12/12/2005 - The Bled + Fear Before The March Of Flames + The Fall Of Troy @ Indian's Saloon - Sesto San Giovanni (MI)

Pubblicato il 20/12/2005 da
 
A cura di Maurizio “MoRRiZz” Borghi, foto di Gloria Boccalini
 
In contemporanea alla calata degli Opeth una serata diversa all’ Indian Saloon di Bresso, dove le giovani nuove leve dell’hardcore si apprestano a calcare per la prima volta il suolo italico. Scelta molto coraggiosa per la Hellfire Booking, quella di proporre dei gruppi così giovani ma davvero molto promettenti e già cosparsi di alloro da autorevoli riviste del settore in USA o Inghilterra. Peccato che il pubblico italiano si sia dimostrato totalmente disiteressato alla allettante proposta (tra l’altro ad un costo decisamente accettabile): pochissime le anime presentatesi allo show, per lo più appassionatissimi estimatori della scena. Un peccato!

THE FALL OF TROY

Il primo gruppo ad esibirsi sono i The Fall Of Troy. Il nome altisonante stride leggermente con quello che ci troviamo dinanzi sul palco: una formazione a tre composta esclusivamente da ragazzi davvero giovanissimi (vent’anni a dir tanto) forti di un album (“Doppelganger”) impressionante a livello qualitativo quanto di perizia tecnica, che seppur leggermente frenati per la scarsa affluenza reggono il palco in maniera più che credibile, complici i molti anni di esperienza come session men (il frontman ha suonato per Allman Brothers e the Eagles!). Gran parte dell’attenzione è incentrata sul cantante e chitarrista Thomas Erak, che sfodera, oltre ad uno stile vocale ineccepibile e altalenante tra screaming e vocalizzi emo, una varietà ritmica e di riff decisamente imbarazzante per molti dei presenti, curiosi intermezzi jazz e una buona dose di schizofrenia. I pezzi piuttosto lunghi e intricatissimi non sono proprio la cosa più adatta per un opening act di una mezz’oretta, ma  quello che potranno diventare in futuro è decisamente chiaro, basta ascoltare “Whacko Jacko Steals the Elephant Man’s Bones”… una band da tenere d’occhio!

FEAR BEFORE THE MARCH OF FLAMES

I Fear Before The March Of Flames (ma dove se li sognano questi nomi?) sono apparentemente promettenti, ma dopo qualche minuto risultano niente più che noiosetti. Giovanissima età anche per loro, cinque elementi sul palco questa volta, un debutto interessante ma un ritorno incerto (“Art Damage”): non basta improvvisare influenze metalliche e urlare come forsennati per convincere. Sul palco questi ragazzini si muovono eccome, si divertono, ma a volte esagerano pure, come quando l’anoressico frontman si scaglia nelle prime file colpendo i presenti, che non gli mettono le mani addosso più per pietà che per effettivo coinvolgimento. Il più grande difetto del gruppo, oltre alla latente originalità, sta nella discontinuità, non solo tra composizioni, ma anche all’interno dello stesso pezzo. Stanno bene in una compilation, magari con la divertente “Hey Kid, I’m A Computer, Stop All The Downloading”, si lasciano guardare di sicuro, ma non impressionano nessuno a tal punto di comprare il cd al banchetto del merchandising.

THE BLED

Si vede subito che i The Bled sono di un altro livello, il salto qualitativo è decisamente tangibile nei primi minuti dello show, che ci consegnano una band sicura, rodata, coinvolgente e dinamica. “Found In The Flood” si è fatto apprezzare non poco sui magazine inglesi, facendo breccia tra il popolo dai cuori spezzati e dalle frange prominenti (non che poi ci voglia molto in certi casi per creare dei “fenomeni”, soprattutto se parliamo della stampa britannica). Davvero niente male, però, la proposta del gruppo, soprattutto in dimensione live, dove il lato più emo si ritrova sotterrato sotto dei bei riffoni tra il post hardcore ed il metal, con arrangiamenti e soluzioni pregevoli che non scadono nella banalità. “Hotel Coral Essex” è il pezzo migliore e più rappresentativo sia per la varietà dei suoni che per l’impatto, senza dimenticare le vocals, dirette e catchy al punto giusto. I ragazzi di Tucson ci sanno fare dal vivo soprattutto nei breakdown più violenti e nei pezzi veloci, dove danno il massimo a livello di fisicità, mentre nei passaggi più vicini al rock perdono (clamorosamente) il confronto con mostri come Every Time I Die, ma uscendo a testa alta. Forse si prendono un po’ troppo sul serio con atteggiamenti seriosi, un difetto comune a molte band del genere, ma è una valutazione soggettiva. Da vedere dal vivo, non ne rimarrete delusi.

 
 
 
 
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