01/04/2023 - TOM POWER FEST 2023 @ Arci Tom - Mantova

Pubblicato il 07/04/2023 da

Report di Federico Orano

Una serata all’insegna del power metal ‘made in Italy’ quella organizzata all’Arci Tom di Mantova, accogliente locale alle porte della storica città lombarda, per la prima edizione del Tom Power Fest. Vision Divine e Secret Sphere i nomi chiamati a condurre lo show, accompagnati da una manciata di giovani ed interessanti leve fattesi riconoscere negli ultimi tempi all’interno della scena nostrana come Lionsoul, Stranger Vision e From The Depth. Insomma una line-up invitante per ogni seguace di queste sonorità; e se l’occasione era buona anche per testare la salute del movimento power metal nel nostro paese, allora possiamo affermare che – seppur non vi sia stato il gran pienone – nel complesso l’evento è certamente riuscito e la speranza quindi che si possa ripetere in futuro, diventando così un appuntamento fisso per tutti gli amanti di questo genere musicale, è certamente viva.

 

Quando sono circa le ore 20 – e solamente con qualche minuto in ritardo rispetto alla tabella di marcia – i LIONSOUL sono pronti a salire sul palco per rompere il ghiaccio. Il pubblico ancora timido è riversato all’esterno del locale, potendo sorseggiare fuori una birra (all’onestissimo prezzo di cinque euro) approfittando della bella giornata. Ma sulle prime note, quelle di “Heavenly Ride”, più di qualcuno si è precipitato verso la sala concerti per godersi la prestazione della band lombarda: con tre dischi all’attivo, il gruppo è certamente cresciuto nel tempo, in particolare dal punto di vista della maturità compositiva ed esecutiva.
Il loro è un sound potente e diretto, un power metal senza troppi fronzoli capace di colpire grazie a ritmi spesso elevati, dettati dalle note precise che escono dal basso suonato da Giuseppe Lombardo. La possente e ruvida “Next Genesis” è una bomba sonora pronta ad esplodere con un bel ritornello cantato dalla voce grintosa di Ivan Castelli, mentre il duo alle chitarre formato da Aurelio Parise e Francesco Pedrini crea un bel muro sonoro, che si erge prima durante il midtempo “Iron Whispers” e subito dopo con la melodica e coinvolgente “Amber Of Illusion”, pescata dal recente ultimo disco in studio “A Pledge To Darkness”.
A chiudere ci pensa poi la tiratissima “Shadow Of The Black Horse” direttamente dal disco d’esordio. Forse i suoni non sono stati perfetti – e questo è un problema che ha coinvolto altre band durante la serata – ma i Lionsoul hanno svolto il loro compito con estrema sicurezza ed attitudine offrendo ai presenti ciò che si sarebbero aspettati da una band d’apertura!
Una breve pausa, tempo dell’ennesima birretta o di un bel piatto di risotto (mica male le proposte culinarie dell’Arci Tom!), ed è subito tempo degli STRANGER VISION, band che ha attirato diverse attenzioni da parte degli appassionati grazie alla pubblicazione di due dischi notevoli come “Poetica” nel 2021 e “Wasteland” lo scorso anno; la curiosità di osservarli dal vivo era quindi elevata!
E’ proprio la titletrack dell’ultimo lavoro ad essere scelta per aprire le danze. Il bravo chitarrista Riccardo Toni mostra di saperci fare piazzando assoli tecnici e dal buon gusto melodico, e la band è precisa mostrando abilità con il proprio strumento, ma in generale il concerto fatica un po’ a decollare. Serviranno un paio di pezzi per scaldare l’ugola di Ivan Adami (l’ennesimo Ivan che troveremo alla voce durante la serata, che sarà chiusa da Ivan Giannini dei Vision Divine), in grado di convincere maggiormente avvicinandosi al finale. Inoltre, l’assenza di un tastierista o di basi registrate più possenti non hanno sempre reso fedelmente ciò che avevamo ascoltato su disco.
