19/10/2018 - TAAKE + BÖLZER + SLEGEST @ Legend Club - Milano

Pubblicato il 23/10/2018 da

Introduzione e report a cura di Giuseppe Caterino
Fotografie di Simona Luchini

E’ una calata piuttosto imponente quella che vede i Taake scendere in Italia per la celebrazione dei vent’anni di quel capolavoro che risponde al nome di “Nattestid Ser Porten Vid”, e che vedrà la band girare il Belpaese per un po’ di date: una celebrazione che, tuttavia, non avverrà, o meglio lo farà diversamente, per la data milanese, dove infatti la band, invece che suonare per intero il debut, ripercorrerà i venticinque anni dalla nascita del progetto ad oggi, all’interno di un Legend Club ben affollato di fan della Fiamma Nera. Certo, la cosa potrebbe destare qualche domanda, visto che probabilmente più di qualche die-hard fan presente si troverà ad optare anche per una seconda presenza per ‘l’altro tour’, ma nonostante tutto l’opportunità di vedere i Taake in un concerto anche normale – o comunque vagamente ‘rimpinzato’ – non è certo da sottovalutare e, anzi, sembra essere stata colta al volo da numerosi estimatori del gruppo. Per l’occasione, la band capitanata da Hoest si fa accompagnare dai norvegesi Slegest, che purtroppo perdiamo per motivi lavorativi, e dai rocciosi Bölzer, che nel momento in cui mettiamo piede all’interno del locale stanno già massacrando da qualche minuto i timpani dell’audience. Ecco come è andata!

 


BÖLZER

Il concerto degli extreme metaller svizzeri è già al giro di boa quando riusciamo ad entrare, ma l’atmosfera plumbea e opprimente generata dal duo è ben palpabile sin dal nostro ingresso. A dispetto di essere solamente due persone sul palco, la chitarra a dieci corde di KzR fa sì che la percezione sia quella di una band al completo e particolarmente massiccia, anche grazie al groove generato da una batteria senza requie. Girando attorno all’unico full-length pubblicato, “Hero”, e agli EP in circolazione da qualche anno, i Bölzer si dimostrano autori di una prova malefica e violenta quanto basta, e non per niente la quantità dei presenti che segue con attenzione le gesta della band sembra dare ragione al loro blackened death metal asettico, essenziale e pieno assieme. Quando i quasi dieci minuti di “Chlorophyllia”, con i suoi laceranti lamenti in pulito, giungono al termine, viene spontaneo andare a prendere una boccata d’aria, visto il malsano ambiente creato dai Nostri grazie ad un live amaro e astioso, dove non è mancata una certa teatralità minimale e nichilista. Apertura più che perfetta per l’entrata in scena, subito dopo, degli headliner della serata.

 

TAAKE
La temperatura ha raggiunto un climax di rilievo quando le luci si abbassano e una intro permette ai membri della band di fare un ingresso alla spicciolata sul palco del Legend Club, dando il segnale al buon numero di presenti per mettersi a fronte palco. Dopo poco, con l’entrata di Hoest, si entra da subito nel vivo di questo show speciale che, per differenziarsi come detto in introduzione dall’anniversario di “Nattestid Ser Porten Vid”, sembra aver aumentato un po’ la durata della scaletta. L’ingresso del citato Hoest infuoca immediatamente la platea e, grazie anche ad una resa sonora buona come era stato per il set dei Bölzer, non ci vuole molto perché l’atmosfera diventi immediatamente infernale. Si toccano, come detto, diversi step della carriera dei Nostri, con qualche momento in cui i brani vengono introdotti ricordando i veri e propri esordi della band, con tanto di tributo a chi ha contribuito al progetto, e ritorni al presente nei quali non manca qualche pezzo dall’ultimo uscito, “Kong Vinter”, che, a dire il vero, in almeno un paio di occasioni hanno spezzato un po’ il flusso della serata, lasciando i presenti un tantino freddi. Poco male, perché la gran parte del live viene invece salutato con foga dagli spettatori del Legend, in un incedere malefico attraverso pezzi da novanta come “Noregs Vaapen”, che vede estratti brani come “Myr” o “Nordbundet”, sino a momenti celebratissimi come “Nattestid Ser Porten Vid, Part I” o “Over Bjoergvin Graater Himmerik, Part IV”, in un susseguirsi di emozioni notevole e di una prestazione davvero ineccepibile da parte della band, con il già citato plauso di buon lavoro da parte dei fonici che ci permette di sentire praticamente tutto quello che avviene sul palco. Un rituale che dura fino a una ventina di minuti dopo la mezzanotte (un’oretta e mezzo di live, dunque), nel quale, tra un paio di accostamenti della divinità ad animali da fattoria, cosa sempre un po’ naif ma che trova costantemente un certo apprezzamento nel pubblico nostrano, qualche annotazione sul caldo percepito sul palco (molto caldo anche in sala, benché i ventilatori a soffitto funzionassero benissimo) e qualche appunto un po’ seccato sulla gestione delle luci, almeno all’inizio, un Hoest in grandissima forma, tra una microfonata sulla fronte e l’altra, fa da mattatore di una serata che non ha fatto sconti a nessuno in termini di presenza scenica e resa musicale; è evidente una passione ancora vivissima nelle corde del progetto Taake, peraltro ben conservata anche all’interno del nero cuore dei fan italiani, una cui buona parte non ci sorprenderà di rivedere in almeno un’altra delle date in Penisola. A prestissimo rivederci, dunque.

 

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