A cura di Luca Pessina
Una freddissima serata di novembre allietata da un concerto di pregevolissima fattura! Protagonisti i Therion, tornati in Italia per promuovere “Lemuria” e “Sirius B”, i loro ultimi due album usciti quest’anno come sempre per Nuclear Blast. Prima di loro però il pubblico milanese (più numeroso del previsto!) ha dovuto fare i conti con i norvegesi Tristania e Trail Of Tears, entrambi protagonisti, ma per motivi diversi, di performance purtroppo assai più tiepide. Ecco come sono andate le cose…
TRAIL OF TEARS
Difficile giudicare la prova dei Trail Of Tears (ma coloro che dovevano essere gli opener, ovvero i bravissimi The Old Dead Tree, che fine hanno fatto?): la band norvegese, apparentemente per gravi problemi tecnici, si è dovuta esibire in poco più di un quarto d’ora davanti a sole poche decine di persone. Dalle casse fuoriuscivano giusto le voci dei due cantanti (uno di questi è anche il frontman dei Green Carnation) e i suoni di basso e di batteria. I nostri hanno proposto una manciata di pezzi per lo più tratti dal loro prossimo album, in uscita a gennaio su Napalm Records, ma a causa dei suoni scadenti la reazione non è certo stata favolosa. Il pubblico non capiva nulla e anche coloro che conoscevano già la band non sono proprio riusciti a farsi trasportare. Da rivedere in un’altra occasione.
TRISTANIA
Di ben altra pasta i suoni di cui hanno potuto godere i connazionali Tristania, da poco entrati a far parte del rooster SPV e con un nuovo album – “Ashes” – sulla rampa di lancio. Essendo assente dai palchi europei da più di tre anni, il sestetto ha optato per uno show basato sui propri classici, aprendo addirittura il concerto con la vecchia “Aphelion”. L’impatto sonoro è apparso sin dalle prime note decisamente notevole, non altrettanto l’esecuzione però, che ha visto i due male vocalist (soprattutto quello addetto alle voci pulite) esprimersi in maniera approssimativa e con grande sufficienza. L’esatto contrario della brava Vibeke, la quale, pur non dimostrandosi brillante come altre volte, si è senza grossa sorpresa rivelata il membro più in forma dei nostri. La setlist ha pescato soprattutto da “Beyond The Veil” (riuscitissima la title track) ma sono state proposte anche un paio di nuove canzoni, le quali sono parse incentrate su un gothic metal molto più asciutto e leggero di quello che sino ad oggi ha caratterizzato il sound dei Tristania. Comunque, in chiusura, per la gioia di tutti i fan della prima ora, ha trovato il suo spazio anche il classicone “Angellore”, song che ha messo la parola fine su uno show solamente discreto, che per l’ennesima volta ha messo in mostra l’inettitudine di alcuni componenti del combo norvegese.
THERION
L’ultima volta che il sottoscritto aveva visto i Therion dal vivo risaliva a tre anni fa, al Wacken Open Air, quando il gruppo si esibì con coro ed orchestra davanti a decine di migliaia di persone, in una cornice a dir poco memorabile! Quello di quest’oggi, rispetto al succitato, sarà stato senz’altro uno show di routine per Christopher Johansson e compagni ma la professionalità e l’abilità messe in mostra sono quasi state le medesime! Suoni eccellenti, musicisti che non hanno sbagliato un colpo, un soprano e un coro formato da cantanti professionisti che hanno riproposto in modo impeccabile ogni voce presente sui dischi in studio. Le orchestrazioni ovviamente erano campionate, ma nonostante questo tra i presenti non c’è stata una sola persona che non si sia esaltata quando, ad esempio, è partito l’ultra maestoso attacco di “The Rise Of Sodom And Gomorrah”. Il main vocalist Mats Leven (Malmsteen e Abstrakt Algebra tra gli altri) ha coinvolto a dovere il pubblico e grazie alla sua ugola cristallina e decisamente classic metal si è reso protagonista di una grandissima prova, soprattutto nei brani più spediti come “The Blood Of Kingu” e “The Wild Hunt”. Ma è stato però molto abile ad interpretare anche pezzi maggiormente complicati e atmosferici, riuscendo a portare su livelli ancora più alti pezzi già stupendi come “The Crowning Of Atlantis” e “The Siren Of The Woods”. Sul soprano e i coristi poi non c’è proprio nulla da dire: gente preparatissima e capace di cose sbalorditive. Il concerto è durato circa due ore, durante le quali i Therion si sono presi davvero poche pause. Come prevedibile, la scaletta non ha purtroppo preso in considerazione i primissimi, mitici, lavori della discografia ma ha comunque offerto una buona varietà di song: dalla vecchia “Melez” a “Seven Secrets Of The Sphinx”, da “The Blood Of Kingu” e “Typhon” ad “Asgard” sino ai capolavori “Cults Of The Shadow” e “To Mega Therion”. Il pubblico ha gradito davvero moltissimo, gli applausi alla fine sono durati minuti (sembrava di essere all’opera!) e i Therion e tutti i cantanti si sono congedati più soddisfatti che mai. Non si poteva proprio chiedere di più!