A cura di Marco Gallarati
Si ringrazia per le immagini David – IguanaKorps
La fine di gennaio e l’inizio di febbraio ci portano finalmente a rivivere emozioni da concerto, dopo un bel po’ di tempo trascorso a bivaccare a casa tra sterei, mp3, cuffie e isolamento acustico. Ci trasferiamo, in un freddino venerdì da calcio d’apertura del weekend, in quel della Leonessa d’Italia, Brescia, dove sta per avere luogo un grazioso evento underground avente come protagonisti i Sunpocrisy, band che ha visto la propria esplosione qualitativa nell’appena trascorso 2012, grazie al fenomenale e apprezzatissimo “Samaroid Dioramas”. Metalitalia.com li segue attentamente dai loro primi anni di vita ed era finalmente ora di tastare di nuovo il polso alla promettente formazione nostrana. Assieme ai padroni di casa, troviamo i ravennati Dine In Hell, che il giorno dopo ricambieranno l’ospitalità proprio ai Sunpocrisy, e gli appena nati These Oaks Are Demons, sorti dalle ceneri degli Hateline. Purtroppo per i TOAD, con i quali ci scusiamo, il nostro attardarci in fase di viaggio & mangiatoia ci ha permesso di giungere al Latte+ Live – ospitale e ben organizzata venue ricavata in un capannone industriale – solo nel momento in cui i Dine In Hell hanno terminato il loro settaggio strumenti…
DINE IN HELL
Usciti più di un anno fa, ormai, con il debutto sulla lunga distanza “Orphans”, i giovani romagnoli propongono un metal-death-core piuttosto standardizzato, a tratti comprensivo di una discreta serie di cliché del genere, ad altri tratti più strutturato e piacevole da seguire, nonostante la resa sonora del locale non sia fra le migliori ascoltate ultimamente. E’ chiaro come i Dine In Hell si impegnino alla grande per fornire una prestazione degna del loro monicker leonidesco, ma non sempre stasera invero ci riescono. Il locale è già piuttosto affollato e per i ragazzi è stata sicuramente una bella occasione per rimettersi in mostra, considerata la già buona esperienza live, anche estera, in possesso di Gazza e compagni. La mezzora a disposizione a noi però ha lasciato un po’ di amaro in bocca: la potenza sprigionata su disco è rimbalzata piuttosto ovattata sulle assi del palco e non è bastata la grinta della band per convincerci appieno della bontà della sua prestazione.
SUNPOCRISY
Cambio di palco piuttosto veloce e il Latte+ si immerge nella buia penombra e nelle distorsioni assordanti dell’introduzione del set dei Sunpocrisy, quella “Apoptosis” che apre in modo ipnotico anche “Samaroid Dioramas”. Chi scrive ricorda i ragazzi bresciani di supporto a The Ocean e Ahab, in passato, quando ancora erano un quartetto e il debutto su full era in fase di (lunga) lavorazione: ebbene, si capisce al volo che ora i Sunpocrisy, debitamente maturati sotto tutti i punti di vista, riescono a fornire uno show molto più personale, accattivante e professionale rispetto agli anni scorsi. Oltre al look più consono e ad una presenza scenica d’impatto, coinvolta e adatta alle sonorità, va certamente rimarcata la voglia di dare al pubblico qualcosa di diverso, qualcosa in più, attraverso l’uso attento delle luci e soprattutto grazie a proiezioni laser che, in ambito underground, non sono proprio all’ordine del giorno. La presenza di tre chitarre – Matteo Bonera, Marco Tabacchini e quella aggiuntiva del vocalist Jonathan Panada – rende arduo definire un suono che è complesso da trasporre dal vivo, carico di arrangiamenti, effetti, riverberi e strutture ardite, ma nell’insieme si può dire che la fruizione del concerto sia stata decisamente soddisfacente. “Apophenia” e “Φ – Phi” sono due masterpiece di progressive post-metal e sono stati eseguiti con trasporto e fedeltà dalla band, ondeggiante al ritmo delle proprie composizioni, tra distese di acque in ebollizione e rocciosi terremoti sonici. Jonathan lo preferiamo più nella versione aggressiva, ma in alcune sezioni pulite ci ha ricordato l’approccio vocale di Carmelo Orlando dei Novembre, magari non perfetto tecnicamente ma molto emozionale e carico di feeling. Ottimo e particolarmente in evidenza l’apporto del basso di Gabriele Zampieri, mentre menzione particolare merita Stefano Gritti all’effettistica e, a tutti gli effetti, quasi il più esagitato del gruppo! Ha chiuso la prestazione una bellissima interpretazione di “Dioramas”, imponente crescendo estatico che ha portato i ragazzi a trasformarsi, per l’ennesima volta durante lo show, da riflessivi filosofi ad epici distruttori. Peccato per il ridotto minutaggio – un po’ poco trentacinque minuti per tre brani e un’intro – ma possiamo anche dire tranquillamente che quello che abbiamo visto è stato appagante. Alla prossima, ragazzi!
Setlist:
Apoptosis
Apophenia
Φ – Phi
Dioramas