Per concludere i festeggiamenti per il loro ventesimo anniversario, i Paradise Lost hanno fatto decisamente le cose in grande, organizzando una breve striscia di concerti con My Dying Bride e Anathema, gruppi oggi diversissimi fra loro, ma “partners in crime” nella creazione e nello sviluppo della ormai leggendaria scena doom-gothic metal inglese nei primi anni ’90. Uno show davvero speciale, atteso da anni da tutti i fan delle band sopraelencate, che in quel di Londra ha avuto luogo nel capiente Forum (andato comunque sold out), una delle migliori location della capitale britannica per questo tipo di sonorità. Metalitalia.com, ovviamente, era presente e di seguito vi racconterà come sono andate le cose durante questa serata epocale…
ANATHEMA
In perfetto orario rispetto alla scaletta annunciata, gli Anathema si sono presentati on stage esattamente mezz’ora dopo l’apertura delle porte, trovando comunque già diverse centinaia di fan assiepati in prossimità del palco. Avendo avuto modo di vederli soltanto un mese prima al Summer Breeze festival, avevamo già una vaga idea di quali brani i nostri avrebbero suonato e, infatti, tutte le nostre aspetattive sono state soddisfatte: un buon mix di materiale recente e datato, con un occhio di riguardo per il periodo “Alternative 4″/”Judgement”, i cui brani sono sempre particolarmente adatti a essere riproposti dal vivo. Particolarmente graditi dai fan della vecchia scuola anche “Sleepless” e “A Dying Wish”, anche se bisogna sottolineare come la band oggi le riproponga in una versione ben più leggera e rockeggiante rispetto a quella in studio. Il buon Vincent Cavanagh non si sforza nemmeno un po’ di cantare come una volta su questi pezzi, ma il risultato finale è comunque tutt’altro che malvagio! Il pubblico, dal canto suo, ha dimostrato di apprezzare molto il concerto degli Anathema, anche per via dell’attitudine molto “alla mano” dei ragazzi, tutti sempre poco inclini a assumere pose troppo seriose e ben disposti a dialogare con i fan. Nel complesso, si è trattato di una performance quasi solare… l’esatto opposto di quanto sarebbe stato offerto dagli amici My Dying Bride di lì a poco…
MY DYING BRIDE
Cogliendo in pieno lo spirito di “revival” della serata, i My Dying Bride sono saliti sul palco con la chiara intenzione di ricordare a tutti i presenti che cosa significava suonare death-doom una quindicina di anni fa. Spazio dunque a brani vecchissimi come “The Songless Bird”, “The Snow In My Hand” e “Vast Choirs”, con le sole “The Cry Of Mankind” e (in parte) “The Dreadful Hours” a regalare qualche timido spiraglio di luce. Un concerto brutale e pesantissimo, quello del gruppo di Halifax, con protagonista assoluto il solito Aaron Stainthorpe, a tratti più un attore che un cantante di una metal band. Seguirlo mentre si muove e si contorce sul palco è come assistere a un evento all’interno di un evento… a volte si rimane veramente sbigottiti dalla passione che quest’uomo riesce a trasmettere mentre si esibisce. Meno sorprendente, invece, la prova degli altri membri, tuttavia si può dire che la band – la cui lineup è stata di recente modificata con l’arrivo di Katie Stone alla tastiera e al violino e di Lena Abé al basso – abbia già acquistato un buon affiatamento. Peccato giusto per dei suoni di chitarra un pochino bassi, ma complessivamente lo show della Sposa Morente è stato coinvolgente tanto quanto quello degli Anathema… un’ora intensissima ed entusiasmo dei fan alle stelle!
PARADISE LOST
Il momento dei “festeggiati” è arrivato appena venti minuti dopo la conclusione della performance dei My Dying Bride. Il Forum era ormai stra-pieno e tutti attendevano con trepidazione le note di “The Enemy” per dare il via alla festa. Ma questa sera i Paradise Lost hanno deciso di cambiare le carte in tavola rispetto alle ultime esibizioni. Così, dopo un intro inedito, è partita la mitica “Hallowed Land”, che ha letteralmente mandato in visibilio le duemila persone accorse al Forum. Non ci si aspettava proprio una tale partenza e, soprattutto, non ci si aspettava di ritrovare un Nick Holmes tanto in forma: molto buona sin dalle prime battute la sua prova vocale, probabilmente la migliore degli ultimi mesi, almeno se si considerano le numerose esibizioni visionate dal sottoscritto. Quasi superfluo, poi, descrivere che cosa sia accaduto sotto al palco quando i nostri (con alla batteria Mark Heron degli Oceansize) subito dopo hanno riproposto “Remembrance”, che non veniva suonata live da tantissimi anni! Una piacevolissima sorpresa per tutti i fan della prima ora, suonata alla perfezione – nonostante, purtroppo, dei volumi bassini – e ancora una volta ben cantata da Holmes. Da qui in poi c’è stato spazio per classici vecchi e nuovi (“Erased”, “Gothic”, “As I Die”…), con una speciale attenzione per “Draconian Times”, il disco di maggior successo dei nostri: praticamente tre quarti dei brani della tracklist di quest’ultimo sono stati suonati live questa sera, comprese la quasi dimenticata “Elusive Cure” e “The Last Time”, posta in chiusura dopo la solita “One Second”. Divertente quindi l’epilogo dello show, con tutti i membri di Anathema e My Dying Bride saliti sul palco con bottiglie di champagne per festeggiare i nostri e per salutare insieme il calorosissimo pubblico. Una chiusura con i fiocchi per un concerto davvero emozionante, che rimarrà a lungo scolpito nella memoria di tutti i fan delle tre band protagoniste e dell’intera scena gothic-doom. Buon compleanno, Paradise Lost!
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