22/06/2023 - THE WINERY DOGS + JARED JAMES NICHOLS @ Alcatraz - Milano

Pubblicato il 28/06/2023 da

Report di Elio Ferrara
Foto di Teo Musazzi

Volendo usare il termine ‘supergruppo’, questo calza a pieno titolo nel caso dei The Winery Dogs, un trio davvero di eccezione formato da nomi del calibro di Billy Sheehan (Mr. Big, Sons Of Apollo, Niacin), Mike Portnoy (Flying Colors, Liquid Tension Experiment, NMB, Sons Of Apollo, Transatlantic, ex Dream Theater) e Ritchie Kotzen (Forty Deuce, ex Mr.Big, Poison e altri).
La band ritorna a Milano ed in particolare all’Alcatraz, per quanto purtroppo sia stato scelto di utilizzare il più piccolo palco laterale, cosa che costringe la gente a stare ammassata e a cercare una sistemazione in un angolino come meglio può nella speranza di vedere qualcosa. Davvero un peccato, perchè non si riesce a godere del concerto come si vorrebbe e si auspicherebbe, quando invece l’Alcatraz normalmente avrebbe gli spazi per poter stare in condizioni di gran lunga più agevoli. Insieme a questo supertrio, troviamo in apertura un altro trio, ovvero quello del talentuoso chitarrista statunitense Jared James Nichols.

 

JARED JAMES NICHOLS
Si tratta di un giovane chitarrista che abbiamo appurato essere ancora trentaquattrenne, benchè a vederlo sinceramente gli avremmo dato alcuni anni in più. Ha già all’attivo diverse pubblicazioni, ma in questa serata si concentra principalmente su brani più recenti, perlopiù tratti dal suo ultimo album omonimo uscito quest’anno, cominciando da “Easy Come, Easy Go”, per proseguire poi con altri buoni pezzi come “Down The Drain” e “Hard Wired”: il suo stile è un rock dalle forti tinte blues, dotato di un buon groove, accompagnato da batteria e basso (peraltro il bassista è italiano, perchè viene presentato come Diego, proveniente da Firenze).
Sicuramente un ottimo solista, per quanto poi in realtà non ci sia sembrato neanche nulla di straordinariamente eccezionale, nel senso che tutto sommato ci sono chitarristi più interessanti in circolazione, mentre Nichols sembra riproporre un sound molto tradizionale, senza però riuscire più di tanto a rielaborarlo in uno stile più personale e distintivo. Precisiamo però che le nostre considerazioni si limitano su quello che abbiamo ascoltato questa sera, perchè non abbiamo ancora avuto modo di sentire il suo nuovo album nella sua interezza. Nel corso di “Threw Me To The Wolves”, il chitarrista inserisce anche un estratto di “Miss You” dei Rolling Stones, poi comincia una sorta di conto alla rovescia perchè ogni volta annuncia quante canzoni deve ancora suonare. Alla fine, viene proposta un’apprezzatissima cover dei Black Sabbath, la celebre “War Pigs”, ma al termine di questa Nichols indugia ancora un po’ con un altro assolo prima di congedarsi definitivamente.

Scaletta:
Easy Come, Easy Go
Down The Drain
Hard Wired
Threw Me To The Wolves (including “Miss You” by Rolling Stones)
Bad Roots
Nails In The Coffin
War Pigs (Black Sabbath cover)

THE WINERY DOGS
I The Winery Dogs sono in pieno tour promozionale in occasione dell’uscita del loro terzo album, tanto che iniziano subito con due nuove canzoni, “Gaslight” e “Xanadu”. La band suona praticamente senza soluzione di continuità, andando quasi con il pilota automatico, un po’ magari per mantenere la concentrazione, un po’ perchè la scaletta prevista è abbastanza lunga e non c’è perciò molto tempo a disposizione per intermezzi o altro. Solo Sheehan appare quello che più prova ad interagire con il pubblico, con le sue pose plastiche e i suoi virtuosismi; anzi, sembra quasi aver bisogno di essere alimentato dal calore e dal supporto degli spettatori per dare maggiore linfa e slancio alle sue inafferrabili dita.
Anche la scenografia è molto semplice, con un po’ di luci, il logo della band sullo sfondo e niente schermi, per cui sotto i riflettori stanno solo i tre musicisti e la loro perizia tecnica. Questo però non significa che la band pensi solo a suonare e a fare sfoggio di virtuosismo: al contrario, una delle caratteristiche dei The Winery Dogs è proprio quella di avere canzoni valide, con belle armonie, squisite melodie e un buon groove, ben interpretate peraltro da Ritchie Kotzen, dotato di una bella voce, che a tratti ci ricorda un po’ quella di Chris Cornell.
Si mettono dunque in evidenza tanti bei brani come “Stars”, “Desire” o “Time Machine”: questi ultimi due, peraltro, sono tratti dal primo omonimo album del 2013, che resta comunque quello da cui sono estratte la maggior parte delle canzoni in scaletta, nonostante sia da poco uscito un nuovo disco, come riportato qualche riga più su.
Al di là di tutto, viene giustamente dedicato spazio anche al virtuosismo con un un assolo a testa a ridosso di “The Other Side” e questo punto anche Kotzen comincia a mostrarsi un po’ più loquace. Dal canto suo, Portnoy ha una batteria un po’ più ‘sobria’ del solito, con meno elementi rispetto al suo solito (peraltro ormai sembra che riesca a far a meno anche della sua barriera antisputo, indirizzando con maggiore attenzione i suoi ‘lanci’), ma anche l’assolo da lui proposto per la verità non si può annoverare esattamente tra i suoi più memorabili.
La nostra sensazione è che abbia optato per questo tour per tenere in un certo senso un più basso profilo, anche perchè non si cimenta tanto spesso in tempi troppo complessi, ma si limita a fare la sua parte senza mai strafare, forse anche per il genere proposto, certamente ben differente dal prog. Nel finale, c’è spazio anche per due bis, entrambi tratti sempre dal primo album, ovvero “Regret” e “Elevate”.
Nel complesso un bel concerto, nel quale i musicisti hanno suonato con la loro consueta professionalità, per cui la serata è risultata senz’altro all’altezza delle aspettative.

Scaletta:
Gaslight
Xanadu
Captain Love
Hot Streak
Desire
Breakthrough
Time Machine
Stars
Damaged
Drum solo/The Other side/Guitar solo
Bass solo
The Red Wine
I’m No Angel
Oblivion
Encore:
Regret
Elevate

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