29-30/04/2023 - THE TOWER – MUSIC MEETING 2023 @ CS Bocciodromo - Vicenza

Pubblicato il 09/05/2023 da

Il mese di Aprile anche quest’anno ci porta una nuova edizione del Tower Music Meeting a Vicenza.
Dopo l’edizione del 2022 – che si era fatta notare per la presenza di nomi del calibro di Mortuary Drape e Implore – la rassegna di due giorni organizzata da Orion Agency e Year Zero propone un bill nuovamente interessante, in cui spiccano gli olandesi Sinister come headliner della prima giornata, legata più a sonorità affini al death metal; nella seconda, invece, maggiormente orientata su suoni black metal, saranno gli italiani Imago Mortis a chiudere la kermesse.
Nelle parole degli stessi organizzatori il Tower Music Meeting dovrebbe rappresentare una sorta di punto di incontro per vari tipi di realtà legate al mondo del metal e della musica indipendente e, a conti fatti, l’obiettivo è stato sicuramente raggiunto: anche se la quantità di pubblico accorso non è stata elevatissima, bar, cucina, angolo merch e suoni quasi sempre buoni hanno creato un’atmosfera da mini-festival assolutamente positiva.
Qualche parola inoltre va sicuramente spesa per la location, il CSA Bocciodromo a Vicenza, che si conferma essere un locale, a misura d’uomo, adeguato ad ospitare eventi come questo. Per l’occasione infatti, oltre al bar interno ha funzionato in entrambe le serate un chiosco esterno e un servizio pizzeria di buon livello, entrambi con prezzi accessibili; infine, nonostante la posizione in un quartiere cittadino, interessante anche la possibilità di parcheggiare molto vicino al locale.

