11/02/2025 - THE NIGHT FLIGHT ORCHESTRA + TRAGEDY @ Legend Club - Milano

Pubblicato il 15/02/2025 da

Report di Sara Sostini e Dario Onofrio


Cosa c’è di meglio, per combattere il mood opprimente di un martedì di pioggia e nebbia, che decollare verso spensierate destinazioni, tra lustrini e bicchieri di champagne? Vedendo le facce soddisfatte all’uscita del pubblico dal Legend di Milano dopo la data dei The Night Flight Orchestra, la risposta sembra essere “niente, o poco altro”.

Il gruppo (composto da musicisti di Soilwork e Arch Enemy, tra gli altri) ha saputo negli anni strutturare una propria, solida proposta a cavallo tra AOR e hard rock a base di ritornelloni, fresche melodie e riff catchy, tutto condito da una azzeccata ambientazione ad alta quota e colori patinatissimi da soap opera: l’ultimo “Give Us The Moon” si inserisce perfettamente in questa cornice e, pure non brillando come altri capitoli passati, regala un divertente ‘more of the same’ di ottima fattura.
Assenti dai palchi italiani dal 2019 (tra tour annullati per la pandemia negli anni successivi e i lavori sul nuovo album), eravamo molto curiosi di vedere di nuovo sul palco Bjorn ‘Speed’ Strid, Sharlee D’Angelo e compari, capaci di compattarsi e continuare sulla loro rotta anche dopo la morte di David Andersson, da sempre centrale nell’economia del gruppo.
Ad accompagnare la cabin crew più scintillante della musica (metal e non solo), gli americani Tragedy e la loro carnevalesca parodia (?) di cover dei Bee Gees e affini, tutto fuorchè confondibile – come leggerete tra poco – con l’omonimo gruppo pilastro crust. A voi il resoconto della serata.

 

Quando sul palco del Legend salgono i TRAGEDY, l’aspettativa è a metà fra il divertito e il perplesso: la band americana si presenta come – citiamo testualmente – “All Metal Tribute To Bee Gees And Beyond”, che sulla carta può anche risultare un’idea simpatica (ricordiamo la spassosa cover di “Gimme Gimme Gimme” degli Abba fatta da Yngwie Malmsteen), ma che nella pratica si rivela essere una vera… tragedia. Letteralmente.
Lungi da noi il voler essere eccessivamente seriosi (Gli Atroci, per dirne una, con una proposta simile riescono comunque a risultare divertenti), poteva essere una cosa simpatica: ma i siparietti con bambole gonfiabili, chitarrine di plastica rosa e altro ci fanno più pensare a una versione musicale di “American Pie” che ad un concerto di musica metal, con tanto di elemento extra della formazione che fa il figurante e scende in mezzo al pubblico più e più volte con vari gadget.
No, pochissime cose di questo show ci hanno fatto sorridere, come l’unico momento davvero geniale dove “It’s Raining Men” viene introdotta da “Raining Blood” degli Slayer, mentre per il resto anche “Summer Nights” di Grease viene semplicemente risuonata pari alla versione originale con l’aggiunta del growl che, secondo i musicisti, dovrebbe anche far ridere.
Non vedevamo una cosa così imbarazzante sinceramente da decenni, chiusa ovviamente da “Staying Alive” dei Bee Gees che, pur risultando meno peggio di altre, non fa comunque guadagnare punti a questa esibizione – la quale dobbiamo riportare per dovere di cronaca appare comunque coinvolgere, nostro malgrado, una parte del pubblico presente. Bjorn Strid spenderà buone parole per questo progetto pochi minuti dopo, mentre noi avremmo preferito un altro gruppo AOR, più che una esibizione forzatamente demenziale. (Dario Onofrio)

