17/10/2019 - THUNDERMOTHER + RUN CHICKEN RUN + FIVE WAYS TO NOWHERE @ Legend Club - Milano

Pubblicato il 22/10/2019 da

Report a cura di Elio Ferrara

Al Legend Club di Milano va in scena del buon hard rock, con un evento che vede come headliner le Thundermother, le quali fanno tappa in Italia in occasione di un tour che le vede sui palcoscenici di buona parte dei paesi europei accompagnate da due validi gruppi, quali Run Chicken Run e Five Ways To Nowhere. Parliamo in effetti di band alquanto giovani, per quanto ad esempio le Thundermother esistano ormai da almeno un decennio, ma che hanno già sviluppato una personalità tale da rendere i protagonisti autentici animali da palcoscenico. Ciò ha permesso una fortissima interazione con il pubblico, creando un contesto dove non ci sono semplicemente delle band a suonare e gente ad assistere, bensì un’occasione grazie alla quale tutti hanno contribuito ad essere parte integrante dell’evento.


FIVE WAYS TO NOWHERE

I Five Ways To Nowhere vengono da Torino e si sono formati nel 2015. Nella parte iniziale del concerto, più che altro per i primi due brani, ci sono sembrati ancora in fase di riscaldamento: peraltro l’interpretazione della cantante Charlotte è risultata troppo pulita e la batteria ha sovrastato alquanto le chitarre. A proposito del batterista, facciamo una menzione speciale per Fabio Brunetti, il quale, senza togliere nulla agli altri, tutti bravissimi, ci è sembrato un musicista davvero di ottimo livello. A partire dal terzo brano, “Obsessed”, comunque qualcosa comincia a cambiare e la band sembra ora più sciolta e convinta di quello che vuole proporre, trasmettendo una grinta ed una passione irrefrenabili e davvero coinvolgenti. C’è spazio anche per una cover, la celebre “Open Your Eyes” dei Guano Apes, sicuramente una delle principali influenze dei Five Ways To Nowhere, per quanto poi il loro stile sia in linea di massima più tendente all’hard rock.

RUN CHICKEN RUN
I Run Chicken Run suonano un hard rock scanzonato e divertente, dove ancora una volta si mette in evidenza il batterista, un’autentica forza della natura (evidentemente, questa è la serata dei drummer). Non passa molto dopo la prima canzone che i due chitarristi scendono dal palco e cominciano a suonare in mezzo al pubblico. Il bassista Paolo Scarabotti, nel frattempo, stappa una bottiglia di vino, distribuisce i bicchieri ai presenti e offre praticamente da bere: d’altronde, il loro album s’intitola proprio “Don’t Forget The Wine”, quindi, davvero, siamo all’apice della coerenza. Il tempo di un doveroso brindisi e la musica torna protagonista, con canzoni magari non particolarmente impegnative ma senz’altro piacevoli e trascinanti. C’è giustamente anche un intermezzo per un assolo di Simone Medori dietro le pelli, veramente fantasmagorico, ma, in generale, la band ha puntato a far sì che il pubblico si divertisse e ci sembra proprio che sia riuscita nell’intento.

THUNDERMOTHER
Sappiamo come spesso, quando ci si imbatte in gruppi tutti al femminile, è facile che si incappi in una serie di pregiudizi, che portano come conseguenza a fare più attenzione all’aspetto fisico, con scarsa convinzione circa le qualità delle musiciste. Le Thundermother sono un piccolo fenomeno, in un certo senso, perchè sono riuscite nel corso degli anni a smontare (talvolta anche con un po’ di fatica) diverse di queste situazioni, costruendosi così una certa credibilità, tanto che oggi si presentano come headliner di un lunghissimo tour, di fronte a dei fan che magari, purtroppo, visto anche che si trattava di un giovedì sera, non sono numerosissimi, ma che sicuramente si dimostrano molto calorosi. La chitarrista Filippa Nassil è la mente, leader e fondatrice del gruppo e cerca sempre di ritagliarsi uno spazio da protagonista, spostandosi su tutto il palco e assumendo i classici attenggiamenti da ‘ragazzaccia’: fa smorfie da dura, sputa, suona impugnando una bottiglia di vino e fa un po’ di scena atteggiandosi in occasione dei suoi assoli. C’è, inoltre, anche un momento in cui scende proprio dal palco immergendosi nel pubblico, suonando per un po’ proprio accanto a ciascuno dei presenti, creando un simpatico diversivo. La cantante Guernica Mancini è magari meno esuberante, però dialoga tantissimo con lei e con il pubblico, creando appunto, ulteriormente, quella sorta di spettacolo interattivo di cui parlavamo in apertura, un po’ una costante di tutta la serata. Sono nati così simpatici siparietti, ad esempio quando spiegavano come cantare certe parti o come quando si commentava la loro conoscenza dell’italiano, guarda caso perlopiù legata a parole che rimandano alla nostra cucina, specialmente da parte della Mancini (che, come si desume anche dal cognome, ha origini italiane), che faceva notare simpaticamente di conoscere persino parole come ‘autogrill’. La sua voce calda, con un approccio che un po’, per certe sfumature, ci fa pensare ad una sorta di Ian Gillan al femminile, si è incastrata perfettamente tra i riff sciorinati dalla Nassil, passando, in ordine sparso, da classici come “Cheers” e “Shoot To Kill”, insieme ad altri estratti dal loro secondo full-length, “Road Fever”, quali “It’s Just A Tease” o “Enemy”, per dare poi maggior spazio a pezzi presi dal loro ultimo album omonimo, “Revival”, “Whatever” e “Quitter”. Un momento più atmosferico viene vissuto con “Follow Your Heart”, mentre viene dedicato un toccante omaggio a Lemmy e ai Motorhead con il brano “Deal With The Devil”. Alla fine del concerto, ci si rende conto di come, pur con tanti cambi di line-up (la nuova bassista Majsan Lindberg, presente al Legend), le Thundermother abbiano saputo mantenere una loro identità grazie anche, a nostro avviso, al loro carisma: abbiamo così avuto ancora una volta conferma di come ciò abbia consentito loro di affrontare tante vicissitudini, mantenendo però inalterata la loro freschezza e la loro passione.

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