Report di Maurizio ‘morrizz’ Borghi
Foto di Pamela Mastrototaro
Sono un paio d’anni che i The Hives non visitano il territorio milanese: dopo l’ultima, caldissima esibizione ai Magazzini Generali nell’ottobre del 2023 il pubblico li attendeva fregandosi le mani, galvanizzato dell’ultimo, sempre eccellente, “The Hives Forever Forever The Hives”.
Il recente settimo capitolo discografico, infatti, conferma la vitalità degli svedesi con la solita esplosione di garage rock energico e irriverente, che ha soddisfatto fan e critica senza variare la ricetta di sempre.
La pioggia battente rende difficoltosi sia gli spostamenti che il parcheggio nei pressi dell’Alcatraz di Milano, così sfortunatamente ci perdiamo l’intera esibizione degli opener Snooper. Una volta entrati nel locale capiamo subito che l’affluenza è elevata, probabilmente anche grazie ad un prezzo del biglietto onesto rispetto alle cifre da capogiro a cui ci stiamo dolorosamente abituando.
Quando gli YARD ACT attaccano a suonare, la prima parola che viene in mente è “british”. Dal look all’accento calcato, dall’umorismo al cinismo, dal modo in cui si presentano sul palco alle movenze la provenienza del quartetto di Leeds è innegabile, scritta nel DNA e sulla fronte dei musicisti.
Il loro post-punk strumentalmente è ballabile e ritmato, mentre il frontman alterna spoken-word a ritornelli trascinanti. La natura molto verbale della loro proposta li rende probabilmente poco leggibili al pubblico dei The Hives, che perlopiù resta perplesso e in alcuni casi accigliato per la poca immediatezza e l’evidente barriera linguistica.
C’è da dire che l’agitato frontman James Smith ce la mette tutta per superare questo ostacolo, cercando più volte l’interazione diretta, ma a parte poche occasioni è chiaro che gli Yard Act, per quanto certamente validi nella loro dimensione e sulla cresta dell’onda, stasera siano del tutto fuori contesto.
L’Alcatraz (in configurazione ‘Palco A’, è bene specificarlo) sfiora il sold-out quando è il turno dei THE HIVES: visto che l’ultimo passaggio nel milanese è stato ai Magazzini Generali, venue dalla capienza ben minore, possiamo intuire quanto il recente “The Hives Forever Forever the Hives” sia stato ben accolto dalla nutrita fanbase italiana del gruppo.
Guardandoci intorno, notiamo che l’età media è abbastanza elevata, con la maggior parte dei presenti in configurazione ‘appena usciti da lavoro/con i figli dalla babysitter’, ma qualcuno i figli se li porta anche dietro sperando segua le orme (musicali) dei genitori.
Accanto al main stage notiamo due schermi giganti che evidentemente gli svedesi si sono portati da casa, al posto del backdrop invece ci sono tante palle luminose che compongono il nome del gruppo, con ‘T’, ‘H’ ed ‘E’ sulle grancasse della batteria. Oltre ad una regia attenta, capace di inquadrare lo show nei led wall la scenografia, i The Hives, la indossano letteralmente: i completi del gruppo infatti sono adornati da strisce luminose ed intermittenti, che li rendono sfavillanti nella più classica ironia che li contraddistingue.
Sulle note di “Enough Is Enough” lo spettacolo ha inizio, con il consumato e carismatico frontman Pelle Almqvist ad attrarre le attenzioni dei presenti pattugliando l’intero perimetro del palco, seguito a ruota dal fratello Nicholaus Arson che, sebbene più statico come il resto della band, si esibisce nel solito repertorio di espressioni comiche e sguardi eloquenti.
Presenti anche i roadie ninja, veloci negli interventi e vestiti di nero col volto coperto come veri shinobi, che talvolta si esibiscono anche al tamburello.
La setlist, seppur basata ampiamente sugli ultimi due dischi, include anche i brani imprescindibili della storia del gruppo come “Hate to Say I Told You So”, “Main Offender”, “Here We Go Again” e “Walk Idiot Walk”, bilanciando sapientemente brani più tirati con quelli più tranquilli e facendo continui balzi avanti e indietro a livello temporale.
I volumi sono molto alti, soprattutto nelle prime file, dove il pubblico partecipa entusiasta cantando e pogando in maniera leggera e festosa.
L’ugola di Pelle necessita di un minimo di rodaggio, ma una volta calda il set viene padroneggiato in scioltezza e con grande magnetismo, con discorsi brevi e spiritosi che vanno ad incitare e ringraziare caldamente gli spettatori. I
mpossibile immaginare un concerto dei The Hives senza il ‘freeze’: questa volta la band si blocca completamente durante “Paint a Picture”, facendo le belle statuine per far salire ilarità ed eccitazione ai presenti. Verso il finale, invece, la mega hit “Tick Tick Boom” viene prolungata all’infinito, includendo la presentazione dei membri del gruppo ed ospitando sul palco un fan italiano desideroso di introdurre mister Howlin’ Almqvist con tutte le celebrazioni del caso.
C’è ovviamente spazio per gli encore, rappresentati da “Legalize Living”, “Smoke & Mirrors” e “The Hives Forever Forever The Hives”, inno autocelebrativo e title-track dell’ultimo disco, che sembra scritta appositamente per la chiusura dei concerti della band, e che probabilmente lo rimarrà per un futuro indeterminato.
Ruvidi, selvaggi, old-school e impeccabili: i The Hives si sono incoronati da soli sul trono del rock svedese (vedi la copertina del loro ultimo disco) ma è impossibile, dopo ormai trent’anni, negar loro questa posizione, alla luce di una striscia ininterrotta di dischi qualitativamente ineccepibili e relativi divertentissimi cicli di tour. Sempre fedeli alla propria inossidabile ed amatissima formula, i The Hives non vogliono cambiare mai, e nessuno vuole che cambino.
“The Hives Forever Forever The Hives”!
SNOOPER
YARD ACT
THE HIVES


































