Alle 21,15, puntuali come le migliori compagnie di bandiera, i THE NIGHT FLIGHT ORCHESTRA fanno il loro ingresso sul palco, tra palme, led e gufi impagliati (si, avete letto bene).
Sin dalle prime note di “Stratus”, primo dei cinque estratti dall’ultimo album, abbiamo modo di notare due cose: i suoni particolarmente calibrati (anche rispetto al gruppo precedente) e la grande coesione degli otto musicisti sul palco: rispetto al passato, si nota come la band abbia lasciato un po’ da parte i siparietti a base di cocktail e pioggie di glitter per concentrarsi maggiormente sulla musica. Certamente i costumi di scena risultano ancora appariscenti (soprattutto di Bjorn e delle cantanti, tutti e tre fasciati d’argento scintillante), ma l’intero show appare molto più concentrato sulla musica.
E quella, come sempre, è una garanzia: certo, magari avremmo preferito, a gusto personale, sentire ancora una volta “Stiletto” o una canzone in più da “Sometimes The World Ain’t Enough” – non a caso, l’unico estratto “Can’t Feel That Bad”, sembra essere tra i più apprezzati della serata – ma dobbiamo dire come le nuove “Shooting Velvet” e “Cosmic Tide” dal vivo rendono anche più che su disco, per fortuna, così come le canzoni dai due “Aeromantic” (in particolare “Divinyls”), pure sacrificati nella promozione per la pandemia.
Anche la voce di Bjorn appare più elastica e allenata, capace di affrontare (con appena un velo di fatica) tanto le parti più acute quanto quelle dalle tonalità più calde, sostenuto dall’apporto vocale ‘luminoso’ di Anna Brygård e Åsa Lundman, sempre più centrali nell’essenza stessa della band; questa, poi, suona con la tranquilla sicurezza di chi ha macinato date su date insieme, apparendo compatta e a proprio agio senza, ci sembra, quella sensazione di noia da ‘pilota automatico’, ed è impossibile non sorridere nel vedere D’Angelo divertirsi come un bambino, dettando il ritmo insieme a Jonas Källsbäck, o Sebastian Forslund giostrarsi tra percussioni, tamburelli e chitarre con una perizia da prestigiatore.

Certo, l’impatto lasciato dal vuoto di David Andersson, chitarrista dei TNFO e dei Soilwork scomparso nel 2022 si sente: l’emozione di Bjorn nel ricordarlo è evidente e palpabile (nonostante gli occhiali neri), tributandogli parole commosse, ricordandone il lavoro di composizione (ad introduzione di “Transatlantic Blues”) e il ruolo nella band con un affetto che strappa un giro di applausi accorati. Rasmus Ehrnborn, chiamato sempre dalle fila Soilwork (oramai quasi passati dalla parte di ‘side-project’, per alcuni versi) alle chitarre dei Nostri dopo il lutto, sembra inseritosi con naturalezza, nonostante un evento tanto traumatico; forse la patina di ‘sobrietà’ che si percepisce stasera deriva anche da questo, ma sono solo supposizioni.
Quello che conta è un’ora e mezzo in cui la voglia di ballare per alleggerire l’animo dai grigiori della quotidianità è il motore che manda avanti il concerto sopra e sotto al palco, dove un pubblico di età media alta (con una piccola eccezione, munita di cuffioni e sulle spalle dei genitori a godersi la serata) e dalla morfologia varia (da gente in giacca e cravatta magari arrivata direttamente dall’ufficio ad appassionati di AOR a metallari chiodo-muniti), seppur non foltissimo, sembra comunque rispondere con discreto coinvolgimento al ritmo irresistibile di “Gemini” o alla conclusiva, immancabile “West Ruth Ave” (da “Internal Affairs”), il cui tradizionale trenino, però, stavolta dura appena fino al ritornello.
Evasione, divertimento e groove: i The Night Flight Orchestra nascono per questo e fa piacere vedere come, nonostante le turbolenze della vita, riescano ancora a garantire – è il caso di dirlo – “a pleasant flight”. (Sara Sostini)

Setlist The Night Flight Orchestra:
Final Call (Intro)
Stratus
California Morning
Shooting Velvet
Divinyls
Domino
Gemini
Cosmic Tide
This Boy’s Last Summer
Paloma
Satellite
Transmissions
Can’t Be That Bad
Transatlantic Blues
Burn for Me

White Jeans
Way to Spend the Night
West Ruth Ave

0 commenti
I commenti esprimono il punto di vista e le opinioni del proprio autore e non quelle dei membri dello staff di Metalitalia.com e dei moderatori eccetto i commenti inseriti dagli stessi. L'utente concorda di non inviare messaggi abusivi, osceni, diffamatori, di odio, minatori, sessuali o che possano in altro modo violare qualunque legge applicabile. Inserendo messaggi di questo tipo l'utente verrà immediatamente e permanentemente escluso. L'utente concorda che i moderatori di Metalitalia.com hanno il diritto di rimuovere, modificare, o chiudere argomenti qualora si ritenga necessario. La Redazione di Metalitalia.com invita ad un uso costruttivo dei commenti.