A cura di William Crippa
Arriviamo al Teatro Nuovo Giovanni Da Udine con un anticipo di circa un’ora rispetto all’apertura delle porte, così da riuscire ad osservare per bene il pubblico presente e la location. Il teatro, di recente costruzione, già ad un primo impatto colpisce l’occhio per grandiosità ed eleganza. Una quindicina di hostess, eleganti e di bell’aspetto, piazzate in posizioni chiave della struttura, con cortesia aiutano il pubblico nel raggiungere i posti assegnati. Il pubblico si mostra abbastanza eterogeneo, con una percentuale di ragazzine molto minore rispetto ai tour precedenti della cantante finlandese, e non mancano personaggi decisamente anziani e famiglie intere, per una presenza di classiche magliette metal da concerto ridotta ai minimi termini. Al suono della campanella del teatro le porte si spalancano e il pubblico inizia ad accomodarsi. Noi veniamo fatti sistemare nella ‘barcaccia’ di sinistra, un settore laterale non numerato nella seconda galleria, praticamente sopra il palco, postazione dalla quale avremo modo di osservare per bene, per tutta la durata del concerto, sia l’esibizione che il pubblico.
SORRONIA
Aprono la serata i Sorronia, band ungherese autrice di un recente debut-album, “Words Of Silence”, ben poco convincente. La band non suona male, ma è guidata da una cantante assolutamente non all’altezza. Anna Kiraly, che se già non colpiva su disco, dal vivo appare un disastro; praticamente stonata e completamente fuori forma, tanto da doversi fermare a tirare il fiato ogni volta che si azzarda a saltellare per il palco e vestita con un abitino da gothic lolita a dir poco agghiacciante, ad occhio e croce di taglie molto più piccolo di quanto necessario. Il pubblico supporta, e sopporta, la band, ma senza convinzione, per l’intera tremenda mezzora di durata del set. Da segnalare alla fine dello show una scena a dir poco dilettantesca probabilmente notata solo da chi è alloggiato nel nostro settore o in quello opposto: ultima nota, la band si porta a centro palco per ringraziare il pubblico, mentre la cantante va a chiedere qualcosa ad un roadie piazzato a destra del palco, e poi si mette carponi a terra sul lato sinistro della batteria prima e su quello destro poi, cercando qualcosa, fino a trovare finalmente il proprio cellulare messo sotto carica sul palco durante il concerto. Tutto questo mentre i compagni la stanno aspettando per l’inchino al pubblico. Anna poi raggiunge i propri bandmates a centro palco per l’inchino, guardando i messaggi sul telefono, per ricevere l’ultimo applauso immeritato.
TARJA
Tocca ora al main event della serata e quella di oggi è una sera davvero speciale, perchè questo è l’ultimo concerto della prima parte del tour mondiale di Tarja. Il telone che nasconde il palco cade e la band sale on stage sulle note di “In For A Kill”. Da subito l’atteggiamento della cantante finlandese appare differente, inedito, rispetto a quello mostrato in passato: fa il gesto delle corna al pubblico e si muove in modo aggressivo, energico, spregiudicato, anche dal punto di vista visivo, visto che la signora Cabuli si presenta sul palco vestita con un paio di leggings blu elettrico, stivali di vernice argento e solamente un reggiseno a fascia nella parte superiore, malamente coperta da un lungo gilet quasi trasparente. Prima di “500 Letters” Tarja si rivolge al pubblico e grida in ottimo italiano ‘Buona sera Udine, sono felice di essere qui, grazie, grazie mille’, e si prosegue con “Damned And Divine” e “Falling Awake”, prima di una intensa “I Walk Alone”, preceduta da un caldo ringraziamento nei confronti del pubblico, con Tarja che dice ‘Sette anni fa ho preso una decisione difficile, ho intrapreso una mia carriera solista non sapendo a cosa potevo andare incontro, e se oggi io sono qui tutto questo è solo grazie a voi’, frase questa che fa letteralmente esplodere il pubblico. “Anteroom Of Death” è semplicemente perfetta, ed il duetto vocale tra Tarja ed Alex Scholpp a fine canzone, identico a quello su disco, è uno degli highlight della serata intera. “Never Enough” si chiude con una lunga coda strumentale, molto più lunga della canzone stessa, durante la quale ogni membro della band ha modo di mettersi in mostra in modalità solista. La cantante rientra sul palco dopo il primo cambio d’abito, ed è il turno di “Sing For Me”, seguita da “Die Alive”. “Mystique Voyage” dal vivo è davvero strepitosa, ed è seguita da un lunghissimo applauso, almeno tre minuti di applauso ininterrotto, con Tarja che si porta a bordo palco, godendosi il calore del pubblico e chiedendo ‘Davvero merito tutto questo?’ con lo scontato boato da parte dei fan. E’ la volta di “Neverlight” e di un’intensa versione di “Medusa”, che chiude i giochi prima dell’encore. Durante la pausa il pubblico in platea accende i braccialetti fluorescenti che sono stati distribuiti dal fanclub prima dell’apertura delle porte (ne sono stati regalati ben quattrocento, tutti a carico del fanclub, quindi onore al gesto) per richiamare il tema dei colori nel buio. L’effetto visto dalla nostra postazione non è particolarmente eclatante, ma il gesto colpisce nel segno, visto che, dopo una “Victim Of Ritual” da brivido, la finlandese, vistosamente commossa, ringrazia calorosamente per l’iniziativa. È ora di riprendere il discorso Nightwish e “Wish I Had An Angel” è davvero favolosa, con Alex assolutamente all’altezza come carisma e voce del ben più celebre Marco Hietala. “Until My Last Breath” chiude teoricamente il concerto, con la band che si raduna a centro palco per ringraziare, fino a che Tarja si stacca dagli altri e a sorpresa, senza nessun bodyguard a proteggerla, si lancia nel pubblico e viene istantaneamente circondata dai fan che iniziano ad abbracciarla e baciarla. Spettacolare è un omaccione pelato con la barba lunga, una sorta di versione extended di Mario Biondi, che arriva di gran carriera dalle retrovie, sposta i fan davanti a lui e stampa un bacio enorme alla cantante, allontanandosi poi felice come un bambino. Tarja torna sul palco vistosamente commossa dall’amore che il pubblico le sta dimostrando, con in mano un tricolore che le è stato donato dal fanclub e concede un’ultimo brano, “Over The Hills And Far Away”, che chiude realmente la setlist. Sarà la stessa Tarja prima di scendere dal palco a distribuire i fogli delle setlist, le bacchette di Mike Terrana e i plettri di Scholpp. Riassumendo, il concerto è stato grandioso, premiato da un’acustica magnifica e da un pubblico favoloso, caloroso, presente; Tarja si è mostrata in un’inedita versione aggressiva, meno elegante che in passato, ma sicuramente più vivace in fase di intrattenimento. Colpisce il fatto che si sia cambiata solamente due volte, contro un cambio ogni due canzoni dei tour precedenti. Andando via vediamo due ragazze con addosso due magliette fatte stampare apposta per l’occasione: la prima con scritto ‘My queen is not from Netherlands’ e la seconda ‘Floor who?’… come dare loro torto?