06/03/2011 - SYMPHONY X + NEVERMORE + PSYCHOTIC WALTZ + MERCENARY @ Alcatraz - Milano

Pubblicato il 13/03/2011 da

Introduzione a cura di Marco Gallarati
Report a cura di Matteo Cereda e Marco Gallarati

La primavera è in fase di avvicinamento, ma Milano accoglie il Power Of Metal Tour in una giornata non brutta ma decisamente fredda. C’è parecchia attesa per un bill che presenta gustose attrattive, certamente di buon livello e di gran classe, a partire dai co-headliner Symphony X e Nevermore per arrivare ai da poco riuniti Psychotic Waltz, tre formazioni americane che sanno benissimo il fatto loro. Ad aprire la serata i noti danesi Mercenary e i finnici Thaurorod, falange europea di livello inferiore rispetto ai big USA, ma che mette altro pepe nel piatto. Come al solito per le date in Milano città gli orari sono da ospizio: si parte prima dell’aperitivo e si finisce dopo Paperissima; peccato la situazione non faccia così ridere. Metalitalia.com, tra un’intervista e il traffico meneghino, purtroppo si perde i Thaurorod, fra l’altro con il nostro Michele Luppi alla voce. Pazienza, ragazzi, si parte con i Mercenary…

MERCENARY

I danesi Mercenary confermano dal vivo quanto si dice e legge di loro: bravi mestieranti in studio e discreti performer sul palco, ma difficilmente la band riuscirà mai ad uscire ed emergere dalla folta schiera delle seconde linee del metallo poco inquadrato che cerca di mischiare power, melo-death e thrash metal. Nell’odierna occasione, René Pedersen e compari hanno saputo certo intrattenere con piglio vigoroso e audace i già numerosi astanti dell’happy hour, ma il ruolo di support-act è e resta quello a loro più consono. Uscito da poco il nuovo “Metamorphosis”, l’obiettivo dei quattro Mercenary è stato quello di presentare il maggior numero di pezzi nuovi, brani che ci sono sembrati rispecchiare un’attitudine piuttosto tamarra rispetto al passato. Accenni di possente metal-core si sono aggiunti alle classiche (e confuse) cavalcate in auge alla band, a tratti prolissa e quasi mai pienamente convincente. Lo stesso Pedersen non è sembrato in grado, o perlomeno solo in poche occasioni, di riproporre on stage le sue difficili parti su disco. Ottimo invece il lavoro del drummer Morten Lowe Sorensen e tutto sommato ammirevoli l’impegno e la grinta trasmessi dal gruppo in questa data milanese. Di sicuro è che i concerti che andranno a seguire saranno di ben altro tenore…
(Marco Gallarati)

PSYCHOTIC WALTZ

C’è grande attesa per la performance degli Psychotic Waltz e la band americana, alla reunion con la formazione originale dopo lo scioglimento avvenuto nel 1996, non tradisce le aspettative. Le date sin qui affrontate dal quintetto californiano hanno sortito un ottimo effetto in termini di compattezza, mentre dal punto di vista tecnico abbiamo avuto la conferma di una band con doti ben sopra la media. Il progressive metal molto personale proposto durante la mezz’ora abbondante di spettacolo abbraccia tutti i quattro dischi sin qui pubblicati, con un’attenzione particolare per il memorabile debutto “A Social Grace”, rappresentato dalle ottime “Halo Of Thorns”, “Nothing” e “I Of The Storm”. Il singer e leader Devon Graves, già sentito recentemente con Dead Soul Tribe e The Shadow Theory, è in grande forma e desta grande impressione sia dal punto di vista tecnico che da quello interpretativo, così come sorprende l’ottima coesione fra la coppia d’asce composta da Dan Rock e Brian McAlpin. In attesa di ascoltare il nuovo materiale in studio atteso per l’anno prossimo, ci siamo goduti il ritorno di una band di nicchia che ci auguriamo possa trovare in futuro, viste le doti tecnico-compositive, i meritati riconoscimenti.
(Matteo Cereda)

