29/05/2005 - System of a Down + Eighties Matchbox B-Line Disaster @ Filaforum - Assago (MI)

Pubblicato il 07/06/2005 da
A cura di Maurizio “MoRRiZz” Borghi
 
Aspettative enormi per gli armeno-americani che tornano al forum da grandi star, annunciati da un sold out inaspettato. Già nel tardo pomeriggio il giovane pubblico si è assiepato al di fuori del forum, dove tra una bancarella e l’altra si respira aria di evento, mentre nei chioschi e nelle automobili ci si scalda con le note del nuovo “Mezmerize” (qualcuno mi spiega chi dà ai chioschi dei panini i cd aggiornatissimi dei gruppi che suonano?). Il gruppo sarà in grado di mantenere le aspettative, e soprattutto sarà degno del sold out vista la scarsa prova di anni or sono?

EIGHTIES MATCHBOX B-LINE DISASTER

Un forum completo in ogni ordine di posto si chiede all’unanimita: equesti chi sono? Solo chi scrive (e davvero pochissimi altri, crediamo)si è preso la briga di scoprire l’interessantissima realtà degli 80Matchbox B Line Disaster, che hanno il compito impossibile di scaldareuna platea chiusa e disinteressata, giovane sì ma incredibilmentefredda davanti ai newcomer d’eccezione, scelti presumibilmente daglieccentrici headliner. Il pubblico “nu metal” dovrebbe vergognarsi diaver ignorato o peggio fischiato la proposta del combo, che pur essendooriginale e strampalata meritava assoluto rispetto, almeno perl’eccellente presenza scenica. Per il 99% dei lettori dunque ilconsiglio è di correre a scoprire il rock n’ roll sbandato e oldfashioned di questi giovani disgraziati, caratterizzato dalla voce delfrontman, un Little Tony in acido che non si risparmia un secondo percatturare l’attenzione dei presenti (anche i Damned, gli At the DriveIn, Iggy Pop e Pixies tra le influenze), prendendosi a pugni in testa estraziando la sua ugola d’oro (basti dire che sono amici di quel pazzodi Chasey Chaos e capirete tutto). Difficile descrivere il sound di ungruppo che ha svariati sapori al suo interno, dai classici riferimentia Elvis al mood perfetto per la soundtrack del prossimo film diTarantino, ricordando a tratti i vecchi Cramps (così dicono i punksterpresenti). Da oscar il chitarrista tarantolato: un gruppo sicuramenteda scoprire (almeno non sarò l’unico dimenarmi nelle prime file).

SYSTEM OF A DOWN

Dopo aver cacciato gli scomodi pazzoidi è tempo di scoprire se l’attesasarà premiata, questo il pensiero mentre un gran telone raffigurante lagrafica di “Mezmerize” copre il palco in allestimento. Buio in sala, eche lo spettacolo inizi: l’ombra sgraziata di Malakian si proietta sultelo per mandare in delirio i presenti, che intonano all’istantel’introduttiva “Soldier Side” in maniera tanto chiassosa da lasciare abocca aperta, e così sarà poco dopo per “BYOB” e per le successive. Ilpalco, decisamente spartano per le possibilità del gruppo e il budgetdell’evento, presenta oltre ai muri di amplificatori solo dei pannellia specchio sul retro, delle luci al neon che disegnano basilaricoreografie e dei grandi tappeti dove saltellano i componenti dellaband. Ogni pezzo ha impatto devastante sul pubblico numerosissimo edovoto al cento per cento, che ondeggia e sussulta ad ogni cenno deiquattro: fa contrasto il modo di porsi dei protagonisti, semprefreddini e posati nell’esecuzione, dosati nelle energie in modo forseesagerato. Riflettendo, risulta palese il mondo in cui il pubblicoabbia preso sulle proprie spalle il carico dell’intera serata, guidandoe amplificando una performance ancora imperfetta, sia per le sbavaturetecniche (che sono tuttavia passabili) ma soprattutto per il grado didistaccata professionalità che lascia trasparire una formazione giuntaa livelli altissimi, compositivamente parlando, ma che potrebbe donaremolto di più nel contatto con un pubblico così caldo. La scaletta sidimostra eccellente e nessuno rimane deluso, vengono proposte anche duenuove canzoni dal prossimo “Hypnotyze” che, grazie alla diffusione nelweb, vengono intonate dall’attentissima audience. Serj è abbastanzastatico ma regala una prova al di sopra della media, anche se rimanesempre pericolosamente immobile dinanzi al syntetizer che ha iniziato aportarsi dietro. Malakian è da rivalutare, ridimensionato nei confrontidell’ultima uscita anche a livello di immagine, ora sobria e discreta,non esagera come in passato rischiando di pregiudicare l’esecuzione, eresta invece immobile e ricurvo per la quasi totalità dello show: sugliscudi la sua toccante interpretazione di “Lost in Hollywood”, da solonell’oscurità fa venire la pelle d’oca. Il bassista Shavo è l’unico chetenta di dare energia con una performance fisica, ma l’età e lamagrezza prossima al rachitismo lo fanno collassare in poco tempofacendolo assomigliare ad un settantenne imbolsito… in sintesi, ilvalore superiore dei pezzi in scaletta (“Toxicity”, “Chop Suey” e”Spiders” sono sempre commoventi), unito alla partecipazione delpubblico, riesce in ogni caso a soddisfare tutti i fedeli, che tra unpogo mai troppo violento e un coro al lume d’accendino consuma unafelice serata.

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