La band comunque si dimostra preparata, prima correndo sulle note funamboliche di “The Road” poi con la più catchy “Handful Of Dust”, per poi terminare con le chitarre ruvide di “Desolate Sea”. La proposta raffinata che abbiamo potuto apprezzare nelle release in studio non sempre si è potuta rivivere durante questi quaranta minuti, ma ci riserviamo di riverderli al più presto, magari in una serata con maggior tempo a disposizione e con dei suoni più puliti e precisi.
Nonostante solamente un paio di dischi veri e propri all’attivo, i FROM THE DEPTH possono essere definiti dei veterani, soprattutto per i tanti concerti in giro per lo stivale (da quel debutto edito nel lontano 2011 a nome “Back To Life”) e per la presenza di un frontman ricco di personalità come Raffaele ‘Raffo’ Albanese, ormai ben conosciuto ed apprezzato all’interno della scena nostrana. Quando inizia lo show della band di Parma, subito la sensazione che il livello della serata si sia alzato di almeno uno step è piuttosto evidente. Il quintetto emiliano, spinto dal proprio cantante, riesce a trasmettere una grinta enorme ben supportata da un sound che colpisce con carattere e sicurezza.
La setlist è stata scelta con furbizia, inserendo alcune cover mirate che hanno certamente scaldato gli animi assieme ad una manciata di brani composti dalla band e ricchi di impatto. Come ad esempio l’opener “Immortal”, che scorre con decisione spinta dal gran lavoro dietro le pelli del bravo Cristiano Battini per poi volare sulle note dinamiche della più progressiva “Ten Years,” e subito dopo sulla coinvolgente e ben riuscita cover danzereccia “What Is Love” firmata Haddaway,  che ovviamente diverte tutti i presenti. “Streets Of Memory” e “Spread Your Fire”, estratte dall’ultimo lavoro in studio, sono altamente piacevoli, prima di lanciarsi sull’ingombrante riproposizione di un gran classico come “Painkiller” dei Judas Priest. La band ne esce comunque alla grande, e soprattutto il buon Raffo alla voce mostra di saper arrivare su note altissime senza perdere potenza. E’ infine la tiratissima “The Will To Be The Flame” – presa dal disco di debutto – a far partire i titoli di coda di uno show davvero compatto e riuscito che conferma la bontà anche in sede live di una band a volte colpevolmente dimenticata come i From The Depth.
Gli attesissimi SECRET SPHERE salgono sul palco pronti ad incendiare l’Arci Tom forti di un innesto decisivo che si piazzerà dietro il mixer, mostrando risultati notevoli: stiamo parlando di Federico Pennazzato, ex batterista della band ed ottimo ingegnere del suono che spesso cura eventi importanti e continua a seguire in certe occasioni i suoi ex compagni. Il suo lavoro è presto riconoscibile e non a caso la band alessandrina potrà vantare i migliori suoni di tutta la serata!
E’ la straordinaria “Lifeblood” ad aprire il concerto, power song notevole nel classico stile della band piemontese e presente nell’omonimo ultimo disco in studio. Bello rivedere Roberto Messina prendere in mano il microfono e dar voce anche ai brani storici, scritti nel tempo dal gruppo; sembra di rivivere attimi passati quando vengono intonati pezzi come “Dance With The Devil” e “Welcome To The Circus”, da anni momenti immancabili durante ogni live show della band.
Se dai due lavori che hanno coinvolto alla voce Michele Luppi viene riproposta solamente “Lie To Me”, con il suo tocco AOR, è l’irresistile “Rain” a far incendiare la location: dalle prime file si scorgono fan esaltatissimi che si scatenano sulle note magniloquenti di un brano che rimane tra i grandi capolavori scritti da Aldo Lonobile e soci, a base di riff tritaossa, cambi di tempo repentini ed aperture vocali esplosive sulle quali Roberto si lancia con la sua ugola detonante. Dal recente “Lifeblood” viene prima estratta la progressiva e dinamica “Against All The Odds” e poco dopo “Alive”, favoloso brano tiratissimo che presenta un ritornello