SABATO 29 APRILE

La prima giornata si apre in orario con l’esibizione dei romagnoli CRAWLING CHAOS, il cui secondo disco “XLIX” è uscito ormai due anni fa per l’italiana Time To Kill. Chi vi scrive aveva apprezzato su disco la proposta death metal dei nostri, soprattutto per gli spunti originali esibiti nei vari brani legati a tematiche storiche. In ogni caso i campionamenti, le voci narranti e tutte le particolarità che emergevano sul disco non trovano molto spazio sul palco, rendendo l’esibizione dei Crawling Chaos più genuina e violenta ma assolutamente non fuori posto: molto efficace in questo senso l’esecuzione del singolo “The Prince Is Here”. I suoni, buoni fin da subito, conferiscono spessore al set dei romagnoli, che aprono in modo piacevole la due giorni.
Dopo il cambio palco è l’ora degli ACROSS THE SWARM, band bolognese con all’attivo due EP, l’ultimo nuovamente per Time To Kill. Rispetto alla formazione precedente, i quattro propongono un death metal decisamente più brutale e ‘core’ che si esalta più su riff potenti, tempi serrati e breakdown coinvolgenti. Il suono complessivo è moderno, molto pulito ed è da notare anche la prova del cantante Francesco A. Flagiello, sia vocalmente che a livello di presenza scenica; particolarmente apprezzati anche certi midtempo di matrice groovy alla Dimebag, in grado di rinfrescare il risultato complessivo. La loro proposta forse non è ancora particolarmente originale, sia su disco che sul palco, ma è più che godibile.
Quando gli INVERTED MATTER iniziano la loro esibizione è ormai sera e l’affluenza inizia a crescere. I primi due gruppi si sono esibiti solamente davanti ad un manipolo di fan piuttosto coinvolti, mentre i veneti vengono accolti da un pubblico più nutrito. Chi vi scrive ha apprezzato parecchio il death metal sghembo, intricato e serrato dei nostri su disco, ed era realmente curioso di vederlo trasposto sul palco.
L’esibizione è stata musicalmente molto buona, con tutta la tecnica e l’amore per le strutture contorte che è arrivata chiaramente all’ascoltatore: immaginate Gorguts e Ulcerate da un lato, Immolation e Vader dall’altro. La potenza musicale è chiara fin da subito, ma è altrettanto vero che la presenza scenica è totalmente assente: se le migliori canzoni di “Harbinger” riescono a trovare una propria dimensione dal vivo anche nelle sfumature più complesse, è curioso vederle eseguite da una band che sembra in sala prove; gli Inverted Matter sono infatti statici, fin troppo rilassati e nel complesso un po’ troppo timidi.
Anche l’occhio vuole la sua parte, soprattutto quando i veneti confermano di esserci davvero, come band. Speriamo possano allenarsi sempre di più e sempre meglio a stare su un palco.
La serata è ormai arrivata al momento più atteso – almeno per chi scrive – con l’esibizione degli ASSUMPTION, band doom/death che si è fatta notare anche all’estero.
Il gruppo capitanato da Giorgio Trombino e David Lucido (ormai vecchie conoscenze dell’underground nostrano) è qui per provarci se il suono dilatato, sognante e oscuro di dischi come “Absconditus” e “Hadean Tides” assume una propria dimensione dal vivo.
La risposta, senza tanto girarci attorno, è sì. Assolutamente sì. Sul palco del CSA quasi tutti gli elementi chiave dei dischi trovano una propria, bellissima collocazione: i tempi rallentati, le voci cavernose e strazianti, le pause piene di malinconia. I suoni sono anche qui più che buoni, e le pesanti chitarre di Matja Dolinar e Giorgio aumentano l’aspetto più grezzo e primordiale della loro esibizione. Con proposte come quella degli Assumption è difficile (e forse anche un po’ sbagliato) soffermarsi sulla scaletta, visto che è il feeling complessivo che dovrebbe rimanere impresso nell’ascoltatore; abbiamo comunque riconosciuto frammenti un po’ da tutti i periodi della band: “Submerged By Hadean Tides”, “Beholder Of The Asteroid Oceans” e la più datata “Moribund State Shifts”. Secondo noi i migliori della serata.
Siamo ormai giunti al momento degli headliner: i SINISTER. Ormai da parecchio band di proprietà esclusiva del buon Aad  Kloosterwaard (attorniato di turnisti più o meno di lusso), il combo olandese ha avuto una carriera non sempre al top, ma è comunque rimasto in qualche modo agganciato alla scena anche nei momenti in cui il death metal non era sicuramente un genere di punta.
Dire che i fasti dei primi tre album sono lontani è fin troppo ingeneroso, e per chi scrive le aspettative erano semplicemente quelle di vedere una band efficace, con una scaletta intelligente e varia a sufficienza. I suoni, soprattutto nella prima parte, sono però altissimi e confusi ed è difficile, a meno che non si sia sotto al palco in posizione centrale, distinguere bene gli strumenti.
Aad è fin da subito molto carico e aizza il centinaio di persone presenti come se fosse una folla sterminata; ad ascoltare con lucidità il suo growl, ci accorgiamo che è forse un po’ monocorde e poco espressivo rispetto agli standard odierni, ma l’entusiasmo infuso sopperisce a tutto.
Dal passato emergono, riconosciute un po’ da tutti, “Epoch Of Denial” e “Sadistic Intent”, accompagnate da una sparatissima “Afterburner” e giustamente da più di un estratto da “The Carnage Ending”, il disco che riteniamo meglio riuscito nell’ultima parte di carriera. Entusiasmo di Aad a parte, le prove individuali sono buone, e con il miglioramento dei suoni nella seconda parte della setlist si riescono ad apprezzare di più anche le parti di chitarra eseguite da Walter Tjwa.
In conclusione è innegabile che il pubblico abbia risposto all’esibizione dei Sinister in maniera più che entusiasta, e nonostante i numeri non elevatissimi, la serata al Bocciodromo può essere definitiva più che soddisfacente. Non saranno più una band di punta (sempre ammesso che lo siano mai stati!), ma i Sinister portano ancora a casa il risultato.

