26/11/2009 - THOSE WHOM THE GODS DETEST TOUR – Roma @ Alpheus - Roma

Pubblicato il 17/12/2009 da

Report a cura di  Claudio Giuliani

Those Whom The Gods Detest Tour: il tour per ‘quelli che gli Dei detestano’ altro non è stato che un piccolo Campionato Mondiale di death metal, poco ma sicuro! Svezia e Danimarca a rappresentare l’Europa, Brasile per il Sudamerica, Stati Uniti per il Nordamerica ed addirittura la volitiva Nuova Zelanda per il continente oceanico; ed ovviamente, sebbene sempre di matrice estrema, i tipi di death metal presentati sono stati diversi, a seconda delle scuole scese in campo, proprio come in una vera competizione sportiva. Se poi aggiungiamo le derive medio-orientali che da sempre caratterizzano gli headliner Nile, allora capirete bene come questa tournée vada ad assumere connotati veramente importanti e completi a tutti gli effetti. Metalitalia.com – a mo’ di segugio indefesso – ha seguito per voi tutte e tre le date del tour svoltesi in terra italica. Di seguito il reportage della data di Roma.

ULCERATE

Stiamo entrando nel locale quando lo stridere delle chitarre tradisce inevitabilmente che on stage ci sono gli Ulcerate. Ci catapultiamo sotto il palco e veniamo subito rapiti dalla proposta musicale di questa giovane band. Il loro death metal è di quelli iper-tecnici, con la batteria a disegnare pattern mai banali, mai scontati e assolutamente di rilievo. Riescono a essere brutali, efferati e allo stesso tempo a disegnare scenari apocalittici con il lavoro delle due sei corde. Perfetta la bellissima “Caecus”, perfetto mix di brutalità e atmosfere. Quello che stupisce di questi ragazzi è la loro perizia tecnica, la loro precisione che viene apprezzata anche grazie agli ottimi suoni dell’Alpheus di Roma. A tratti ricordano gli Immolation, specie nelle loro dissonanze, e c’è da dire che è un gran bell’ascoltare. “Tyranny” fa la sua comparsa in tutta la sua potenza e catalizza l’attenzione del pubblico. Un concerto veramente notevole, durato troppo poco e forse non propriamente apprezzato dal pubblico, specie dai più giovani che non avevano capito forse di avere davanti una band di spessore nel death metal.

GRAVE

Con gli svedesi ci si comincia a riscaldare sempre più seriamente. E’ la prima volta – salvo smentite – che i Grave suonano a Roma e il pubblico accorre da tutti i lati del locale per assistere alla loro sfuriata fin dalla prima nota del sound check, dove la classica chitarra “motosega” chiama all’appello. Il gruppo del biondo Ola Lindgren comincia a macinare note death metal in un concerto senza fronzoli: “Bloodpath” fa subito la sua comparsa scatenando l’headbanging dei presenti, il pezzo è tanto semplice quanto convincente dal vivo. Dalle atmosfere stridenti degli Ulcerate siamo passati ai toni bassi della band di Stoccolma, uno dei gruppi storici della scena svedese del genere. “Burn”, insieme a “Rise”, gasa a dovere la folla in attesa del classico finale che tutti aspettano e invocano durante il concerto: “Into The Grave”. Qui si scatena il delirio dei fan del gruppo, il pezzo – datato addirittura 1991 – è eseguito alla perfezione e gli applausi finali testimoniano quanto Roma abbia apprezzato il concerto dei Grave, seppur per solo mezz’ora.

KRISIUN

I Krisiun stanno al death metal come il mediano sta al calcio: un lavoro oscuro, quello del centrocampista di fatica, che difficilmente brilla ma di cui nessuno può fare a meno. "Slaying Steel", opener dell’ultimo studio album del gruppo, "Southern Storm", apre un concerto tritatossa, fatto di drumming selvaggio, scarno, se volete monotono, sorretto dal basso pulsante di Camargo e dalla chitarra che spesso se ne va per le sue di Max Kolesne, fratello di Moyses il batterista. Sempre dalla "tempesta del sud" sono eseguite la bella "Sentenced Morning" e "Combustion Inferno". Via via il terzetto, che ad ogni loro concerto ringrazia il pubblico ("without your support we’re fucking nothing") sciorina anche brani vecchi del repertorio, scegliendo però il materiale degli album più recenti, quelli dove hanno intrapreso uno stile più vario. Sono lontani, infatti, i tempi del granitico e monolitico "Conqueror Of Armageddon", rappresentato dal vivo con la breve "Soul Devourer". La famiglia Krisiun (il cantante Camargo è il cugino dei fratelli Kolesne) ora ha scelto altre soluzioni stilistiche, ne sono prova "Murderer" e la violenta "Bloodcraft". Un ottimo riscaldamento in attesa dei Nile, osannati dal pubblico su incitamento proprio del cantante. Non aggiungono e non tolgono niente al death metal, ma ogni tanto fa bene vederli, lunga vita al loro death metal rozzo e potente.

NILE

Che “Kafir” avrebbe aperto il concerto era cosa alquanto ovvia. Così com’era ovvio che il pubblico romano cantasse a gran voce ‘there is no God but God’, refrain iniziale che apre l’ultimo – ottimo – album del gruppo, ovvero “Those Whom The Gods Detest”, che peraltro dà il nome al tour. Osannato a gran voce George Kollias, mai perso di vista dalla folla che si esalta e si dimena a ogni nota dei nostri. “Kafir” si conferma uno dei pezzi migliori scritti dai Nile, manco a dirlo l’esecuzione sul palco dell’Alpheus è perfetta. Dal nuovo album viene eseguita anche “Utterances Of The Crawling Dead”, pezzo che permette di saggiare la maestria tecnica degli americani a velocità più ‘ragionevoli’. Ma si sa, i tanti giovani sotto il palco vogliono la velocità, ecco allora implodere, all’esecuzione di "Permitting The Noble Dead To Descend To The Underworld”, una cascata di riff a folle velocità. Non mancano ovviamente i pezzi storici e più vecchi, “Serpent Headed Mask” su tutti, anche se dal primo vero album del gruppo rimane un delitto non suonare dal vivo “Smashing The Antiu”. Eseguita ovviamente la richiestissima “Black Seeds Of Vengeance” dall’omonimo album, al pari della lenta “Sarchopagus” da “In Their Darkened Shrines”, album dal quale viene eseguita anche la granitica e fantastica “Execration Text”, in cui gli occhi sono tutti per Kollias. Viene eseguita la presentazione del nuovo bassista, un ragazzino che si dimena molto e ovviamente più del resto del gruppo, e poi si prosegue saccheggiando l’ottimo “Annihilation Of The Wicked” dal quale vengono scelte “Lashed To The Slave Stick” e ovviamente “Cast Down The Heretic”, dal coro da brividi cantato a squarciagola dai presenti. Non mancano i pezzi da “Ithyphallic”, album in tono minore rispetto agli altri, a giudizio di chi scrive. Eseguiti da quest’ultimo lavoro due brani: “As He Creates So He Destroys” e “Papyrus Containing the Spell to Preserve Its Possessor Against Attacks From He Who Is In The Water”. Concerto perfetto per i Nile, divenuti ormai uno dei gruppi più seguiti del death metal statunitense e non solo. L’ultimo disco spalancherà loro nuovi e meritati traguardi, sempre sotto la benedizione del Dio Ra.

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