dall’impatto notevole. Il finale è dedicato ad un capolavoro immortale della scena power metal italiana ed internazionale, “A Time Never Come”. Prima la mastodontica “Legend”, brano leggendario in grado di mostrare tutta la classe della band italiana e poi “Lady Of Silence” con la sua partenza sorniona data dalle note eleganti del pianoforte di Gabriele Ciaccia per poi proseguire sull’onda del basso di Andrea Buratto e delle chitarre decise del mastermind Aldo. I Secret Sphere si confermano band di assoluto livello anche in sede live, con una ritrovata serenità grazie al ritorno del loro storico ed insostituibile cantante Roberto Messina. Ed in attesa del nuovo disco – che è in fase di realizzazione (se ne parla per il prossimo autunno, dicono i membri della band) – non si può che salutare il sestetto alessandrino tra gli applausi.
Il Tom Power Fest è pronto a presentare gli headliner della serata, ovvero i VISION DIVINE, veri e propri alfieri del power metal tricolore. Se qualcuno dei presenti pensava che la band di Olaf Thorsen potesse prendere un po’ sottogamba la situazione visto l’orario un po’ tardo e la platea non proprio gremita, si sbagliava di grosso. L’esperienza di questi musicisti è troppo elevata e lo show del gruppo toscano sarà davvero convincente, peccato solamente per dei suoni molto pasticciati, soprattutto in partenza con la batteria del bravissimo Matt Peruzzi a coprire totalmente gli altri strumenti ed in particolare la voce di Ivan Giannini, costretto a sgolarsi per provare a farsi sentire durante l’apertura affidata a “The 26th Machine”, contenuto nell’ultimo disco “When All the Heroes Are Dead”.
Fortunatamente un po’ alla volta i tecnici del suono sono riusciti a metter mano al mixer e a sistemare le cose, rendendo la prestazione dei Vision Divine altamente piacevole. Al resto ci pensano i grandi brani proposti, a partire dalla favolosa “Beyond The Sun And Far Away” che si lascia cantare a piacere, passando presto all’era Luppi prima con l’intricata e progressiva “God Is Dead” e poco dopo con l’inaspettata “The Perfect Machine”. Ivan sembra il giusto compromesso tra i due frontman che lo hanno preceduto (Fabio Lione e Michele Luppi), riuscendo ad interpretare con destrezza i brani di tutta la lunga discografia della band.
Nel frattempo Olaf disegna melodie speciali con la sua chitarra, riproponendo un brano storico pescato dal debutto del lontano 1999: “The Miracle”, raffinata composizione power metal che riesce ad unire alla perfezione l’eleganza della tastiera (qui suonata dall’ormai consolidato musicista Alessio Lucatti) a ritmi sostenuti e chitarre scoppiettanti. L’aggressiva “Angel Of Revenge” esplode dalle casse portando Ivan Giannini a toccare note altissime con la sua voce, mentre dall’indimenticabile “Stream Of Consciousness” viene estratta “The Secret Of Life”, poderoso brano ricco di cambi di tempo. Ci avviciniamo al giro di boa finale: il basso di Andrea ‘Tower’ Torricini conduce i ritmi dell’immancabile “Send Me An Angel” prima che per l’encore venga riproposta l’ormai leggendaria “La Vita Fugge”, “la canzone che tutti vogliono sentire“, come dice Ivan scherzando; l’headbanging è assicurato durante l’andatura elevata di questo furioso pezzo, capace di esaltare il pubblico ad ogni riproposizione.
I Vision Divine sono sinonimo di classe dal lontano 1999 ed oggi, ventiquattro anni più tardi e nonostante alcuni cambi all’interno della formazione, le cose non sono affatto cambiate! Orgoglio italiano, dicevano. E a ragione, in questo caso.

Vision Divine Setlist:
Insurgent
The 26th Machine
Beyond The Sun And Far Away
God Is Dead
Angel Of Revenge
Violet Loneliness
3 Men Walk On The Moon
The Perfect Machine
The Secret Of Life
The Miracle
Send Me An Angel
Encore:
La Vita Fugge

 

 

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