, che ha fatto quasi temere per il peggio, i The Secret si confermano una macchina live mozzafiato. Resi ieratici e maligni dalle pose statiche e dalle luci sparate alle spalle, in soli tre quarti d’ora i triestini riescono a travolgerci grazie al loro mix quasi unico di crustcore e black metal. Dietro le pelli, il nuovo batterista Guido Zima Montanarini regge l’architettura sonora tra ritmiche d-beat e sfuriate più estreme, su cui il resto della band intreccia le sue partiture, dirette, quanto a impatto, ma sufficientemente complesse da arricchire il caos primordiale evocato. Il mixing del locale non rende troppa giustizia né alla voce di Marco Coslovich, né ai sample cerimoniali che introducono brani come “Agnus Dei”, ma la sicurezza e l’impatto complessivi sovrastano i piccoli problemi tecnici, col risultato che le nostre orecchie arrivano al main act già ben temprate.
SUNN O)))
Resistere. È probabilmente questa la parola più adeguata per affrontare e allo stesso tempo descrivere ciò che rappresentano i Sunn O))) dal vivo. Perché, come già ci è capitato di scrivere in passato, si tratta di un’esperienza obnubilante più che di un concerto, qualcosa che colpisce e stravolge volutamente i nostri sensi, trasportandoci in un abisso oscuro e distante dal nostro corpo. Metri cubi su metri cubi di fumo preparano la sala del Live oscurando subito la vista del palco e, quando partono i primi droni di chitarra, capiamo che i musicisti sono arrivati sul palco solo intravedendo due mani alzate a reggere le sei corde in verticale. Solo con il prosieguo dello show avremo certezza che, oltre a O’Malley ed Anderson, sul palco ci siano anche i fidati sodali dal vivo, in primis Oren Ambarchi; ormai un membro a tutti gli effetti della band, che si fa carico di raddoppiare i larsen e le divagazioni orrorifiche di chitarra, mentre nel corso della serata potremo poi ‘godere’ dell’innesto di droni elettronici e anche di un disarmante assolo di trombone. Ma è chiaro come la centralità dello show dei Sunn O))) stia nella dilatazione estrema delle pennate di chitarra e basso, rese immense da un muro di amplificatori che fa impressione quando, scomparso il fumo sul finale, riusciamo a vederlo nella sua mastodontica distesa. Forse un paio di pecche, nell’ottica della pura performance (ché di questo, si tratta) si possono notare: l’assenza di Attila Csihar, che forse accentra troppo l’attenzione sulla sua figura, ma che con le sue litanie folli ha in altre occasioni offerto dinamiche più coinvolgenti; e un volume tutto sommato non assordante come in altre occasioni, sebbene ogni suono arrivasse perfettamente al plesso solare grazie alle frequenze bassissime. Ma queste sono annotazioni che possono valere per un concerto, non per cento minuti di angoscia e alienazione perfettamente messe in scena… se non propriamente in musica.