31/01/2013 - THE SECRET + GRIME + HARDEST SEASON @ Init Club - Roma

Pubblicato il 03/02/2013 da

A cura di Claudio Luciani

Metalitalia.com è ormai una presenza costante ai concerti nella capitale e questa volta si è resa testimone di una serata all’insegna del metallo “nostrano”, ricavandone l’impressione forte che la scena (estrema) nazionale sia più viva che mai e, addirittura, in fermento se andiamo a considerare i particolari percorsi stilistici seguiti dai The Secret, ben accompagnati dalle derive funeste dei Grime. Più che discreto l’afflusso del pubblico, sia in termini strettamente quantitativi, sia in termini di varietà.

 

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HARDEST SEASON
Combo locale dedita ad un metalcore (o giù di lì) a tratti rallentato, a tratti meno. La cosa che stucca e imbroglia al contempo è l’assenza di presenza scenica, completamente sostituita da pose e ‘mossine’: stucca perché non se ne può più davvero di gente che pensa prima al taglio di capelli e poi al resto, imbroglia perché – alla fine – i pezzi che hanno suonato non erano malvagi ed erano generalmente dotati del giusto groove. Niente di particolarmente originale, però sicuramente divertenti, tant’è vero che il pubblico ha mostrato di gradire.

GRIME
Traduzione, dall’inglese, della parola ‘grime’: ‘sporcizia, lerciume, sudiciume’. Ebbene, è proprio il caso di dire che il nome della band è stato azzeccato in pieno. I Grime, triestini come i The Secret, ‘spingono’ uno sludge cadenzato che diluisce gocce di death-doom in un oceano di viscoso feedback, dal quale ribolle un cantato à la Sourveyn declinato al maschile. La loro musica, fatta di suoni saturi e cattiva disposizione, si trascina pesante e astiosa su tutte le orecchie presenti all’Init e certamente non fa del dinamismo la sua qualità più evidente: tuttavia non poteva essere altrimenti vista la continua anestesia operata dal ‘buzzzz’ sui riff portanti, atti a rovesciarci addosso tonnellate di lava tossica. Deve essere chiaro, quindi, che per apprezzare i Grime ci vogliono le orecchie giuste: nel tal caso non vi sfuggirebbero e, soprattutto, apprezzereste i richiami sfigurati ai Black Sabbath più acidi, intrecciati a certe paranoie funeral doom, che rendono il contesto dovutamente ostile (ed è giusto così, il metal non è per ‘fighette’). L’impressione che ne abbiamo è quella di una band buona sia live che non: vi invitiamo a reperirne l’EP autointitolato, del 2011, e ricavarne una vostra personale impressione.

THE SECRET
Entrano i The Secret e attaccano con “Agnus Dei”, dall’ultimo album; sebbene ci sia stato qualche piccolo fastidio iniziale col volume dei suoni (risolto nel giro di poco), si capisce subito quale sarà l’impostazione della loro prestazione: ‘sostanziale’. Intendiamo infatti dire che il loro è un inferno senza fronzoli o smancerie, tanto cari ad altre band, e riescono a trasporlo in maniera perfetta, rendendo – sul palco – ancora più efficace la loro alchimia equilibrata tra black metal e grindcore, raccordati talvolta a mani di sludge. E così, senza avvertirci o preoccuparsi, ci hanno presi a colpi con la loro musica senza risparmiarci niente: una sequenza furiosa di pezzi selezionati in prevalenza dalle loro ultime due pubblicazioni (tra le altre anche “Geometric Power”, “Post Mortem Nihil Est”, “Vermin Of Dust” e “Seven Billion Graves” dall’ultimo album, oltre a “Where It Ends”, “Antitalian”, “Whethermen”, “Deathalive” e “Double Slaughter” da “Solve Et Coagula”) ha immerso gli astanti in un rispetto tale da impedire loro di volgere altrove lo sguardo, neanche quando i The Secret si sono messi a suonare di spalle: il massimo del coinvolgimento e del nichilismo mischiati assieme (che noi, ovviamente, salutiamo con rispetto)! Le qualità live dei triestini non si riducono ad una mera questione di attitudine, corroborata da una presenza scenica essenziale e d’effetto, ma trovano completamento e caratterizzazione nelle loro capacità strumentistiche: sotto la spinta di un batterista letteralmente condottiero, i The Secret suonano serrati e precisi abusando della resistenza fisica del pubblico, in quella che definiremmo un’affilata orgia di rasoiate in faccia. Vorremmo mettere in evidenza anche la prova di Marco Coslovich, voce, per carisma ed intensità: in via del tutto personale ci sentiamo di ringraziarlo per aver evitato tutte le possibili ‘chiacchierette & mossine’ d’acchiappo. In conclusione, la sensazione che rimane è quella di essere stati testimoni di un evento di ‘consolidamento della scena’: quella che bazzicano i The Secret è un fenomeno che in Italia sta attecchendo in maniera decisa, particolarmente nelle regioni settentrionali, e abbiamo l’impressione che possano guidarla verso risultati di una certa caratura.

6 commenti
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