Report a cura di Simone Vavalà
Sette anni dall’ultima calata in Italia e dieci dall’ultima esibizione a Milano: non ci sono dubbi che il ritorno dei Therapy? fosse parecchio atteso! E infatti, nonostante sia lunedì sera e il programma li veda salire sul palco alle 22:20, il Serraglio è pressoché pieno; la folla assiepata non sfugge all’attenzione della band, che sottolineerà in almeno due occasioni la sua gratitudine per la calorosa accoglienza. Raggiungiamo purtroppo il locale troppo tardi per assistere allo show degli Shame, sulla cui esibizione non facciamo nemmeno in tempo a chiedere pareri ai presenti: il tempo di entrare, di assistere agli ultimi aggiustamenti da parte dei roadie ed è subito il momento del trio nordirlandese.
THERAPY?
Andy Cairns e soci salgono sul palco con entusiasmo e sciorinando sorrisi; ‘We’re Therapy? from Ireland!’ annuncia il cantante e chitarrista, e visto che le presentazioni non servivano, sembra più che altro una dichiarazione d’intenti: quella di guidarci attraverso un’ora e mezza abbondante di canzoni strafottenti, coinvolgenti, immediate, fatte per essere cantate a squarciagola da tutti i presenti bevendo birra ininterrottamente. Esattamente come se fossimo nella loro natia Irlanda. Con almeno una dozzina di album all’attivo, i Therapy? hanno la più ampia libertà di scelta per celebrare i trent’anni di carriera e lo fanno offrendoci ben ventisei brani senza quasi soluzione di continuità – se si escludono i ringraziamenti di cui sopra, le presentazioni di rito e un paio di ‘fuck off!’ all’ordine del governo inglese e di Donald Trump. Invettive che non paiono fuori luogo da parte di questi vecchi e inossidabili rocker che hanno sempre flirtato col punk come attitudine e sonorità, così come col metal più d’impatto e tipico degli Anni Novanta; un decennio in cui hanno vissuto il loro periodo d’oro, e non a caso la fanno da padrone gli estratti dell’immarcescibile “Troublegum”: ben otto i brani da questo capolavoro, tutti accolti dai boati e dai cori del pubblico; sugli scudi i due singoli del tempo, “Die Laughing” e “Nowhere”, quest’ultima introdotta nei bis da una strofa di “Breaking The Law” dei Judas Priest. Su questo brano il bassista Michael McKeegan, già spiritosamente ribattezzato qualche minuto prima come ‘Evil Priest’ da Cairns, mostra giustamente tutta la sua attitudine metal. C’è spazio per altre due cover, ossia le ormai classiche “Isolation” e “Diane”, quest’ultima resa sempre più simile all’originale degli Hüsker Dü rispetto alla versione ‘orchestrale’ presente su “Infernal Love” e protagonista di un bellissimo scambio di cori tra la band e il pubblico; ancora, un estratto di “Ever Fallen In Love” dei Buzzcocks su “Potato Junkie” e poi un’altra ventina di pezzi che toccano quasi tutti i loro album ed EP: da “Opal Mantra” a “Church Of Noise”, da “Teethgrinder” ai brani del nuovo, e decisamente riuscito, “Cleave”. Andy Cairns si è sicuramente appesantito, negli anni, e dal vivo la voce fa un po’ fatica, ma l’energia messa dalla band, l’evidente divertimento che sprizza da loro e la maestria nel riproporre riff che non sembrano potersi arrugginire sopperiscono a qualunque limite imposto dal tempo, trascinando il pubblico alla grande. Menzioniamo poi, meritatamente, il costante e simpatico contributo come seconda voce del roadie di Cairns (e ci pare un riconoscimento apprezzabile) e il gran lavoro da fabbro di Neil Cooper, ormai in pianta stabile nella band da quasi quindici anni e degno erede del mitico Fyfe; anche se dal vivo la batteria rispetto al passato risulta un po’ meno secca, cosa che sappiamo essere da sempre un tratto caratteristico del sound del trio. Mezzanotte, le ultime gocce di sudore cadono dalla fronte dei musicisti mentre si spengono le ultime note di “Success? Success Is Survival”: un brano emblematico e perfettamente riassuntivo dell’approccio e dell’onestà di questa piccola, grande band.
Setlist:
Wreck it Like Beckett
Expelled
Die Laughing
Nausea
Lonely, Cryin’, Only
Kakistocracy
Turn
Callow
Isolation
Opal Mantra
A Moment of Clarity
Diane
Trigger Inside
I Stand Alone
Screamager
Teethgrinder
Potato Junkie
Stop It You’re Killing Me
Unbeliever
Church of Noise
Bad Mother
Crutch
Stories
Nowhere
Knives
Success? Success Is Survival