A cura di Marco Gallarati
Foto di Bianca Saviane
A soli tre giorni di distanza dal concerto dei Paradise Lost all’Alcatraz, un altro grande nome metallico sbocciato nel bel mezzo del cammin degli anni Novanta arriva nel milanese – per la precisione al Live Music Club di Trezzo, venue che fra l’altro ha festeggiato in questi giorni i quindici anni di esistenza! Si tratta degli svedesi Therion, formazione trasversale, sia stilisticamente che geograficamente, che, sempre restando in tema di ricorrenze, in questo tour sta celebrando il venticinquesimo anno dalla fondazione, davvero un traguardo rimarcabile. Una band che si identifica pienamente nel suo leader Christofer Johnsson, mastermind, chitarrista, compositore, cantante e tastierista, che recentemente ha deciso di mettere in piedi un’altra delle sue trovate innovative, soprattutto se pensiamo che si sta parlando di una creatura già nota e affermata: pubblicare un disco, con relativi costi di realizzazione decisamente alti, senza l’aiuto di una label alle spalle e vendendolo, in partenza, esclusivamente ai concerti e presso lo store on line del gruppo. Un azzardo per pochi…o per folli? Lo scopriremo solo attendendo il futuro, ricordandovi che già in passato i Therion, per la registrazione del proprio masterpiece “Theli”, avevano rischiato grosso proponendo all’allora emergente Nuclear Blast un esborso di danaro davvero oneroso per l’epoca. Show del venticinquennale, quindi, per la Bestia Selvaggia e, come successo già per i Paradise Lost in settimana, una cornice misera di pubblico ad allietarne le gesta. Non stiamo a ripetere le motivazioni probabili, già espresse in sede di report altrove, ma stavolta ci aggiungiamo la pochissima attrattiva portata dai support-act, rivelatisi a tratti imbarazzanti e inspiegabilmente arrivati ad aprire per Johnsson e compagni. Inspiegabilmente poi non tanto, a dir la verità (basta fare un paio di pensieri giusti). Ma diamo un taglio alle chiacchiere ed entriamo nel gelo del locale deserto…
ANTALGIA
Di fronte ad una quarantina di persone, i primi ad esibirsi sono gli spagnoli Antalgia, gruppo ancora senza etichetta e proponente un heavy metal piuttosto classico a metà strada tra power, prog e gothic. Le keyboards hanno un ruolo piuttosto preponderante nel songwriting dei ragazzi, ma quest’oggi gli Antalgia fanno a meno di Xavi Sanchez, il tastierista della band, proponendosi come quartetto ed utilizzando basi per le linee di tastiera. Alla voce, leit-motiv della serata, c’è una ragazza, tale Bella Dianez, che dal vivo perde l’80% dell’appeal che si intravede nelle foto promozionali. Non esattamente un figurino e solo sfiorante il concetto che risiede nel suo nome, Bella si muove però con scioltezza e senza nessun imbarazzo, risultando oltretutto ben dotata dal punto di vista vocale, aspetto di certo più importante di altri. Le composizioni degli Antalgia non sono da cestinare in toto, ma purtroppo non hanno nemmeno un briciolo di originalità e personalità: buone le interazioni fra gli strumenti, con chitarra, basso e batteria suonati con perizia, mentre il punto di forza degli spagnoli sembra proprio essere l’ugola della Dianez, potente e incisiva quanto basta per farsi apprezzare dallo sparuto pubblico, tutto racchiuso in tre-quattro file di profondità. “Lines Of Life” e la conclusiva “The Invisible Mechanism” hanno riscosso giusti applausi, tributati ad una realtà che probabilmente avrà vita durissima e impossibile, se realmente vorrà emergere. Almeno, questo sì, ora sappiamo chi sono gli Antalgia e che, a parte il nome ridicolo, esistono.
ELYOSE
Veniamo al ‘vero’ divertimento della serata, i francesi Elyose. Anche loro senza etichetta alle spalle, come i precedenti Antalgia, e anche loro con una frontgirl in primo piano. Rispetto a Bella, però, la filiforme Jasmine Daaé è completamente su un altro pianeta: l’industrial metal elettronico e danzereccio della band la porta a dover muovere le sue fragili membra in determinati modi, che purtroppo cozzano inesorabilmente con la legnosità della sua magrezza: in pratica si assiste al tragicomico spettacolo di una giraffa zampettante su un prato di ceci. La voce completamente operistica si staglia sui pattern quadrati e ridondanti del terzetto di compari alle sue spalle, che spesso si trovano a dover sostare in silenzio nelle retrovie nei momenti in cui la fase elettronica del songwriting degli Elyose prende il sopravvento totale. Pressoché nullo il valore artistico di questo gruppo e il paradosso è che gli attimi più interessanti della performance sono le pause tra un pezzo e l’altro, quando la svampita Jasmine si dimostra simpatica, divertente e ‘alla mano’ nel conversare con gli astanti. Tra risatine e incredulità, si arriva con piacere alla fine dello show di questa improbabile promessa della scena electro-dark-metal d’Oltralpe. Aiuto.
