A cura di Maurizio "MorrizZ" Borghi
Attesissimo appuntamento targato Macello Magnolia, i The Dillinger Escape Plan sono una band tanto estrema e particolare quanto capace di creare un seguito inaspettato, amplificato dall’attesa del nuovo, imminente “Option Paralysis”. Il circolo di Segrate sembra essere anche troppo intimo per il numero degli accorsi, alcuni dei quali hanno temuto di rimanere fuori dai cancelli vedendo la sicurezza contare il numero degli ingressi uno per uno, fino alla capienza massima. Il prezzo decisamente popolare è stato il definitivo acceleratore per una meritato sold out…
HIEROPHANT
Tralasciando le influenze dall’ordine iniziatico della massoneria, gli Hierophant, a dispetto dell’aspetto giovane e -core, sono una band che si sta facendo strada a suon di apparizioni live in giro per il l’Italia, dalla Romagna al milanese, e che gode della piena fiducia della Booking Agency organizzatrice. Il genere è derivato tanto dall’hardcore più heavy quanto dallo stoner, e la performance dal vivo si appesantisce ulteriormente nella lentezza dei riff e nella violenza delle urla. Un opener non banale che riesce a catturare l’interesse di una discreta fetta di pubblico.
CUBRE
Nel milanese i Cubre sono oramai conosciuti, essendo sulla scena oramai da una decade, con due dischi all’attivo e un live che li ha rimessi recentemente in carreggiata. Si capisce dall’afflusso di pubblico di fronte al palco interno, tale da saturare in pochissimo tempo la visibilità. Il gruppo sa unire la pericolosità delle influenze grind con un groove massiccio e una sezione ritmica sviluppata, senza concessione a facilonerie. Anche in questa occasione c’è chi si scalda e chi li ignora bellamente, cominciando a posizionarsi nell’area esterna con una birra in mano o facendo il giro dei saluti con una sigaretta in bocca.
THE DILLINGER ESCAPE PLAN
Suonare nello spazio esterno del Magnolia, in un tendone colmo all’eccesso, è stata sicuramente una scelta per i The Dillinger Escape Plan, gruppo sulla cresta dell’onda che continua a raccogliere proseliti anche nel Belpaese, soprattutto dopo lo sdoganamento in una recente edizione del Gods Of Metal (che seppur criticato, rimane la maggiore e influente vetrina per la nostra amata musica in Italia). Aggiungiamo l’attesa per Option Paralysis e l’hype è alle stelle, tanto da scatenare voci incontrollate (e ingiustificate) che volevano una presenza esclusiva di Mike Patton come guest star. Ovviamente la diceria è rimasta infondata, ma sono bastati i cinque del New Jersey per scatenare l’originale inferno di mathcore, grind e free jazz che è marchio di fabbrica dei The Dillinger Escape Plan. Fin dall’attacco iperviolento di “Good Neighbour” si può tastare con mano la furia di quella che NME ha giudicato “la band più pericolosa del pianeta”, un cartello infatti ci avvisa: “il Magnolia non si prende responsabilità dei danni provocati a persone o cose dai Dillinger” e il tendone esterno in pochi minuti diventa un forno, riuscendo a stento a contenere lo scambio di energie tra la band e un pubblico pronto a tutto. I DEP sono infuriati, ed è sempre una sorpresa osservarli mentre mischiano energia e movimento schizoide a perizia strumentale e iper-tecnicismi, dentro una surreale cornice quadrata di luci colorate. Puciato è obbligato a sbarazzarsi della felpa in pochissimo tempo, e dopo essersi concesso alla folla in uno stage dive rabbioso è costretto anche a cambiarsi la maglietta, dato che la prima viene ridotta in pochi secondi in brandelli (avrebbe potuto rimanere in quell’inedita mise à la Tarzan, ma per vezzo si è fatto passare una nuova t-shirt immediatamente). Chiaramente non è l’unico a prediligere la pratica, visto che per il lungo set le prime file sono state un continuo guizzo di corpi agitati. In una scaletta lunghissima, che ha messo a dura prova l’apparato respiratorio di tutti i presenti (anche nelle ultime file il caldo era soffocante), non potevano certo mancare gli inediti (“Chinese Whispers” e “Farewell Mona Lisa”) e la cover dei Tears For Fears (“Head Over Heels”) prima di arrivare, stremati, alle conclusive “The Running Board” e “43% Burnt”. In formissima, i The Dillinger Escape Plan si confermano una sicurezza, e ci fanno aumentare l’acquolina per la pubblicazione imminente. La prevedibile ambulanza arrivata fuori dal locale consacra il risultato della serata: un successo.
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