Report a cura di Luca Paron
Ha senso che ci sia ancora una band che porta il glorioso nome dei Thin Lizzy? Ha ancora ragione di esistere, dopo la morte venticinque anni fa del fondatore, mentore e mattatore Phil Lynott, la sua stessa creatura? Domande che è lecito porsi se nell’anno del signore duemilaundici abbiamo la possibilità di ascoltare live onstage i capolavori mai troppo incensati della ciurma irlandese. Questa sera all’Estragon di Bologna un piccolo pezzo di leggenda del rock torna a farci visita, sicuramente senza il fascino e il carisma di Phil, con una formazione di musicisti da favola ma che solo per metà ha fatto in epoche diverse parte delle varie incarnazione dei Lizzy, e con la curiostià di saggiare con le proprie orecchie ed i propri occhi se ne vale la pena o meno. Noi la nostra opinione ce la siamo fatta, e così è stato anche per i non moltissimi in verità avventori. Ora a voi fare altrettanto…
RAIN
Tocca ai Rain aprire la serata alle venti e quaranta, quando ancora si possono veder rotolare cespugli secchi all’interno del tendone Estragon… Il gruppo è reduce da una fortunata tournée a supporto degli W.A.S.P. sul suolo americano, dalla quale è stato tratto anche un dvd di cui potete leggere su queste pagine, e nella mezz’ora a disposizione ribadisce tutte le proprie caratteristiche positive. La scaletta proposta non si differenzia molto da quella che abbiamo potuto ascoltare l’anno scorso, di spalla agli Airbourne, con i pezzi di "Dad Is Dead", loro ultimo lavoro, a fare da traino. Grande Francesco alla voce, buone le chitarre e precisa la sezione ritmica: non inventano nulla di sicuro, ma dal vivo sono sempre una sicurezza.
SUPERSUCKERS
E’ tempo di hard rock redneck action ed i Supersuckers sono qui per questo! Immancabilmente autodefinitisi anche durante l’esibizione la "migliore rock ‘n’ roll band del pianeta" o "la vostra nuova band preferita", gli americani tornano a far parlare di loro e del brevettato miscuglio di punk, rock, country, pop e musica da film western che propongono, a volte più sbilanciato su un versante, a volte su un altro. Difficile annoiarsi durante le varie "Rock ‘n’ Roll Records (Ain’t Sellin’ This Year)", "Evil Powers Of Rock ‘n’ Roll", "Pretty Fucked Up" e "Coattail Rider" (dedicata ai Thin Lizzy): il mestiere e la padronanza del palco nei quasi quaranta minuti concessi sono stati da manuale, con le imbeccate del chitarrista che si lamentava per la poca risposta del pubblico e gli incitamenti all’acquisto del merchandise a fare da siparietti tra un colpo basso a nome "Go!" e un manrovescio targato "Bad Bad Bad". Spazio anche per un breve assolo di batteria molto applaudito e chiusura in bellezza per la truppa di Eddie Spaghetti tra gli applausi e l’adrenalina di "Born With A Tail". Gustosi e saporiti come le ali di pollo piccanti tex-mex.
Setlist:
Rock ‘N’ Roll Records (Ain’t Sellin’ This Year)
Rock Your Ass
Luck
Bad Bad Bad
Evil Powers Of Rock ‘N’ Roll
Pushing Through
Go!
Coattail Rider
Something About You
Good-Bye
Pretty Fucked Up
Born With A Tail
THIN LIZZY
Ore 22.35: sono gli stessi Lizzy a chiederci se siamo pronti o no con l’iniziale "Are You Ready", che evidenzia subito un volume altissimo e un’amalgama perfetta dei sei musicisti sul palco. L’Estragon è pieno fino alla zona mixer, vale a dire circa metà, e questo è un peccato data la caratura dei pezzi e dei musicisti presenti stasera: Vivian Campbell e Scott Gorham alla chitarra, Marco Mendoza al Basso, Brian Downey dietro la batteria, Darren Wharton alle tastiere, e il piccolo folleto Ricky Warwick dei dispersi The Almighty a ben imitare il timbro vocale di Phil. Il muro sonoro di pezzi come "Waiting For An Alibi", "Jailbreak" e "Massacre" è devastante e quasi si fatica ad apprezzare gli intrecci a doppia chitarra tipici del gruppo; ma sono dettagli confronto all’emozione di risentire ancora una volta "Cowboy Song", una "Still In Love With You" ricca di pathos e cantata da Wharton e Warwick, la tradizionale "Whiskey In The Jar" e l’immortale "The Boys Are Back In Town". Piccoli accorgimenti scenografic i come i tamburi suonati da Campbell, Warwick e Gorham su "Do Anything You Want To" o gli ottimi cori su "Dancing In The Moonlight" arricchiscono uno show già di per sè ottimo e ben interpretato da un Ricky Warwick che sembra sempre arrabbiato col mondo, che quando è in scena senza una chitarra sembra un poco spaesato, ma che alla resa dei conti si fa valere egregiamente. Nessuna sorpresa nel vedere che micidiale e sottovalutato chitarrista è Vivian Campbell: feeling, velocità, pulizia e carisma tutti insieme, mentre forse solo il suono del suo strumento (o qualche problema di amplificazione) solleva piccole perplessità. E’ già il momento dei bis: la band non si fa pregare più tanto e rientra per regalarci ancora "Rosalie" e la acclamata "Black Rose", ma non prima della ovvia e sacrosanta dedica al compianto Lynott. Come già detto in precedenza, noi la nostra idea sui Thin Lizzy 2011 ce la siamo fatta: una magistrale tribute band che incarna ancora bene lo spirito della formazione originale, con pezzi della storia del rock inglese in squadra e tanta ottima musica da suonare. Certo, non siamo più nel settantasette e il passato non tornerà a rivivere, per cui prendere o lasciare. Se mi concedete in una nota personale, speravo in "Sarah", "The Sun Goes Down", "Got To Give It Up" e "Hollywood", ma non si può avere tutto…
Setlist:
Are You Ready
Waiting For An Alibi
Jailbreak
Do Anything You Want To
Don’t Believe A Word
Dancing In The Moonlight (It’s Caught Me In Its Spotlight)
Massacre
Angel Of Death
Still In Love With You
Whiskey In The Jar
Emerald
Wild One
The Boys Are Back In Town
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Rosalie
Róisín Dubh (Black Rose): A Rock Legend