Report di Simone Vavalà
Foto di Pamela Mastrototaro
“Minchia, tre(nt’)anni?” (semicit. da “Mediterraneo”): indubbiamente siamo tutti abituati da anni a recarci a serate di pura nostalgia, vuoi per l’età dei musicisti coinvolti, vuoi per la crescente tendenza a organizzare tour celebrativi di particolari anniversari discografici.
Questa sera tocca ai Therapy? festeggiare i trent’anni di “Troublegum”: il loro capolavoro indiscusso, nonché un disco che, per la sua urgenza espressiva e per la capacità di unire punk, metal e grandi melodie pop, ha fatto e farà sempre parte dell’immaginario giovanile di un’intera generazione (cui afferisce chi vi scrive, che ancora ricorda il giorno dell’acquisto di quel vinile verde zeppo di hit).
Era quindi un appuntamento imperdibile per i quarant…, ehm cinquantenni milanesi e non, pur nella coincidenza temporale con l’ottimo trittico thrash presente in contemporanea all’Alcatraz; anche se l’iniziale programmazione al Legend Club, oggettivamente impraticabile alla luce delle prevendite e della massa presente, ci avrebbe sicuramente soddisfatto di più. Ma andiamo con ordine, e accomodatevi con noi all’interno dei Magazzini Generali…
Pur con tutti gli sforzi del caso, la doppietta composta da orari lavorativi e traffico ci fa perdere pressoché in toto il concerto dei DEUX FURIEUSES, duo fortemente voluto dalla band di irlandese come supporto per questo tour.
Il solo brano che riusciamo ad ascoltare ci costringe a sospendere il giudizio; diciamo che sembrano avere il potenziale per coniugare l’approccio garage dei White Stripes – paragone inevitabile per un power duo voce-chitarra-batteria – con un certo gusto pop à la The Cardigans, complice qualche affinità vocale tra Ros Cairney e l’iconica Nina Persson, pur in versione più aspra.
Sono passate da poco le 21 quando sale sul palco il trio capitanato da Andy Cairns, e subito si nota come lui, l’eterno sodale Michael McKeegan e il più defilato Neil Cooper dietro la batteria siano pimpanti e sorridenti, pronti a divertirsi con il pubblico. Dopo una breve intro affidata a una versione per archi di “Lunacy Booth”, i THERAPY? entrano nel vivo con “Stop It You’re Killing Me”, uno dei brani dal riff più devastante di “Troublegum”; il disco non viene riproposto banalmente in sequenza, ed ecco che infatti tocca subito dopo all’ottima restituzione di “Isolation” dei Joy Division.
Andy dispensa faccette buffe e occhi stralunati, mentre Michael fa tuonare il basso senza smettere di saltellare per un solo momento: è un’attitudine punk da party, ed è quello che abbiamo sempre amato di questa band – anche se purtroppo, rispetto al loro tiro e innegabile coinvolgimento, l’acustica del locale si dimostra per l’ennesima volta poco votata al rock.
Oltre ai brani del disco del 1994, la serata offre un’antologia da tutti gli EP precedenti al successo, con brani come “Meat Abstract” e“Potato Junkie”; quest’ultima intervellata da un imprevisto assolo di batteria e da un breve cenno a “Iron Man” dei Black Sabbath, cover che i nostri avevano proposto anche nel primo, mitico volume di “Nativity in Black”.
Tra i classici senza tempo non poteva mancare, ovviamente, “Opal Mantra” che fa saltare e sgolare tutti i presenti, e prima dei bis è il momento dei loro due pezzi più iconici, ossia “Die Laughing” e “Nowhere”: se la prima offre anche un momento intimistico, visto che viene dedicata a chiunque abbia perso qualcuno di caro di recente – e Cairns cita, tra gli altri, Shane McGowan – la seconda viene resa stasera ancora più adrenalinica, con un affettuoso omaggio ai Beatles, allorché Andy accenna alla melodia di “Nowhere Man”.
Dopo poco più di un’ora di concerto è tempo di bis, con due estratti dal primo full-length “Nurse” – ovviamente parliamo di “Nausea” e “Teethgrinder” – mentre per chiudere la restituzione di “Troublegum” mancavano all’appello solo la fulminante “Knives” e “Screamager”, una chiusura pressoché perfetta.
Nota di merito all’altra cover proposta, che in termini di discografia travalica il 1994, dato che “Diane” era presente su “Infernal Love”, ma in termini concettuali, trattandosi di un brano degli Hüsker Dü dei primi ’80, va benissimo. E rende meravigliosamente, come già dimostrato in passato, anche in questa versione più cupa, rispetto al sontuoso e toccante arrangiamento per voce e archi presente sul disco.
È passata circa un’ora e mezza dall’avvio delle danze, allorché i tre salutano con affetto e partecipazione il pubblico, confermandoci un’energia e una voglia di divertire (e divertirsi) che non abbiamo mai visto spegnersi, anche in anni in cui le loro uscite discografiche, peraltro mai mediocri, non hanno saputo replicare il successo commerciale. Ma va bene così, quando l’attitudine resta così onesta e intensa.
Setlist Therapy?:
Stop It You’re Killing Me
Isolation
Totally Random Man
Turn
Trigger Inside
Brainsaw
Unrequited
Unbeliever
Evil Elvis
Femtex
Hellbelly
Opal Mantra
Die Laughing
Lunacy Booth
Nowhere
Nausea
Meat Abstract
Potato Junkie
Teethgrinder
Diane
Knives
Screamager
DEUX FURIEUSES
THERAPY?