DOMENICA 30 APRILE

La seconda giornata del Tower si apre con i friulani GATES OF DOOM, una band attiva da una decade ma che solo di recente ha intensificato l’attività dal vivo in maniera coerente e si è fatta notare in contesti adeguati.
La loro proposta, fin dai primissimi minuti, è molto chiara: siamo in territori death/black che riportano alla mente da un lato Insomnium o i vecchi Varg e dall’altro Primordial, senza ovviamente scordare i padrini Bathory. Il taglio ‘pagan’ delle canzoni è evidente, e si riconoscono, fra i pezzi presentati, estratti dall’album “Aquileia Mater Aeterna” più altre canzoni più recenti in cui l’influenza black metal sembra essere maggiore. Bellissima prestazione, quadrata, semplice ma emozionante.
Dopo di loro tocca ai DUIR, altro nome ultimamente facile da incontrare nei locali del Nord Italia. La band veronese conta in line-up Mirko Albanese, già visto nel progetto atmosferico Eard. Le coordinate stilistiche sono quelle di un black metal dalle tinte folk imparentato con Saor o Winterfylleth, anche se a nostro parere c’è anche un certo gusto dal sapore cascadian black metal.
Se musicalmente non è difficile inquadrare la band, l’immagine sul palco è invece piuttosto interessante, con i testi cantati in italiano e la teatralità del cantante Giovanni De Francesco particolarmente in primo piano, visto che esso si esibisce in una inusuale camicia di forza con led colorati, espediente che volutamente stride rispetto agli strumenti tradizionali.
In attesa di comprendere bene il concept dei Duir, è evidente come il gruppo voglia trovare una propria dimensione originale in un genere ormai saturo, e da questo punto di vista si sono fatti apprezzare molto.
E’ nuovamente sera al CSA, e quando salgono sul palco i DARKEND il pubblico presente è in numero sufficiente per creare la giusta atmosfera.
Chi scrive ha avuto modo di vedere la band emiliana moltissimi anni fa dal vivo e l’ha seguita, da allora, solamente su disco: la versione da palco dei Darkend è curata, teatrale, oscura e spiccano le movenze sciamaniche del frontman Animae.
Se visivamente sono stati molto appaganti, la parte più sinfonica del suono dei Darkend è andata un po’ persa – forse anche per dei suoni non perfetti – durante l’esibizione, privilegiando invece la violenza black metal. Non avendoli visti in altre occasioni di recente, non sappiamo se questa sia una scelta precisa, ma sarebbe un peccato in ogni caso visto che su disco gli emiliani mostrano tutta una serie di attenzioni, finite poi in secondo piano in sede live.
Negli ultimi due anni, nell’infinita saga degli eterni ritorni sono ricomparsi anche i milanesi CULTUS SANGUINE, anche se per ora ci dobbiamo accontentare della loro versione live, probabilmente in attesa di nuove uscite discografiche da studio.
Per chi avesse la memoria corta, i due dischi che i nostri pubblicarono a fine anni ‘90 uscirono per label rinomate come Candlelight e Season Of Mist: di conseguenza i Cultus Sanguine acquisirono rapidamente lo status di band di culto (di nome e di fatto), ma si sciolsero anche quasi subito. Bisogna riconoscere inoltre che la loro proposta musicale, a cavallo fra sonorità dark, gothic teatrale e black metal non è mai stata tra le più digeribili, e il genere stesso non è invecchiato sempre bene.
A questo proposito, se per quasi tutti i musicisti sul palco è evidente come siano passati gli anni, la prova musicale sembra invece senza tempo, in quanto realmente affine alle atmosfere di “Shadow’s Blood” e “The Sum Of All Fears”, dischi che ormai hanno un quarto di secolo. Il suono rockeggiante e barocco è ancora la componente principale di quanto i Cultus Sanguine propongono sul palco; anche l’interpretazione vocale di Joe Ferghieph è piuttosto fedele al passato, teatrale e tormentata alla stessa maniera. Come in passato, però, è possibile notare come lo spettacolo offerto non sia per tutti, visto che il tipo di metal proposto dai nostri non è dei più semplici da assorbire. Un buon ritorno, comunque, in attesa di futuri sviluppi.
La conclusione della due giorni è affidata ai bergamaschi IMAGO MORTIS, ormai una garanzia del black metal nostrano, a parere di chi scrive forse la band che ha meglio sfruttato le potenzialità della lingua italiana in un contesto musicale apparentemente non favorevole come quello estremo.
E’ da subito evidente come Abibial e soci siano realmente a proprio agio sul palco e la scaletta proposta è costituita di brani che ormai oseremmo definire ‘classici’ come “Il Canto Del Negromante”, “Lümere” o la più recente “Al Passo Con L’Eresiarca”. Brano dopo brano, l’esibizione scorre liscia, apprezzata dai presenti, sempre guidata dal carisma che Abibial mostra sul palco, anche se i suoni non sempre perfetti non hanno permesso di apprezzare i testi in italiano come su disco, almeno dalla nostra posizione.
In ogni caso, degli Imago Mortis ci ha sempre colpito la capacità di essere tremendamente semplici (i riferimenti al black metal della primissima ondata, oltre che alla seconda, all’orecchio attento si sprecano) ma altrettanto efficaci: ci sentiamo quindi di definire la performance dei bergamaschi più che soddisfacente.

0 commenti
I commenti esprimono il punto di vista e le opinioni del proprio autore e non quelle dei membri dello staff di Metalitalia.com e dei moderatori eccetto i commenti inseriti dagli stessi. L'utente concorda di non inviare messaggi abusivi, osceni, diffamatori, di odio, minatori, sessuali o che possano in altro modo violare qualunque legge applicabile. Inserendo messaggi di questo tipo l'utente verrà immediatamente e permanentemente escluso. L'utente concorda che i moderatori di Metalitalia.com hanno il diritto di rimuovere, modificare, o chiudere argomenti qualora si ritenga necessario. La Redazione di Metalitalia.com invita ad un uso costruttivo dei commenti.