13/12/2007 - The Black Dahlia Murder + Job For A Cowboy + The Red Chord + Gorerotted @ Astoria 2 - Londra (Gran Bretagna)

Pubblicato il 17/12/2007 da
A cura di Luca Pessina
 
Buon compleanno, Metal Blade Records! Venticinque anni di attività che la label californiana ha deciso di festeggiare organizzando un tour con protagoniste tre delle band più popolari della sua attuale scuderia: The Black Dahlia Murder, Job For A Cowboy e The Red Chord. Ad aprire lo show in quel di Londra (in un Astoria 2 quasi al completo) un’altra solida realtà della frangia “estrema” del roster dell’etichetta, ovvero i death metallers britannici Gorerotted, in procinto di registrare un nuovo full-length. Vediamo come si è svolta la serata di venerdì 14 dicembre…

GOREROTTED

Con poco più di venti minuti a propria disposizione, i Gorerotted hanno dovuto fare le cose in fretta e furia e venire immediatamente al sodo. Avendo da poco un nuovo chitarrista in formazione (l’ex Cradle Of Filth Gian Pyres), il gruppo non si è dimostrato compatto e affiatato come altre volte in passato, ma ha comunque offerto una prova decorosa, che ha passato in rassegna tutte le piccole hit dei tre full-length pubblicati sino a oggi, da “Fuck Your Ass With Broken Glass” a “Stab Me Till I Cum” e “Zombie Graveyard Rape Bonanza”. Il frontman, Goreskin, si è dato un gran da fare sul palco, ma, ad onor del vero, il pubblico – per lo più composto da teenager – non si è lasciato molto coinvolgere dalla proposta dai nostri, per nulla in linea con quanto oggi va più di moda tra i giovani in Gran Bretagna. Ad un certo punto, Goreskin ha dedicato il concerto alla memoria di Vitek dei Decapitated, ma dal pubblico si sono levati solo timidi applausi, segno che purtroppo soltanto alcuni dei presenti erano al corrente di chi si stesse parlando. Peccato, ma siamo certi che i Gorerotted potranno presto rifarsi, quando avranno modo di esibirsi in un contesto più adatto a loro.

THE RED CHORD

Decisamente migliore il feedback ottenuto dai The Red Chord, band anch’essa non esattamente “trendy”, ma dal sound più dinamico e corposo in sede live. Per la prima volta in Europa dall’uscita dell’ultimo album, “Prey For Eyes”, il gruppo di Boston ha ovviamente dato grosso spazio al materiale tratto dalla recente fatica nella mezz’ora a sua disposizione. “Film Critiques & Militia Men”, “Dread Prevailed” e la title track si sono dimostrate perfettamente adatte a essere riproposte in concerto, mentre le più datate “Nihilist” e “Antman” si sono confermate le solite badilate sulle gengive, provocando i mosh pit più vasti dello show. Come sempre, va sottolineata la grande padronanza del palco da parte della band, rodata da centinaia di date in tutto il mondo e tecnicamente preparatissima. Il frontman Guy Kozowyk ha quasi sempre sbraitato a ridosso del pubblico, tanto che ha rimediato almeno un paio di ceffoni involontari da parte dei fan più esagitati, ma il massiccio cantante deve esserci ormai abituato, visto che non ha quasi mai fatto una piega. In definitiva, il solito, validissimo show made in The Red Chord… una band che dal vivo è sempre più una garanzia.
 
 

JOB FOR A COWBOY

Si potrebbe obiettare che buona parte di chi oggi stravede per i Job For A Cowboy non ha mai ascoltato altro death metal al di fuori del loro “Genesis”, ma in questa sede limitiamoci a parlare della band… i suoi giovanissimi fan sono un argomento che c’entra sino a un certo punto. Che dire… il gruppo sarà anche giovane, avrà anche costruito la sua fortuna in parte grazie al bistrattato MySpace e il suo sound non sarà nulla di nuovo, ma è indubbio che il quintetto dell’Arizona dal vivo sia ad oggi una vera macchina da guerra. Abbiamo avuto modo di assistere alla performance dei nostri dal palco e siamo rimasti davvero impressionati dalla precisione con cui i cinque ragazzi hanno riproposto i brani del loro repertorio. Grande protagonista, il drummer Jon “The Charn” Rice – molto tecnico e preciso – ma degna di nota anche la prova del frontman Jonny Davy, poco mobile sul palco ma efficacissimo quando si tratta di vomitare addosso alla folla il suo growling. Tra l’altro, con i capelli più lunghi e un accenno di barba, il ragazzo assomiglia sempre di più al buon Glen Benton da giovane! In ogni caso, molto coinvolgente lo show, che ha visto i nostri essere osannati quasi come delle divinità da un pubblico che pare aver ben assorbito la svolta death metal messa in atto con il primo full-length “Genesis”. Le uniche due tracce estratte dall’EP “Doom” – “Entombment Of A Machine” e “Knee Deep” – sono state acclamatissime, ma anche le nuove composizioni – ben più veloci, tecniche e “death metal” – hanno ricevuto un’ottima accoglienza… “Altered From Catechization” ed “Embedded” su tutte. Una gradita conferma.
 
 

THE BLACK DAHLIA MURDER

Come previsto, è spettato ai The Black Dahlia Murder dare la buonanotte a tutti gli avventori dell’Astoria 2. Sull’onda del buon successo ottenuto dal recente “Nocturnal”, il quintetto di Detroit si è fiondato sul palco con grande entusiasmo e ha dato vita a uno show molto intenso e fisico, la cui scaletta ha pescato in egual misura dai tre full-length pubblicati sino a oggi. Naturalmente, al centro dell’attenzione c’è sempre stato il frontman Trevor Strnad, brutto e sgraziato quanto si vuole, ma dotato di un growling e di uno screaming decisamente ragguardevoli. Fantastica la sua abilità nel passare dal primo al secondo stile senza la minima incertezza e da apprezzare la sua simpatia e la sua maniera di porsi durante le pause tra un brano e l’altro… entrambe così lontane dall’attitudine a volte eccessivamente seriosa e auto-compiacente di tanti altri frontman death metal. I The Black Dahlia Murder, inoltre, non risulterebbero così efficaci e coinvolgenti dal vivo senza l’apporto del batterista Shannon Lucas: dopo quella all’ultimo Summer Breeze festival, quella di questa sera è stata un’altra performance da incorniciare per il nostro. Al momento non facciamo affatto fatica a inserirlo nella lista dei migliori drummer in circolazione. Insomma, il concerto è dunque risultato pienamente riuscito sotto tutti gli aspetti… responso da parte del pubblico (che ha dato vita al pogo più feroce della serata) compreso. Abbiamo gradito in particolar modo le esecuzioni di “Closed Casket Requiem” e “Warborn”, ma l’intero show si è mantenuto su livelli notevoli. Sarà un piacere rivedere il gruppo all’opera.
 
 

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