Dopo il successo di critica e di pubblico dell’ultimo folle e sconvolgente “Sadness Will Prevail”, i Today Is The Day arrivano a Roma, presso il Circolo Degli Artisti, con il loro carico di violenza musicale, efferatezza sonora e brutalità visionaria per uno dei gig più estremi che abbia mai avuto luogo nella capitale. Purtroppo, nonostante la passione ed l’intensità con cui i tre gruppi si sono esibiti, il concerto è stato fortememnte penalizzato da una pessima organizzazzione: il prezzo del biglietto era troppo elevato (12 euro), i gruppi hanno cominciato a suonare alle 23, e quindi, conseguentemente gli Headliner sono scivolati alle 00:30, ed infine, cosa ancora più grave, si è scelta una location di 80 mq per l’esibizione, piuttosto che la sala più grande dove solitamente si svolgono i concerti al Circolo degli Artisti, con una conseguente resa sonora pessima sotto tutti i punti di vista, tanto è che si faceva quasi fatica a distinguere le varie canzoni! Purtroppo in Italia le cose funzionano cosi, ed ovviamente poi non ci si può lamentare se, nonostante la qualità dei gruppi, il numero degli spettatori sia pressochè ridicolo.
BOSTON HORROR CORE
Le danze vengono aperte dai “Boston Horror Core”, gruppo praticamente sconosciuto a tutti, autori di un unico demo, e dediti ad un hardcore-metal piuttosto classico e scontato caratterizzato dall’alternarsi di vocals gutturali e pulite. Per quel poco che si è potuto sentire, i pezzi non erano neanche male, purtroppo la loro esibizione è stata ulteriormente penalizzata da un non ben precisato guasto tecnico, che ha costretto all’interruzione della performance, proseguita dieci minuti dopo.
CHARGER
A seguire gli altrettanto sconociuti (in Italia) Charger, riescono a riportare altro il livello di attenzone, con il loro post-hardcore apocalittico, molto vicino agli ultimi ISIS. Ottima ed estraniante anche l’ esibizione, con il cantante che rivolge sempre le spalle al pubblico per tutta la durata dei lunghissimi pezzi che riescono a creare, con i loro loop musicali ed i loro trip psichedelici, aiutati anche dall’atmosfera fumosa e calda, una sorta di tensione musicale e di attesa che si risolve in una catrsi liberatoria alla fine dell’esibizione.
TODAY IS THE DAY
Dopo un ulteriore cambio di strumentazione, è il momento di Steve Austin e dei suoi “Today Is The Day”. Il concerto si apre con delle urla disperate che richiamano il pubblico, temporaneamente allontanatosi, e che fanno presagire quanto avverrà di lì a poco, lo spettacolo di follia e violenza che si svolgerà davanti ai nostri occhi, un viaggio nella mente di un essere fortemente malato, di uno psicopatico pronto ai delitti più raccapriccianti. Steve Austin rappresenta solo il cortocircuito tra il pubblico e questa mente deviata, e nel momento in cui imbraccia la chitarra ed urla nel microfono, perde qualsiasi umanità diventando, nel buio del palco, un affilatissima macchina musicale. A questo punto non esiste più nulla, se non delle urla lancinanti e gutturali ed una rumorosità chitarristica che non ha epigoni nella scena metal mondiale. Sembra impossibile che i suoni, le voci, le urla i rumori che vengono diffusi dalle casse possano essere generate da un uomo. Eppure proprio in questo paradosso, in questa genesi dell’inumano dall’umano è da ricercarsi il senso della musica
dei Today Is The Day. Steve, con il suo modo fisico di esprimersi musicalmente, riesce ad evocare entità, incubi, angoscie che nulla hanno di umano se non la loro genesi. I pezzi si susseguono senza interruzioni, senza che l’intenso rapporto spettatore/artista possa interrompersi per evitare che il collegamento con le mente malata possa interrompersi: “Maggots And Mots”, “Possession”, “In The Eyes Of The God”, “Temple Of The Morning Star” e tutti i pezzi che li hanno preceduti e che li seguiranno si fondono in un unico interminabile viaggio in compagnia dell’artista più pericoloso, estremo e violento di questi tempi. Oggi è il Giorno