NEVERMORE

Arriviamo in zona-clou del mini-festival itinerante con la performance dei co-headliner Nevermore, per la prima volta in Italia con una formazione raramente così atipica: Warrel Dane, Jeff Loomis e Van Williams sono gli unici membri ufficiali presenti all’Alcatraz, mentre Attila Voros alla seconda chitarra e Dagna Barrera al basso – quest’ultima sostituisce Jim Sheppard convalescente per la recente rimozione di un tumore al cervello – provengono direttamente dal progetto solista del biondo vocalist. Ebbene, dobbiamo subito informarvi che la band di Seattle pare finalmente aver risolto in modo definitivo tutti i suoi problemi che spesso ne hanno causato prestazioni deficitarie dal vivo, primo fra tutti la dipendenza dall’alcol di Dane. Durante il concerto odierno, infatti, abbiamo avuto il piacere di osservare una band terrificante per impatto, precisione, suoni e – non ultimo, anzi! – repertorio. Si è partiti con la sempre devastante “Inside Four Walls”, che per essere il brano iniziale è stato eseguito alla grande. In circa un’ora a disposizione e con pezzi medio-lunghi in scaletta, i Nevermore hanno puntato molto sul nuovo materiale, proponendo quasi tutta la prima parte di “The Obsidian Conspiracy”, che l’audience ha dimostrato di aver assimilato più che bene. Chi scrive ha particolarmente apprezzato “Emptiness Unobstructed”, per la verità suonata nella seconda parte dello show, quando in rapida sequenza già erano state scaraventate sulla folla le acclamatissime “Born”, “The Heart Collector” e “The River Dragon Has Come”. Dinamica e movimentata la serata di Warrel che, se da un lato trova la staticità di un Loomis sempre preciso e sempre più idolatrato, dall’altro ha trovato buona collaborazione nei due newbie nell’imbastire qualche scenetta divertente. Non possiamo non spendere una parola per la personalità della bassista, una bella sorpresa per chi si aspettava fosse una sostituta dimessa e timidina. E che dire del finale di spettacolo? Su “Enemies Of Reality”, dopo i primi accessi imprevisti del pubblico sul palco, Warrel ha pensato bene di by-passare la security e far salire on stage chiunque volesse. E quindi si è chiuso con almeno una dozzina di fans a fare headbanging sul palco assieme ai Nevermore che, nonostante i seguenti, bravi Symphony X, hanno probabilmente sfoderato lo spettacolo migliore della serata.
(Marco Gallarati)

SYMPHONY X

Già in visibilio per la prestazione di grande sostanza dei Nevermore, il pubblico accoglie con grande entusiasmo l’ingresso in scena dei Symphony X, dimostrando che questo Power Of Metal tour, pur abbracciando sonorità differenti, riesce a mettere d’accordo un po’ tutti. Il power progressive metal della band statunitense garantisce come sempre ottime aperture melodiche dalle tinte neoclassiche senza trascurare la componente thrashy ravvisabile nelle ritmiche, fondamentale nel dare una marcia in più alle canzoni. Dal punto di vista tecnico il gruppo americano si conferma estremamente preciso e compatto, con i leader Michael Romeo e Russell Allen sugli scudi. Il primo mostra una velocità d’esecuzione impressionante negli assolo di stampo malmsteeniano, mentre il cantante, oltre ad ingrassare a vista d’occhio, si conferma uno dei migliori singer della scena metal melodica grazie alla sua inconfondibile timbrica ruggente. I suoni sono nitidi, consentendo all’ascoltatore di apprezzare le varie sfumature del sound dei Symphony X, tuttavia il volume appare un po’ in sordina stemperando parzialmente la potenza di brani quali “Of Sins And Shadow” e “Domination”, eseguite in apertura di spettacolo. Un occhio di riguardo Romeo e soci lo danno al precedente e spettacolare “Paradise Lost”, dal quale vengono eseguite oltre al brano sopra citato anche “Serpent’s Kiss”, “Set The World On Fire” e l’emozionante titletrack. Durante una performance di grande intensità e con poche pause tra una canzone e l’altra, spicca la potenza di “Inferno”, valorizzata al meglio dalla grande versatilità vocale di Allen al microfono. Nella setlist trovano spazio anche un paio di canzoni estratte dall’imminente “Iconoclast”, atteso per giugno, tra cui segnaliamo le buone linee vocali di “End Of Innocence” e il groove impressionante dell’ottima “Dehumanized”. Non poteva che essere la coinvolgente “Sea Of Lies”, cantata a gran voce da tutta la platea, a chiudere una bellissima serata di grande heavy metal.
(Matteo Cereda)

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