THERION
Dopo cotali band di supporto, l’attesa per i Therion è divenuta leggermente impellente. Il Live Music si è riempito un pochetto, nel frattempo: non c’è per nulla il pienone, ma qualche numero in più è stato raggiunto; certo, vedere il concerto per la celebrazione dei venticinque anni di un gruppo quale i Therion con tanti spazi vuoti in platea non è la situazione ideale, ma i presenti non potranno lamentarsi praticamente di alcunché, in quanto gli otto musicisti oggi componenti la formazione svedese dal vivo si sono dimostrati professionali in tutto e dotati di un talento sopraffino. E’ quasi incredibile poter gustarsi la performance di una band così affiatata, pur per certi versi non potendo essere considerata appieno come tale, se si pensa alle molteplici incarnazioni che ha avuto nel corso della sua lunghissima carriera. Lasciati per strada alcuni vocalist di certo richiamo – Snowy Shaw, Mats Levén, Katarina Lilja – oggi i Therion da palco prevedono Johan Koleberg alla batteria, il gigantesco Nalle Pahlsson al basso, Christofer Johnsson e Christian Vidal alle chitarre, Thomas Vikstrom e Lori Lewis alle voci; in aggiunta alla formazione-base, ecco l’ottimo tastierista Stefan Jernstahl e la terza vocalist Linnea Vikstrom, figlia di Thomas. La curiosità per scoprire con quale pezzo si aprirà lo show è altissima e quando sono le epiche note di “O Fortuna” a far accendere le luci sul palco, un boato si leva dalla folla, modesta ma rumorosa, in piena tradizione italica. Il primo brano è un estratto dal nuovo “Les Fleurs Du Mal”, disco chiaramente ispirato a Baudelaire e addirittura cantato in francese. I minuti iniziali dello spettacolo passano alquanto in sordina: le chitarre sono praticamente assenti, ritmica e voci sovrastano tutto, quindi, pur constatandone la pulizia, ai suoni manca il classico muro d’impatto che un live metal richiede. Sorprende l’esecuzione dell’elaborata e folkeggiante “Via Nocturna”, seguita da un duello solistico tra Vidal e Jernstahl sulla strumentale “The Flight Of The Lord Of Flies”. E’ con “Abraxas” che finalmente l’acustica si solleva di prepotenza ed in pratica inizia un altro concerto! L’intesa vocale a tre tra papà e figlia Vikstrom e Lori Lewis è spettacolare e “Vanaheim” e la travolgente “Gothic Kabbalah” arrivano a confermarcelo; i brani suddetti sono intervallati dal toccante momento acustico affidato a “Lemuria”, episodio di speciale intensità. Così come lo è “The Siren Of The Woods”, un capolavoro senza tempo che Thomas e Lori hanno interpretato davvero alla grande. Da qui in avanti è solo un susseguirsi di piccoli e grandi classici della band e del metal tutto, fra i quali “Ginnungagap”, “The Rise Of Sodom And Gomorrah” e “Son Of The Staves Of Time” brillano per imponenza e coralità, mentre “The Khlysti Evangelist” e “Wine Of Aluqah” danno le sferzate che ci vogliono per tenere alta l’attenzione durante una performance durata due ore, altro merito da assegnare ai Therion, alla faccia delle striminzite mezzorette che suonano oggigiorno certe band tacciate di bravura. Si va quindi ai bis, con un paio di lunghi pistolotti pronunciati da Johnsson in merito al nuovo corso della sua creatura. “The Wondrous World Of Punt” è una magnifica opera sinfonico-progressiva, mentre “The Blood Of Kingu” rilancia le carte dei Therion più aggressivi e terremotanti. Gli otto musicisti escono di nuovo di scena, solo per poter rientrare e concludere nella grandeur più spietata e cabalistica suonando l’immortale “To Mega Therion”, fra le ola del pubblico, e lasciando un bellissimo ricordo del concerto in tutti i presenti. Gran spettacolo.
Setlist:
O Fortuna
Poupée De Cire, Poupée De Son
Son Of The Sun
Via Nocturna
The Flight Of The Lord Of Flies
J’Ai Le Mal De Toi
Abraxas
Vanaheim
Lemuria
Gothic Kabbalah
The Siren Of The Woods
Ginnungagap
Land Of Canaan
Wine Of Aluqah
The Rise Of Sodom And Gomorrah
The Khlysti Evangelist
Une Fleur Dans Le Coeur
Son Of The Staves Of Time
Encore:
The Wondrous World Of Punt
The Blood Of Kingu
To Mega Therion